Magenta (Italia): differenze tra le versioni

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[[File:Bataille de Magenta.jpg|300 px|center|Presa di Boffalora, uno dei momenti della Battaglia di Magenta]]
{{vedi anche|Battaglia di Magenta}}
Magenta è soprattutto nota per la battaglia che ebbe luogo il [[4 giugno]] [[1859]], durante la [[Seconda guerra di indipendenza italiana|Seconda Guerra d'Indipendenza]], combattuta tra i [[Regno di Sardegna|piemontesi]] e i loro alleati [[Francia|francesi]] contro gli [[Impero Austriaco|austro-ungarici]]; fu vinta dai franco-piemontesi e aprì la strada alla conquista della Lombardia.
La battaglia si svolse nel territorio dell'odierno comune di Magenta e del comune adiacente di [[Boffalora sopra Ticino|Boffalora]].
Negli anni di questa battaglia fu scoperta una anilina di un colore rosso-violaceo. Il suo scopritore lo intitolò alla vittoria dei francesi, e lo chiamò appunto [[magenta (colore)|Magenta]]. Questo colore è oggi conosciuto in tutto il mondo come un colore primario della [[quadricromia]].}}
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{{vedi anche|Basilica di San Martino (Magenta)}}
 
La basilica, costruita su idea del prevosto don [[Cesare Tragella]] e su progetto di [[Alfonso Parrocchetti]], è la chiesa più ampia della diocesi dopo il duomo di [[Milano]].
 
La prima pietra venne posata nel [[1893]] e i lavori di costruzione della struttura furono terminati nel [[1901]] e la monumentale opera venne consacrata il [[24 ottobre]] [[1903]] dal Cardinale [[Andrea Ferrari]]. Nel [[1913]] venne inaugurata dal Cardinale Ferrari la nuova torre campanaria, e venne dotata di otto campane; asportate dalla milizia fascista nel [[1943]], un nuovo concerto campanario venne restituito alla comunità il [[12 ottobre]] [[1947]] in occasione dell'attribuzione del titolo di città a Magenta.
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I lavori di costruzione della facciata, progettata dall'architetto Mariani, iniziarono nel [[1932]] e terminarono solo nel [[1959]] per le difficoltà economiche derivate dalla mancanza di fondi e dagli eventi bellici. La facciata venne inaugurata il [[4 giugno]] dello stesso anno dall'Arcivescovo di [[Milano]] [[Giovanni Battista Montini]]; il [[3 marzo]] [[1948]] arrivò il riconoscimento ecclesiastico da parte del Papa [[Pio XII]] con l'elevazione della chiesa a Basilica Romana Minore.
 
L'ingresso centrale è dotato di un portale ad arco poggiante su quattro colonne in stile corinzio; nella lunetta che le sovrasta trova posto un bassorilievo raffigurante il battesimo di San Martino, mentre ai lati delle stesse sono collocate nelle rispettive nicchie le statue degli apostoli Pietro e Paolo.
 
Sopra il portale è scolpito il rosone raffigurante la glori del santo ed ai lati di questo sono presenti le statue dei vescovi milanesi S.Ambrogio e S.Carlo Borromeo. L'altare maggiore, progettato dall'architetto Parrocchetti, è un'importante opera realizzata con marmi policromi ed una mensa poggiante su quattro colonne di marmo bianco, tra le quali si trova un bassorilievo di metallo raffigurante l'ultima cena ed il ciborio, sormontato da una statua del Cristo risorto.
 
Tra i numerosi affreschi che arricchiscono la basilica, si ricordano quelli realizzati all'inizio del XX sec. dal prof. Valtorta e dai suoi discepoli. La cupola viene affrescata invece dal prof. Conconi di [[Como]] negli anni '60 con profeti maggiori e minori e con i quattro evangelisti. All'ingresso della basilica, una pregevole opera dell'artigiano Corneo supporta l'antico organo [[Prestinari]], inaugurato nel [[1860]] e trasferito nella nuova basilica nel [[1902]].
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=== Oratorio di San Biagio ===
[[File:AngeloInganniDeposizioneMagenta.jpg|thumb|right|200px|"Deposizione" di [[Angelo Inganni]].]]
Nel [[1587]] e nel [[1597]] testimonianze ricordano che presso la città di Magenta si trovava una cappella dedicata a San Biagio che vessava però in pessime condizioni. La situazione dell'oratorio "campestre" peggiora negli anni seguenti sino al [[1636]] quando l'oratorio viene nuovamente riedificato a spese dell'Abate Faustino Mazenta, che aveva incaricato del restauro il "Mastro di Muro" Giuseppe Chiovetta (l'evento è ancora oggi ricordato da una lapide interna). L'opera di restauro e la costruzione di una sagrestia, sono ampiamente elogiati in una visita pastorale del [[1644]]. In questa occasione vengono menzionate due tavole di Melchiorre Gherardini ancora oggi presenti nell'oratorio.
 
