Stanze di Raffaello: differenze tra le versioni

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In un primo tempo la ridecorazione degli ambienti venne affidata a un gruppo di artisti tra cui [[Pietro Perugino]], [[il Sodoma]], [[Baldassarre Peruzzi]], il [[Bramantino]] e [[Lorenzo Lotto]]<ref name=D100/>, oltre al tedesco [[Johannes Ruysch]], specialista nelle grottesche<ref name=DVC202>De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 202.</ref>. Perugino ad esempio lavorò alla volta della [[Stanza dell'Incendio]] nel [[1508]], ma il suo lavoro non piacque al papa che lo liquidò velocemente<ref>Vittoria Garibaldi, Perugino, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004, pag. 154. ISBN 88-8117-099-X</ref>.
 
Fu probabilmente [[Bramante]], architetto pontificio incaricato di ricostruire la [[Basilica vaticana]], a suggerire al pontefice il suo conterraneo [[Raffaello Sanzio]], a quell'epoca di stanza tra Firenze, l'Umbria e le Marche, reduce da un clamoroso successo con la ''[[Pala Baglioni]]'' a [[Perugia]]. Non è chiaro quando il pittore giunse a Roma: sicuramente il [[21 aprile]] [[1508]] era ancora a Firenze (lettera allo zio Simone della Ciarla), mentre il [[13 gennaio]] [[1509]] era già accreditato alla tesoreria pontificia per un ordine di pagamento, verosimilmente legato alla Stanza della Segnatura<ref name=D100/><ref>È ormai respinta l'autenticità di una lettera al [[il Francia|Francia]] datata [[5 settembre]] [[1508]], vedi De Vecchi, ''Raffaello'', cit., pag. 100. Per approfondire vedi[[Stanza della Segnatura#Storia|Storia della Stanza della Segnatura]]</ref>. Probabilmente l'urbinate si aggiunse nel corso degli ultimi mesi del 1508<ref name=DVC202/>.
 
Il pontefice, soddisfatto dei primi saggi del pittore, gli affidò presto la decorazione dell'intera impresa, senza esitare a distruggere tutto il lavoro dei suoi predecessori, come testimoniò anche [[Vasari]], salvando solo l'ambiente della Niccolina.