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== Tradizione leggendaria ==
L'aneddoto risale già all'[[VIII secolo a.C.]], periodo in cui il popolo dei [[Frigi]] stavano costituendo un loro stato politico, dotato di una loro cittadina e un tempio, nell'entroterra dell'[[Anatolia]] (l'attuale [[Turchia]]), ma non avevano ancora eletto un loro re.<br>
L'oracolo di Telmisso (o [[Telmesso]], l'attuale Makri), l'antica capitale della [[Licia]], predisse che il primo uomo che fosse entrato in quella nuova città su un carro trainato da dei buoi, sarebbe diventato re. Il primo ad entrare fu un misero contadino di nome [[Gordio (re)|Gordio]] che, in conformità all'oracolo, fu nominato re e la cittadina prese il suo [[Gordio (città)|nome]] (lache cittadinaoggi corrisponde all'attuale villaggioYassihüyük). Tale previsione fu interpretata anche mediante un segno degli dei, attraverso un'aquila atterrata sul carro stesso. Secondo lo storico [[Arriano]], il figlio adottivo di YassihüyükGordio, [[Mida]] (il noto re che trasformava in oro tutto ciò che toccava), dedicò quindi il sacro carro del padre <ref> ''[[Anabasis Alexandri]]'' (Αλεξάνδρου Ανάβασις), ii.3): "{{polytonic|καὶ τὴν ἅμαξαν τοῦ πατρὸς ἐν τῇ ἄκρᾳ ἀναθεῖναι χαριστήρια τῷ Διὶ τῷ βασιλεῖ ἐπὶ τοῦ ἀετοῦ τῇ πομπῇ.}}": "''...ed egli offrì il carro di suo padre quale dono al re [[Zeus]] quale ringraziamento dell'aver inviato l'aquila''".</ref> alla divinità frigia [[Sabazio]] (che i [[antica Grecia|Greci]] identificavano con [[Zeus]]).<br>
Il carro quindi, fu legato permanentemente ad un palo, assicurandone la stanga con un intricato [[nodo (corda)|nodo]] di robusta corda in [[corteccia (botanica)|corteccia]] di [[Cornus mas|corniolo]] (''[[Cornus mas]]''), rimanendo così il saldo simbolo del potere regale e politico dei successivi re di [[Frigia]], ben saldo nel tempio di [[Gordio (città)|Gordio]], fino a quando non vi giunse [[Alessandro Magno]] nel [[IV secolo a.C.]], epoca in cui la stessa [[Frigia]] fu ridotta a [[satrapia]] (provincia) dell'[[impero persiano]].
La previsione fu interpretata anche mediante un segno degli dei, attraverso un'aquila atterrata sul carro stesso. Secondo lo storico [[Arriano]], il figlio adottivo di Gordio, [[Mida]] (il noto re che trasformava in oro tutto ciò che toccava), dedicò il sacro carro del padre <ref> ''[[Anabasis Alexandri]]'' (Αλεξάνδρου Ανάβασις), ii.3): "{{polytonic|καὶ τὴν ἅμαξαν τοῦ πατρὸς ἐν τῇ ἄκρᾳ ἀναθεῖναι χαριστήρια τῷ Διὶ τῷ βασιλεῖ ἐπὶ τοῦ ἀετοῦ τῇ πομπῇ.}}": "''...ed egli offrì il carro di suo padre quale dono al re [[Zeus]] quale ringraziamento dell'aver inviato l'aquila''".</ref> alla divinità frigia [[Sabazio]] (che i [[antica Grecia|Greci]] identificavano con [[Zeus]]).
 
Il carro quindi, fu legato permanentemente ad un palo, assicurandone la stanga con un intricato [[nodo (corda)|nodo]] di robusta corda in [[corteccia (botanica)|corteccia]] di [[Cornus mas|corniolo]] (''[[Cornus mas]]''), rimanendo così il saldo simbolo del potere regale e politico dei successivi re di [[Frigia]], ben saldo nel tempio di [[Gordio (città)|Gordio]], fino a quando non vi giunse [[Alessandro Magno]] nel [[IV secolo a.C.]], epoca in cui la stessa [[Frigia]] fu ridotta a [[satrapia]] dell'[[impero persiano]].
 
La profezia oracolare volle che chi fosse stato in grado di sciogliere quel nodo, sarebbe diventato imperatore dell'[[Anatolia|Asia]] minore <ref>Il riferimento all'attuale [[Asia]] sarebbe [[anacronismo|anacronistico]], dal momento che all'epoca il termine "Asia" aveva una connotazione più ristretta, riferita alla sola [[Asia Minore]]: "nessuno, né tanto meno Alessandro, avrebbe osato affermare che, nel giro di otto anni, Asia avrebbe voluto dire l'[[Oxus]], l'attraversamento dell'[[Hindu Kush]] e una battaglia con gli [[elefanti da guerra]] di un [[rajah]] del nordovest dell'[[India]]" notava, a questo proposito, [[Robin Lane Fox]] nel suo ''Alexander the Great'', 1973, p. 151.</ref>.
 
Dopo l'inverno 332-333 a.C., l'esercito militare di [[Alessandro Magno]] in espansione dalla [[Licia]] verso l'entroterra, entrò prima a [[Sagalassos]] e poi a Gordio. Qui, il condottiero provò a sciogliere il nodo ma, non riuscendovi, decise semplicemente di tagliarlo a metà con la spada, da cui, ancor oggi, si usa dire ''soluzione alessandrina'' per indicare la risoluzione di un problema intricato in modo netto, semplice, rapido, e deciso.
 
Lo storico [[Plutarco]] mise comunque in discussione la pretesa secondo cui [[Alessandro Magno]] avrebbe tagliato il nodo con un colpo di spada, e riferisce che, secondo [[Aristobulo di Cassandra]],<ref>[[Plutarco]], ''[[Vite parallele|Vita di Alessandro]]'', [[fonte secondaria]], visto che il testo di Aristobulo è andato perduto.</ref> Alessandro lo avrebbe semplicemente sfilato dalla staffa. Ad ogni modo, Alessandro andò alla conquista dell'allora Asia conosciuta, fino al'[[Indo]] e all'[[Oxus]], facendo, così, avverare la [[profezia]].