Storia d'Italia: differenze tra le versioni

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===== L'Italia sotto Augusto: le undici regioni augustee =====
{{vedi anche|Augusto|Regioni dell'Italia augustea}}
Ottaviano Augusto mantenne le antiche istituzioni repubblicane, seppur svuotandole di ogni potere effettivo. Sebbene la repubblica continuasse formalmente a esistere, in realtà era diventata un principato retta dal ''princeps'' o imperatore, che era l'assoluto padrone dell'Impero. Con i nuovi poteri che gli erano stati conferiti, Augusto organizzò l'amministrazione dell'Impero con molta padronanza. Stabilì moneta e tassazione standardizzata; creò una struttura di servizio civile formata da cavalieri e da uomini liberi (mentre in precedenza erano prevalentemente schiavi) e previde benefici per i soldati al momento del congedo. Suddivise le province in senatorie (controllate da proconsoli di nomina senatoria) ed in imperiali (governate da legati imperiali). Fu un maestro nell'arte della [[propaganda]], favorendo il consenso dei cittadini alle sue riforme. La pacificazione delle guerre civili fu celebrata come una nuova età dell'oro dagli scrittori e poeti contemporanei, come [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]], [[Tito Livio|Livio]] e soprattutto [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]]. [[File:RomanEmpire 117 it.svg|thumb|200px|right|L'[[impero romano]] raggiunse la sua massima estensione nel [[116]]]]La celebrazione di giochi ed eventi speciali rafforzavano la sua popolarità. Augusto inoltre per primo creò un corpo di [[Vigili (storia romana)|vigili]], ed una forza di polizia per la città di [[Roma]], che fu suddivisa amministrativamente in 14 regioni. Ottaviano completò la conquista dell'Italia, sottomettendo in un arco di tempo compreso tra il [[25 a.C.]] e il [[6 a.C.]] le popolazioni alpine tra cui [[Salassi]], [[Reti]] e [[Vindelici]]. Per aver completato la sottomissione di tutte le 46 popolazioni della penisola italiana, i Romani eressero in onore dell'Augusto un monumento sulle falde meridionali delle Alpi, presso Monaco. Nel [[7 d.C.]] divise l'Italia in [[Regioni dell'Italia augustea|undici regioni]]. L'Italia fu privilegiata da Augusto e i suoi successori che costruirono una fitta rete stradale e abbellirono le città dotandole di numerose strutture pubbliche (foro, templi, anfiteatro, teatro, terme..), fenomeno noto come ''evergetismo augusteo''.

L'economia italiana era florida: agricoltura, artigianato e industria ebbero una notevole crescita che permise l'esportazione dei beni verso le province. L'incremento demografico fu rilevato da Augusto tramite tre censimenti: i cittadini maschi furono 4.063.000 nel 28 a.C., 4.233.000 nell'8 a.C. e 4.937.000 nel 14 d.C. Se si considerano anche le donne e i bambini la popolazione totale nell'Italia del I secolo d.C. può essere stimata sui 10 milioni di abitanti circa, di cui almeno 3 milioni erano schiavi<ref>Giorgio Ruffolo, ''Quando l'Italia era una superpotenza'', Einaudi, 2004.</ref>. In politica estera tentò di espandere l'impero. Oltre ad aver conquistato le regioni alpine dell'Italia (vedi sopra), fece anche alcune campagne in [[Etiopia]]<ref name=Gib26>Gibbon-Saunders, p. 26</ref>, in [[Arabia Felix]]<ref name=Gib26/> e in [[Germania (provincia romana)|Germania]]<ref name=Gib26/> ma ebbero poco successo, per la strenua resistenza dei barbari e per il clima avverso. Alla morte di Augusto il suo testamento venne fatto leggere in senato: l'Augusto raccomandava ai suoi successori di non intraprendere nessuna conquista, in quanto un ulteriore espansione avrebbe provocato solo problemi logistici ad un impero già troppo vasto.<ref name=Gib26/> I successori di Augusto rispettarono questa sua massima, e nei due secoli d'oro dell'impero furono solo due le conquiste durature di rilievo per l'Impero: la [[Britannia (provincia romana)|Britannia]], conquista iniziata nel 43 dall'Imperatore Claudio e portata avanti dal generale Agricola sotto Domiziano, e la [[Dacia (provincia romana)|Dacia]], conquistata da Traiano.
 
[[File:Colosseum in Rome, Italy - April 2007.jpg|thumb|left|200px|L'[[Colosseo|anfiteatro Flavio]], simbolo di [[Roma]] e del potere imperiale ancora ai nostri giorni.]]
 
===== Dinastia Giulio-Claudia (14-68) =====
La prima dinastia fu quella Giulio-Claudia, che fu al potere dal [[14]] al [[68]]; nel corso di mezzo secolo si succedettero [[Tiberio]], [[Caligola]], [[Claudio]] e [[Nerone]]. I primi anni del regno di Tiberio furono pacifici e relativamente tranquilli. Egli consolidò il potere di [[Roma]] e assicurò la ricchezza e la prosperità dello Stato romano. Dopo la morte di Germanico e di Druso, i suoi eredi, l'imperatore, convinto di aver perso i favori del popolo e di essere circondato da cospiratori, si ritirò nella propria villa di [[Capri (isola)|Capri]] ([[26]]), lasciando il potere nelle mani del comandante della [[guardia pretoriana]], [[Seiano]], che avviò le persecuzioni contro coloro accusati di tradimento. Alla sua morte (37) il trono venne affidato a Gaio (soprannominato [[Caligola]], per la sua abitudine di portare particolari sandali chiamati ''caligae''), il figlio di Germanico. Caligola iniziò il regno ponendo fine alle persecuzioni e bruciando gli archivi dello zio. Tuttavia cadde presto malato: gli storici successivi riportano una serie di suoi atti insensati che avrebbero avuto luogo a partire dalla fine del [[37]]. Nel [[41]], Caligola cadde vittima di una congiura ordita dal comandante dei pretoriani [[Cassio Cherea]]. L'unico membro rimasto della famiglia imperiale era un altro nipote di Tiberio, Claudio. Questi, pur essendo considerato dalla famiglia stupido, fu invece capace di amministrare con responsabile capacità: riorganizzò la burocrazia e conquistò la Britannia. Sul fronte familiare, Claudio ebbe meno successo: la moglie [[Messalina]] fu messa a morte per adulterio; successivamente sposò la nipote [[Agrippina minore|Agrippina]], che probabilmente lo uccise nel [[54]]. La morte di Claudio spianò la strada al figlio di Agrippina, [[Nerone]]. Questi inizialmente affidò il governo alla madre e ai suoi tutori, in particolare a [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]]. Tuttavia, maturando, il suo desiderio di potere aumentò: fece giustiziare la madre ed i tutori e regnò da despota. L'incapacità di Nerone di gestire le numerose ribellioni scoppiate nell'Impero durante il suo principato e la sua sostanziale incompetenza divennero rapidamente evidenti e nel [[68]] Nerone si suicidò.