La Chiesa di San Biagio non subisce alcun mutamento architettonico sino al [[1879]], anno in cui il Marchese Giuseppe Mazenta, morendo, lascia in eredità sia la chiesa che l'edificio del cappellano con annesso giardino all'Ordine delle Figlie della Carità Canossiana, affinché vi possano edificare un convento. Si deve all'iniziativa di questo ordine l'attuale conservazione dell'edificio, come pure la conservazione dell'antica tradizione di esporre al bacio dei fedeli le reliquie del santo. All'interno si trova la pala d'altare con una deposizione di [[Angelo Inganni]].
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==== Casa Giacobbe ====
Le prime notizie della villa risalgono al [[1664]] quando l'edificio, già di proprietà della famiglia Borri di [[Corbetta]], fu ipotecato a favore di Clara Pedra Borgazzi a garanzia dei numerosi debiti che Francesco Borri aveva contratto nei confronti della nobildonna milanese. Nel [[1690]] Maddalena Borri, erede di Francesco, cedeva definitivamente la proprietà a Carlo Domenico Borgazzi, figlio ed erede di Clara Petra, assieme ad altri beni al fine di estinguere il debito accumulato dal padre.
 
La stima fatta dall'ingegnere collegiato di [[Milano]] Giuseppe Maria Ceriani, allegata all'atto notarile, contiene una lunga e minuziosa descrizione della villa. L'edificio si articolava su più corpi di fabbrica: un'antica parte della casa (non più esistente) si prospettava sull'attuale via [[4 giugno]] con un portone d'ingresso dal quale avevano accesso le carrozze. Disposta su due piani, la costruzione comprendeva una legnaia ed un fienile collocati a destra del portone; una scala conduceva ai piani superiori dove si trovavano alcune camere. Un secondo corpo di fabbrica (l'attuale Casa Giacobbe), era posto perpendicolarmente ai locali d'ingresso secondo uno schema ad "L", caratterizzato al piano terra da un portico sul quale si apriva il salone principale della villa, caratterizzato da un bellissimo camino in pietra scolpita raffigurante il mito di [[Orfeo]] e lo stemma della casata dei Borri.
 
A sinistra di questo si trovavano due sale adibite a cucina e lavanderia. Il piano superiore era occupato dalle camere. Un terzo corpo di fabbrica oggi distrutto accoglieva invece un torchio con una torretta che fungeva da colombaia. Nel [[1723]], in occasione del catasto voluto da [[Carlo VI del Sacro Romano Impero|Carlo VI]], fu stesa la prima carta catastale di Magenta dove già risultava chiaramente la costruzione. Nel [[1768]] Giovanni Battista Borgazzi eredità la casa per poi passare qualche tempo dopo al ragioniere Filippo Viganò di [[Milano]], che nel maggio del [[1820]] vendette tutti i suoi beni a Magenta, a Giovanni Andrea De Andrea, anch'egli residente in [[Milano]]. All'atto di vendita è legata una permuta dei beni eseguita dall'ingegner Paolo Bianchi nel [[1818]]. Nel [[1833]] il proprietario morì lasciando i suoi beni in eredità alle figlie e ad alcuni suoi nipoti; nelle successive ripartizioni la villa andò alla figlia Agostina De Andrea, sposata con l'avvocato Giovanni Giacobbe (padre), a cui risulta intestata la casa nel [[1841]]. Al [[1854]] risale un nuovo rilevamento catastale che però non mostra significative variazioni rispetto alla struttura del Settecento.
 
Personaggio di spicco che abitò la villa fu Donna Maria Porro Lambertenghi, moglie di Giovanni Giacobbe (padre), figlia del Marchese Giberto Porro Lambertenghi che ebbe come precettore [[Silvio Pellico]].
 
