Jizya: differenze tra le versioni

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'''''Jizya''''' (in traslitterazione scientifica "ğizya") è un termine arabo che indicava l'imposta di "compensazione", che nel periodo islamico classico ogni suddito non-musulmano pagava (cioè che non fa parte della ''[[umma]]'' islamica), detto ''[[dhimmi]]'' e, quindi, su [[cristianesimo|cristiani]], [[ebraismo|ebrei]], [[zoroastrismo|zoroastriani]], [[sabei]], [[induismo|induisti]], ecc. ..
Nell'[[Impero ottomano]] la Jizya fu abolita alla fine del [[XIX secolo]].
 
L'imposta riguardava i sudditi maschi puberi in grado di produrre reddito ma ne erano esentati quasi sempre gli appartenenti al clero di religioni "protette". Basata su prontuari che tenevano conto del livello di ricchezza di un paese e dell'andamento reale dell'economia, essa era percepita da un apposito incaricato statale, detto ''`āmil'' (agente), che era tenuto a versarla nell'erario statale islamico (il cosiddetto "''bayt al-māl''" o "Casa della ricchezza) perché fosse utilizzata per speciali fini caritatevoli o di pubblica utilità da parte delle autorità.
Distinta dalla ''jizya'', ma sempre a carico dei sudditi protetti, è l'imposta del ''[[kharāj]]'' per ciò che gravavariguardava suii beni immobili fondiari.
 
Distinta dalla ''jizya'', ma sempre a carico dei sudditi protetti, è l'imposta del ''[[kharāj]]'' che gravava sui beni immobili fondiari.
 
== Bibliografia ==