Prima battaglia dell'Isonzo: differenze tra le versioni

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{{Campagnabox Fronte Italiano Grande Guerra}}
 
La '''Prima battaglia dell'Isonzo''' fu combattuta dal [[23 giugno]] al [[7 luglio]] [[1915]] tra l'esercito [[Regno d'Italia (1861-1946)|italiano]] e quello [[Impero Austro-Ungarico|austro-ungarico]].
 
== Piani dell'offensiva ==
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L'avanzata divenne però molto difficile perché gli austro-ungarici dominavano le posizioni strategiche ed avevano molta più esperienza di guerra degli italiani.
Nei primi giorni di giugno, vennero occupate [[Gradisca d'Isonzo|Gradisca]] e [[Plava]], oltre l'Isonzo, e impedendo così al nemico di comunicare con il fondo valle. Vennero poi occupati [[Monfalcone]] e, il [[16 giugno]] [[1915]], parte del [[Monte_Nero (Alpi Giulie)|Monte Nero]].<ref name=homolaicus/> Gli italiani ottennero anche [[Tolmino]], le alture nelle vicinanze di [[Plezzo]] e il [[Monte Colovrat]].<ref name=luoghistorici/>
 
== Obiettivi della battaglia ==
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Ricevuti gli ordini la II Armata tentò di occupare [[Tolmino]], aggirando il nemico da nord avanzando dal [[Monte_Nero (Alpi Giulie)|Monte Nero]], la più importante posizione occupata dagli italiani durante lo sbalzo iniziale, impiegando il IV Corpo d'Armata in un attacco frontale.
 
L'attacco contro Tolmino iniziò però solamente nelle prime ore del [[3 luglio]], quando negli altri settori del fronte la lotta era già cominciata. Nel settore [[Saga (Plezzo)|Saga]]-Polounik-[[Passo della Moistrocca|Vrsic]] l'11º reggimento della Divisione bersaglieri occupò la stretta di Saga, il terreno tra Saga e [[Plezzo#Località|Log di Cezsoca]], [[Plezzo#Località|Serpenizza]], la cresta del Polounik e le falde occidentali del Vrsic.
 
Nel settore Vrsic-Monte Nero-Isonzo l'attacco venne respinto già il [[3 luglio]] vicino al [[Monte Rosso (Alpi Giulie)|Monte Rosso]] e al Leskovca, dove gli alpini mantennero posizioni occupate.
 
Più a sud, nella notte del 3 luglio le brigate ''Modena'' e ''Salerno'' iniziarono l'avanzata rispettivamente verso lo [[Santo Spirito della Bainsizza|Sleme]] e il Mrzli. L'azione degli alpini però fu bloccata e il risultato del tiro d'artiglieria risultò insufficiente.
 
Nel settore di Tolmino, fu presa nelle prime ore del 3 luglio una piccola fortificazione ai piedi dell'altura di Santa Maria e fu affidato alla brigata ''Valtellina'' l'ordine di impadronirsi del ponte sull'Isonzo a nord di [[Volzana]] per poterlo distruggere. Tuttavia l'attacco a S. Maria destò l'allarme e la reazione nemica fece fallire il tentativo di distruggere il ponte. Verso le ore 1:00 del [[4 luglio]], senza l'uso dell'artiglieria per mantenere la sorpresa, la brigata ''Valtellina'', con la ''Bergamo'', riprese l'avanzata nel settore vicino a Santa Maria e Santa Lucia, in un violento scontro che durò tutta la mattina del 4 luglio. Intanto verso le 2:00 di quella stessa giornata, i genieri con l'ordine di distruggere il ponte a nord di Volzana riuscirono a far brillare le cariche, producendo ingenti danni al ponte. Per difficoltà di orientamento e coordinamento degli sforzi, i ripetuti assalti della ''Valtellina'' e della ''Bergamo'' divenivano vani, così che alle ore 20:00 venne ordinato le posizioni di partenza.
 
