Rinascimento emiliano: differenze tra le versioni

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[[File:Parmigianino 012.jpg|thumb|[[Parmigianino]], ''[[Conversione di Saulo (Parmigianino)|Conversione di Saulo]]'' (1527-1528 circa)]]
Il '''Rinascimento emiliano''' o '''padano''' riguarda molteplici realtà in una fitta rete di scambi con tutte le zone circostanti. Nel Quattro e nel Cinquecento l'[[Emilia]] era frazionata in più [[signorie]], tra cui spiccarono [[Ferrara]] degli [[Este]], [[Bologna]] dei [[Bentivoglio (famiglia)|Bentivoglio]], [[Parma]] dei [[Farnese]].
 
==Ferrara==
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==Bologna==
[[File:Niccolò dell'arca, Compianto sul Cristo morto, Chiesa di S. Maria della vita, Bologna 05.JPG|thumb|250px|Niccolò dell'Arca, ''[[Compianto sul Cristo morto (Niccolò dell'Arca)|Compianto sul Cristo morto]]'' (1485 circa)]]
A [[Bologna]] la vitale [[Università di Bologna|Università]], il cantiere della [[basilica di San Domenico (Bologna)|basilica di San Domenico]] e la liberalità della signoria dei [[Bentivoglio (famiglia)|Bentivoglio]] furono motivi di attrazione di umanisti, artisti e altre personalità, come il matematico [[Luca Pacioli]] che proprio in città avrebbe incontrato [[Albrecht Dürer]] al principio del Cinquecento.
 
Qui studiò [[Leon Battista Alberti]] e, tra il [[1425]] e il [[1434]], lasciò il proprio capolavoro [[Jacopo della Quercia]], la [[Porta Magna]] della [[basilica di San Petronio]]. Negli [[anni 1470|anni settanta del Quattrocento]] lavorarono in città i ferraresi [[Francesco del Cossa]] ed [[Ercole de' Roberti]], che compirono, tra l'altro, il ''[[Polittico Griffoni]]'' e la [[Cappella Garganelli]], opere che ebbero un profonda influenza soprattutto sugli scultori. [[Niccolò dell'Arca]], attivo all'[[Arca di san Domenico]], creò un famoso ''[[Compianto sul Cristo morto (Niccolò dell'Arca)|Compianto sul Cristo morto]]'' (1485 circa), di struggente esplosione emotiva, ispirandosi alla plastica borgognona, all'ultimo [[Donatello]] e, probabilmente, agli affreschi dei ferraresi, dei quali restano oggi solo alcuni frammenti di toccante realismo. Il vitale esempio cadde però di nuovo nel vuoto: nei successivi gruppi scultorei del modenese [[Guido Mazzoni]] i toni sono ben più concilianti e convenzionali. Anche in pittura, dopo il ritorno di [[Ercole de' Roberti]] a [[Ferrara]], gli artisti locali si affidarono ai più pacati modi [[rinascimento umbro|umbro]]-[[rinascimento fiorentino|fiorentini]].
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Per avere una vera e propria "scuola bolognese" si dovette aspettare il Cinquecento, quando un gruppo di artisti lavorò agli affreschi dell'[[oratorio di Santa Cecilia]] (1504-1506). Tra i giovani talenti figuravano [[Francesco Francia]], [[Lorenzo Costa]] e soprattutto [[Amico Aspertini]], autore di una personale rivisitazione di Raffaello con un'estrosa vena espressiva, ai limiti del grottesco<ref>Zuffi, ''Atlante'', cit., pag. 290.</ref>.
 
Nel [[1514]] il cardinale [[Lorenzo Pucci (cardinale)|Lorenzo Pucci]] fece arrivare in città la pala dell'''[[Estasi di santa Cecilia]]'' di [[Raffaello]], importante pietra miliare nello sviluppo della pala d'altare nel Cinquecento e un fondamentale esempio per la [[scuola emiliana del Seicento]].
 
==Parma==