Quartier generale austriaco durante la battaglia del [[1859]] venne assaltata dai franco - piemontesi nel tentativo di scuotere il comando avversario. Mentre tutta la villa è stata recentemente ristrutturata, la facciata sul giardino, conserva infatti ancora oggi i fori dei proiettili e delle cannonate dello scontro. L'avvocato Giovanni Giacobbe incaricò il pittore [[Giacomo Campi]] di decorare il porticato della villa con un ciclo pittorico in cui si racconta la campagna militare del [[1859]]. L'opera venne terminata, come documenta la firma, nel [[1897]].
 
Allo stesso artista si devono altri pregevoli lavori come il famoso "Brindisi della riconciliazione" tra un soldato austriaco ed uno francese, affrescato nel grande camino della villa, dipinto successivamente, nel [[1918]]. Anche per il museo patriottico ordinato dal figlio Gianfranco, Tenente di Cavalleria, la famiglia si avvalse dell'opera del Campi che decorò il frontone e la porta d'ingresso. Di queste ultime opere però non rimane nulla, in quanto sono andate distrutte con la ristrutturazione degli anni '70 del XX sec. Nel [[1921]], dopo la morte del figlio, Giovanni Giacobbe donò alla città di Magenta i cimeli della battaglia del [[1859]] e dieci anni più tardi, nel [[1931]] il Podestà di Magenta, Giuseppe Brocca, affidò le preziose memorie al museo del risorgimento di [[Milano]].
 
Nel [[1935]] la villa fu acquistata da comune e nello stesso anno vennero abbattuti i corpi di fabbrica adiacenti alla via [[4 giugno]] e l'ala anticamente occupata dal torchio. Di quest'ultima fu risparmiata solo la bassa parete con l'ampia arcata attraverso la quale si accedeva ad una palestra coperta per i balilla, costruita dal [[1936]].
 
La villa è attualmente sede delle associazioni storiche magentine, apprezzato centro e motore delle iniziative culturali della città.
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==== Casa Beretta ====
L’edificio, ubicato in via Roma, n. 18, ha una pianta rimasta pressoché identica all'originale, risalente con tutta probabilità al Seicento.
 
==== Casa Miramonti ====
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==== Ossario e monumento alla [[Battaglia di Magenta]] ====
[[File:OssarioMagenta.jpg|thumb|right|250 px|L'ossario della Battaglia di Magenta]]
Non lontano dalla linea ferroviaria Milano-Torino, si trova oggi un sacrario dedicato ai caduti della Battaglia di Magenta ([[1859]]).
 
La struttura, costruita in un grande parco, è costituita da un massiccio obelisco dall'aspetto severo alto 35 metri e largo 8 alla base. È composta da quattro facciate uguali guardanti i quattro punti cardinali. L'architetto fu il milanese Giovanni Brocca. I lavori, cominciati nel [[1861]], vennero terminati nel [[1872]] quando tutte le ossa dei combattenti sparse lungo l'alzata della ferrovia, vennero raccolte e collocate definitivamente nel sotterraneo del monumento. Una bella gradinata in pietra beola conduce alle porte d'ingresso: la base è di pietra greggia di Moltrasio, detta nobile, mentre il corpo dell'obelisco è rivestito di pietra d'[[Angera]], una varietà giallognola. Gli stipiti delle porte e le finestre e dei bassorilievi sono in pietra di [[Viggiù]]. Su ogni facciata il primo bassorilievo presenta emblemi militari, il secondo cinque corone d'alloro con le iscrizioni:
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* "Magenta IV Giugno MDCCCLIX"
 
Una finestrella circolare sta in cima all'edificio che è coperto di pietra beola. Si accede all'interno per quattro porte sormontate da una figura di donna che distribuisce corone d'alloro. L'interno ha forma di croce latina: le pareti sono ricoperte di lapidi di bronzo con i nomi dei caduti francesi. Una speciale è riservata al gen. Espinasse, morto poco dopo la battaglia, un'altra è riservata al gen. Clér, morto nel combattimento a Pontevecchio. Le lapidi vennero fuse a [[Milano]], mentre la volta rappresenta un cielo stellato. Nel mezzo del pavimento si apre un foro circolare: da esso si scende nella cripta sotterranea le cui pareti sono tappezzate da ossa umane. Il numero di teschi passa i cinquemila. Due scheletri occupano una parte del suolo: quello di un ungherese e quello di uno zuavo francese. Una scala praticata nello spessore del pilastro, conduce alla sommità dell'edificio da dove si può godere uno stupendo panorama della città.
 