Non accadde nulla di significativo nel settore [[Canale d'Isonzo#Monti principali|Globocak]]-[[Canale d'Isonzo#Località|Doblar]]-Maria Zell dove erano assegnate le brigate ''Liguria'' ed ''Emilia''. Era stato ordinato dal comando del IV Corpo d'Armata di riprendere l'attacco il 4 luglio ma la sera del 3 il comandante dell'artiglieria riferì che le batterie pesanti non avrebbero avuto munizioni sufficienti per l'intera giornata. Il comandante del Corpo d'Armata decise così il 4 luglio di sospendere l'attacco attendendo i rifornimenti. Nella prime ore del [[6 luglio]] alcune compagnie alpine tentarono un attacco per occupare il Monte Rosso ma furono tuttavia respinti e dovettero ripiegare sulle posizioni di partenza.<ref name=italicavirtus/>
 
=== L'attacco a Plava ===
All'alba del [[23 giugno]] l'artiglieria italiana iniziò a bombardare le posizioni nemiche nella zona di [[Plava]] e alle ore 9:00 la [[120º Reggimento fanteria "Emilia"|brigata ''Emilia'']] attaccò la zona di [[Globna]]. I soldati del regio esercito furono arrestati dai reticolati disposti a ovest di Globna e bombardati dall'artiglieria nemica, non potendo così portare a termine l'azione. Date le difficoltà i soldati, preferirono sospendere l'attacco per ritentare il mattino seguente e con l'aiuto di maggiori forze.
 
Si pianificò così di sviluppare un'azione contemporanea in tre direzioni: verso Globna con la brigata ''Emilia'', verso la ''quota 363'' con la ''Forlì'' e verso il ''Kuk 61'' con la 32ª Divisione (brigate ''Spezia'' e ''Firenze''). La mattina del [[24 giugno]] il tiro d'artiglieria fu iniziato alle ore 8:00 e alle 10:00 fu dato ordine alle brigate ''Emilia'' e ''Forlì'' di attaccare. L'attacco fu ordinato nonostante l'artiglieria non avesse ancora aperto delle brecce nelle difese nemiche. Verso le ore 12:00, superata una tenace resistenza, i soldati italiani riuscirono a penetrare tra le case di Globna e ad asserragliarvisi. I risultati della brigata ''Forlì'' non si fecero vedere.
 
L'azione fu ripresa il giorno seguente ma vennero compiuti solo minimi progressi. Dopo due nuovi tentativi, il [[26 giugno|26]] e il [[27 giugno]] della brigata ''Forlì'' e della brigata ''Spezia'', l'attacco fu definitivamente sospeso. La limitata avanzata italiana nei pressi di Plava non era stata sufficiente a aprire la linea difensiva austro-ungarica, rivelatasi troppo salda.<ref name=italicavirtus/>
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L'azione del VI Corpo d'Armata consisteva in un attacco frontale contro [[Oslavia]] e [[Piedimonte del Calvario|Podgora]], e due attacchi ai lati contro il [[Monte Sabotino|Sabotino]] e contro il tratto di [[Isonzo]] tra [[Gorizia]] e [[Savogna]].
 
Dopo un intenso bombardamento d'artiglieria nella mattinata del [[23 giugno|23]] e [[24 giugno]], alle ore 17:00 del 24 gli italiani attaccarono. Il tiro delle batterie pesanti non era stato però sufficiente a distruggere gli ostacoli, ovvero i reticolati. Inoltre il tiro sulle posizioni nemiche non aveva potuto fiaccare la capacità di resistenza degli austro-ungarici perché il generale [[Svetozar Boroević von Bojna|Boroevic]] aveva fatto scavare due linee, una delle quali più arretrata, nella quale gli austriaci andavano a ripararsi dai colpi delle nostre artiglierie. Oltretutto nessun progresso aveva individuato le batterie avversarie, così l'artiglieria austriaca continuò il suo lavoro pressoché indisturbata.
 
I ripetuti attacchi portati al Sabotino della 4ª, 11ª, 12ª e 22ª Divisione, tra il 24 giugno e il [[4 luglio]] si rivelarono infruttuosi. Fu richiesto numerose volte all'artiglieria di insistere su determinati punti aprendo così dei varchi nei quali alcuni gruppi riuscirono a penetrare ma il passaggio di un numero così esiguo di uomini non permise al regio esercito di sfondare le linee.
 
