Condicio sine qua non: differenze tra le versioni

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La frase è generalmente usata per indicare un vincolo considerato irrinunciabile: ad esempio, "Condicio sine qua non perché io accetti la presidenza è che gli attuali candidati si ritirino".
 
Si usa spesso anche la versione, errata dal punto di vista linguistico, ''conditio sine qua non'': nel latino classico, infatti, "conditio,-onis" (con la prima "i" corta, perché derivante dal verbo "condo", cioè fondare, istituire) significa appunto "fondazione", "creazione" (come nella locuzione latina ''[[ab Urbe condita]]'', vale a dire dalla fondazione della Città), oppure (con la prima "i" lunga perché derivante da "condio", ovvero condire, mettere in salamoia, rendere gustoso) "conservazione" (di frutti) e "preparazione" (di cibi), mentre "condicio,-onis" significa "accordo", "patto" o appunto "situazione", "qualità", "condizione" (poiché deriva dal verbo "condico", il quale significa appunto accordarsi, stabilire insieme). La grafia ''conditio'' è attestata<ref> a partire dal medioevo e ricorre in diverse opere letterarie successive.
</ref> a partire dal medioevo e ricorre in diverse opere letterarie successive.
 
La locuzione è diffusa anche in ambito legale, quando a qualche contratto, atto o scrittura in genere, si appone una clausola, una condizione, con l'aggiunta "sine qua, non", cioè condizione e clausola essenziale, senza la cui osservanza il contratto o atto stesso diventa nullo.