Il complesso venne inaugurato nel [[1904]] da [[Vittorio Emanuele III]] e nel [[2009]], in occasione dei 150 anni della battaglia, è stato completamente ristrutturato con il parco circostante.
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==== Il monumento a Mac Mahon ====
[[File:MonumentoMacMahon12-06-09.jpg|thumb|right|250px|Monumento al Generale [[Mac Mahon]] dopo i restauri del 2009. La statua è stata riportata nella sua posizione originale nel parco.]]
All'indomani della morte del generale [[Mac Mahon]], il parroco di Magenta, Don [[Cesare Tragella]] e il sindaco Brocca, dopo aver presenziato alle esequie in Notre Dame a [[Parigi]], prospettarono l'idea di dedicargli un monumento.
 
L'opera venne affidata allo scultore cremonese Luigi Secchi che la portò a compimento nel [[1895]], realizzando una statua in bronzo dell'altezza di tre metri. L'archietetto Beltrami, già autore del restauro del Castello Sforzesco di [[Milano]], ha disegnato il piedistallo in pietra di [[Rezzato]] (alto tre metri e mezzo), che porta incisi sui tre lati luoghi e date di nascita e di morte del generale e degli altri alti ufficiali.
 
Alla cerimonia d'inaugurazione presenziarono rappresentanze italiane e francesi tra cui i rispettivi capi di stato, [[Vittorio Emanuele III di Savoia]] ed [[Émile Loubet]], occasione nella quale viene per l'appunto coniata una medaglia commemorativa dell'evento, ricavata dalle monete da 1 centesimo italiane, sovrastampate sul retro con l'effigie del presidente francese; sul davanti già figurava l'immagine di Vittorio Emanuele III.
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==== Teatro Lirico ====
L'idea del Teatro Sociale Lirico Drammatico si concretizzò quando alcuni appartenenti alla "Società [[4 giugno]] [[1859]]" acquistarono un terreno del Cav. Luigi Cassola sull'allora Corso Vittoria in Magenta. La maggior iniziativa vide in campo Gianfranco Giacobbe, ma il giorno precedente la prima adunanza degli azionisti, moriva in un incidente a [[Milano]] il [[30 marzo]] [[1902]] in un incidente.
 
Fu l'avv. Giovanni Giacobbe, suo padre, che per ricordare il figlio e dar corpo ai desideri dei magentini riaccese l'iniziativa con cospicue donazioni. Il progetto fu affidato all'architetto Menni. La prima pietra venne posata il [[7 marzo]] [[1903]] ed il teatro, inaugurato ufficialmente il [[4 giugno]] [[1904]], era un tempo considerato l'anticamera del teatro milanese de [[Teatro alla Scala|La Scala]]. All'inaugurazione intervenne anche il tenore [[Francesco Tamagno]], primo [[Otello]] di [[Giuseppe Verdi]], che ne calcò per primo il palcoscenico con Adele Borghi ed Emilia Corsi, voci di primo piano della lirica di allora.
 
Il soffitto è decorato con un grande affresco di [[Giacomo Campi]] che rappresenta la visita di [[Arrigo VII]] a Magenta (fatto storico realmente accaduto nel [[1310]] - nel dipinto si può scorgere anche l'attuale campanile della chiesa di Santa Maria Assunta), sopra il quale si staglia un insieme armonico di nuvole, putti, poeti e l'esaltazione del teatro e delle manifestazioni artistiche ad esso collegate. Vi si distingue anche una rappresentazione della chiesa di Santa Maria Assunta, Dante Alighieri, Virgilio e un simpatico teatrino di marionette intitolato a Giuseppe Verdi.
 
