Storia d'Italia: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 109:
[[File:Augustus & Agrippa4.jpg|thumb|200px|right|Moneta raffigurante [[Augusto]] e [[Marco Vipsanio Agrippa]], vincitori della [[battaglia di Azio]]]]
{{vedi anche|Schiavitù nell'antica Roma|Terza guerra servile}}
Il trattamento disumano degli schiavi, i quali, secondo la legge, non erano persone, ma strumenti dei quali il padrone poteva abusare, danneggiare o uccidere senza conseguenze legali<ref>[[Marco Terenzio Varrone]] nei suoi ''Rerum rusticarum libri III'' (i.17.1) propone una visione secondo cui gli schiavi dovevano essere classificati come ''strumenti parlanti'', distinti dagli ''strumenti semiparlanti'', gli animali, e gli ''strumenti non parlanti'', ovvero gli attrezzi agricoli veri e propri.</ref><ref>Smith, "Servus", pp. 1022-39, dove è presentata la complessa legislazione romana sugli schiavi.</ref>, portò essi a rivoltarsi più volte a Roma nel tentativo di ottenere la libertà o un miglioramento delle loro condizioni. Le prime due ribellioni, o [[guerre servili]] (scoppiate rispettivamente nel [[135 a.C.]] e nel [[104 a.C.]]), pur necessitando di anni di interventi militari diretti per essere sedate, non minacciarono mai la penisola italiana né tanto meno la città di [[Roma]] direttamente.

La [[terza guerra servile]], condotta dallo schiavo e [[gladiatore]] [[Spartaco]] e scoppiata a [[Capua (città antica)|Capua]] nel [[73 a.C.]], al contrario mise in forti difficoltà Roma, che sottovalutò la minaccia: nei primi tempi numerose legioni subirono non pronosticate sconfitte contro gli schiavi ribelli, il cui numero era rapidamente cresciuto fino a 70.000, ma, una volta che venne stabilito un comando unificato sotto [[Marco Licinio Crasso]], al comando di sei legioni, la ribellione venne schiacciata nel [[71 a.C.]] Circa 10.000 schiavi fuggirono dal campo di battaglia, mentre 6.000 di essi vennero crocifissi lungo la [[Via Appia]], da Capua a Roma. La rivolta scosse il popolo romano, che «a causa della grande paura sembrò iniziare a trattare i propri schiavi meno duramente di prima».<ref>Davis, ''Readings in Ancient History'', p. 90.</ref>

Anche la condizione legale e i diritti degli schiavi romani iniziarono a mutare: durante il principato di [[Claudio (imperatore romano)|Claudio]] (41-54), fu promulgata una costituzione che puniva l'assassinio di uno schiavo anziano o ammalato, e che dava la libertà agli schiavi abbandonati dai loro padroni,<ref>[[Svetonio]], ''Vita di Claudio'', xxv.2.</ref> mentre, durante il regno di [[Antonino Pio]] (138-161), i diritti degli schiavi furono ulteriormente ampliati e tutelati, con la limitazione degli abusi che i padroni potevano commettere e l'istituzione di un'autorità teoricamente indipendente cui gli schiavi si potevano appellare.<ref>[[Gaio]], ''Institutionum commentarius'', i.52, per i cambiamenti del diritto di un padrone di trattare a proprio piacimento gli schiavi; Seneca, ''De Beneficiis'', iii.22, per l'istituzione del diritto di uno schiavo ad essere trattato bene e per la creazione dell'"[[ombudsman]] degli schiavi".</ref>
 
[[File:Marius Carthage.jpg|thumb|left|200px|Mario, un generale romano che riformò drasticamente l'[[esercito romano]]]]
 
===== La crisi della Repubblica: da Mario ad Augusto =====
{{Vedi anche|Caio Mario|Guerre contro Giugurta|Guerra civile tra Mario e Silla|Guerra civile romana (49 a.C.)|Guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio}}