Cristianesimo liberale: differenze tra le versioni

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In Italia vengono considerati cattolici liberali personalità come [[Vincenzo Gioberti]], [[Antonio Rosmini]] e [[Alessandro Manzoni]]. I cattolici liberali italiani si caratterizzarono per il favore dimostrato nei confronti del [[Risorgimento]] e della scelta di trasferire la [[capitale (città)|capitale]] italiana da [[Torino]] a [[Roma]]. La dottrina [[neoguelfismo|neoguelfa]] di Vincenzo Gioberti proponeva una confederazione di Stati italiani sotto la guida del papa. I termini del rapporto tra trono e altare del [[legittimismo]] dell'[[Ancien régime]] e della [[Restaurazione]] venivano rovesciati: alla fedeltà al trono subentrava l'idea del [[patriottismo|sentimento patriottico]], mentre l'altare era inteso in modo meno dipendente dall'autorità della gerarchia cattolica: Gioberti sarà nemico dei [[Compagnia di Gesù|gesuiti]], che per la loro obbedienza al papa erano considerati avversari della conciliazione fra gli Stati liberali e la Chiesa. Gioberti scrisse «Non si può essere perfettamente italiano da ogni parte senza essere cattolico»<ref>V. Gioberti, ''Del primato morale e civile degli Italiani'' (1843), a cura di U. Redanò, Milano, 1938, vol. I, p. 39</ref> dottrina che trova eco nella definizione di identità nazionale manzoniana: «una d'arme, di lingua, d'altare, di memorie, di sangue, di cor». Proponimento dei cattolici liberali era quello di dare vita a uno Stato unitario in cui fosse preservato il cattolicesimo, come religione identitaria degli [[italiani]]. In quest'ottica appariva loro secondaria o controproducente la difesa delle prerogative del clero.<ref>Cfr. [[Lucetta Scaraffia]] ''Il contributo dei cattolici all'unificazione'' in ''I cattolici che hanno fatto l'Italia'', a cura di Lucetta Scaraffia, Lindau, Torino, 2011, pp. 211-216</ref>
 
Dal punto di vista politico il connubio tra [[patria]] e [[religione]] entrò in cisicrisi dopo il [[1848]], quando [[papa Pio IX]] abbandonò la [[Prima guerra d'indipendenza italiana|guerra]] contro l'[[Impero austro-ungarico|Austria]] e il [[Regno di Sardegna]] si avviò verso una politica di [[Stato separatista|separazione]] tra [[Rapporto Stato-Chiesa|Chiesa e Stato]].<ref>Cfr. [[Lucetta Scaraffia]] ''Il contributo dei cattolici all'unificazione'' in ''I cattolici che hanno fatto l'Italia'', a cura di Lucetta Scaraffia, Lindau, Torino, 2011, p. 213</ref>
 
I cattolici intransigenti erano contrari all'[[Unità d'Italia]] ed alla scelta di Roma come capitale, perché ciò avrebbe comportato la fine dello [[Stato della Chiesa|Stato pontificio]] e del [[potere temporale]] dei papi. I cattolici liberali, invece, vedevano nell'Unità italiana e nella fine del potere temporale della Chiesa la possibilità per la stessa di ritornare al suo vero ruolo di guida delle anime. La polemica antitemporalista fu sostenuta dall'opera del teologo [[Carlo Passaglia]], che raccolse 10.000 firme per una petizione a [[papa Pio IX]] affinché rinunciasse al potere temporale.