Il teatro è stato recentemente restaurato nel [[2004]], in occasione del centenario dell'inaugurazione, e riportato al suo antico splendore con la proposta di una interessante stagione teatrale da rinnovarsi ogni anno, che comprende concerti, opera, brani di operetta e varietà.
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==== Stabilimento "Saffa" ====
{{vedi anche|Ponte Nuovo (Magenta)}}
La Saffa (Società per Azioni Fabriche<!-- sic --> Riunite Fiammiferi) è stata un'azienda produttrice di [[Fiammifero|fiammiferi]] tra le più importanti d'Italia e d'Europa. Attiva per 130 anni, dal [[1871]] al [[2001]], ha prodotto, oltre a fiammiferi di ogni tipologia, una linea di [[Mobile (arredamento)|mobili]] disegnati da [[Giò Ponti]] e [[Accendino|accendini]] per [[Cartier]]. È stata a lungo diretta dall'ingegner Pietro Molla, marito di [[Gianna Beretta Molla|santa Gianna Beretta Molla]]. Dopo la dismissione definitiva dello stabilimento, nel 2001, parte dell'archivio della SAFFA e'è stato recuperato e salvato dal macero grazie ad un ex dipendente.<ref>{{Cita news|lingua=|autore=Giovanna Maria Fagnani|url=http://www.corriere.it/cronache/11_febbraio_26/saffa-fiammiferi-fagnani_5e9cc144-418b-11e0-b406-2da238c0fa39.shtml|titolo=Fiammiferi, l'archivio Saffa salvato da un ex operaio|pubblicazione=Corriere della Sera|giorno=26|mese=febbraio|anno=2011|pagina=|accesso=26 febbraio 2011|cid=}}</ref>
 
== Personaggi celebri nati a Magenta ==
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== Attività musicali ==
 
Nonostante la grandezza del comune, ci sono molte associazioni cittadine si occupano di musica: tra queste la "Maxentia Big Band ", il "Coro civico", la fanfara dei bersaglieri "Nino Garavaglia" e l'"orchestra Città di Magenta.
Sono inoltre presenti tre [[Banda musicale|bande cittadine]] centenarie: la [[Banda Civica di Magenta|Banda civica di Magenta]], la banda "4 giugno 1859" e la banda "Santa Cecilia" di Pontevecchio di Magenta.
 
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* H640 per [[Robecco sul Naviglio]] - [[Cassinetta di Lugagnano]] - [[Abbiategrasso]] - [[Albairate]] - [[Cisliano]] - [[Cusago]] - [[Milano]] [[Bisceglie (metropolitana di Milano)|Bisceglie]]; (gestore [[ATINOM]])
 
La città è posta sulla linea ferroviaria Milano-Novara-Torino ed usufruisce di una propria stazione non lontana dal centro storico che tramite la 'Linea S6 Milano/Novara' la collega direttamente con 'Milano Porta Garibaldi e Milano Centrale''.
Inoltre con l'apertura della nuova bretella stradale [[Magenta]]-[[Malpensa]] la città è raggiungibile direttamente dal nuovo recente casello autostradale Marcallo-Mesero dell'[[autostrada A4 (Italia)|autostrada A4]] Milano-Torino.
 
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=== Sindaci durante la [[Repubblica Italiana]] [[File:flag of Italy.svg|30px]] ===
{| border="0" cellpadding="2" cellspacing="2"
|- bgcolor="#ffcccc"
!nome
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|- bgcolor="#ccccff"
|Sante Zuffada
| sindaco
|[[1988]]
|[[1993]]
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|[[Borgo San Giovanni]], 18-07-1944
|- bgcolor="#98FF98"
|Franco Benedetto Bertarelli
| sindaco
|[[1993]]
Riga 417:
|- bgcolor="#FADADD"
|Giuliana Maria Labria
| sindaco
|[[1997]]
|[[2002]]
|[[L'Ulivo]]-[[Partito della Rifondazione Comunista|PRC]]
|Magenta, 21-03-1961
|- bgcolor="#ccccff"
|Luca Del Gobbo
| sindaco
|[[2002]]
| [[2007]]
Riga 431:
|- bgcolor="#ccccff"
|Luca Del Gobbo
| sindaco
|[[2007]]
|[[2012]]
Riga 438:
|- bgcolor="#FADADD"
|Gianmarco Invernizzi
| sindaco
|[[2012]]
|''in carica''
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La principale squadra di calcio della città è l' ''A.C. Magenta 1945 Calcio'' che milita nel girone A dell'[[Eccellenza Lombardia]].
E'È nata nel [[1945]].
 
== Note ==