Nel frattempo si era sviluppato uno scontro violento sul [[Carso]], dove si era spostato il centro di gravità della battaglia. Lì il Comando Supremo italiano cercava di sfondare le linee costringendo l'avversario a concentrare lì le sue forze. Il [[5 luglio]] fu il giorno per cui venne stabilito l'attacco decisivo, questa volta diretto contro Podgora. L'artiglieria italiana iniziò a bombardare alle 5:00 e alle 11:00 il tiro venne allungato permettendo così ai [[Arma del genio|guastatori]] di entrare in azione con tubi di gelatina esplosiva e mezzi di distruzione come pinze, tenaglie e accette con il compito di aprire dei varchi. I genieri riuscirono a operare senza eccessive difficoltà, raggiungendo le difese prime nemiche e riuscendo a fare esplodere alcuni tubi, aprendo così dei varchi nel primo ordine di reticolati che la fanteria lanciata all'attacco (ore 13:00) oltrepassò in più punti. La lotta si accese di conseguenza fra il primo e il secondo ordine di reticolati, dove l'azione si esaurì. Alle ore 14:30 vi fu una penetrazione che vide protagonista il [[1º Reggimento fanteria "San Giusto"|1º fanteria]] (brigata ''Re'') che si mosse direzione della ''quota 240'' senza incontrare reazione, per essere fermato però proprio all'ultimo dagli austriaci (ore 17:00).
 
Il [[6 luglio|6]] e [[7 luglio]] alcuni reparti della brigata ''Perugia'' aprirono una discreta breccia nei reticolati, attraverso la quale si gettò una compagnia. Gli austriaci attesero di poter cogliere i soldati italiani nel momento più critico, aprendo il fuoco a distanza ravvicinata.<ref name=italicavirtus/>
 
== Operazioni della III Armata ==
[[Immagine:Schützengraben im Karst.jpg|thumb|Trincea austro-ungarica sull'[[Isonzo]]]]
=== L'attacco sul Carso del X e XI Corpo d'Armata ===
Alle ore 7:00 del [[23 giugno]] la brigata ''Siena'' della 19ª Divisione (X Corpo) iniziò l'avanzata in direzione di [[Sagrado]], [[Polazzo]] e [[Fogliano Redipuglia]], dopo aver attraversato il canale ''Dottori'' su sei ponticelli gettati tra Fogliano Redipuglia. Mentre le colonne di destra e del centro giunsero senza difficoltà con la testa a Polazzo, la reazione nemica bloccò l'avanzata appena oltre Fogliano Redipuglia. Alcune fonti sostengono che gli austriaci avessero fatto tracimare il canale "Dottori", ma questo fatto non procurò un grave ritardo in quanto la conformazione del territorio agevolava lo scorrere dall'acqua verso il mare.
 
Più a nord, per facilitare la caduta di Sagrado, fu ordinato alla 21ª Divisione di passare l'[[Isonzo]] da destra. La brigata ''Pisa'' iniziò così, verso le 13:00, il passaggio del fiume a bordo di galleggianti, ma l'operazione fu sospesa dopo la reazione austriaca. Il tentativo fu ripreso alle 15:30 sino alle 22:30, quando fu sospesa per poter gettare un ponte in corrispondenza dell'isolotto a monte di Sagrado. Alle ore 3:00 del [[24 giugno]] fu raggiunto l'isolotto, ma poiché il sole iniziava a salire e la realizzazione dell'altro tratto di ponte durante le ore diurne sarebbe stato impossibile, si decise di passare il resto del fiume con delle imbarcazioni, traghettando così 1º battaglione della ''Pisa'' sulla sponda sinistra del fiume. Alle 4:30 l'intero battaglione era riunito al di là del fiume.
 
Fra le 4:30 e le 5:00 l'artiglieria nemica distrusse il ponte e pertanto il battaglione rappresentava tutto l'appoggio che si era potuto dare alla 19ª Divisione. Alle 11:00 la brigata ''Bologna'' (19ª Divisione) riprese l'avanzata verso Castelnuovo ma non poté proseguire essendo bloccata da un intenso fuoco dell'artiglieria austriaca di [[San Martino del Carso]]. Il comandante della ''Bologna'' decise così di ripiegare sulle posizioni di partenza per ritentare il giorno successivo.
 
Nel frattempo era stato reso agibile il ponte in ferro di Sagrado, così nella notte del [[25 giugno]] la brigata ''Pisa'', con 5 battaglioni, riuscì a trasferirsi sulla sponda sinistra. La brigata ''Savona'' aveva nel frattempo completato il proprio schieramento sulla fronte Polazzo-Redipuglia, disimpegnando la ''Siena''. La 21ª Divisione con la brigata ''Regina'' continuava intanto a tenere la linea dell'Isonzo tra [[Farra d'Isonzo|Mainizza]] e [[Poggio Terza Armata|Sdraussina]].
 
Il 25 giugno la brigata ''Bologna'' attaccò in direzione di Castelnuovo (ore 11.00) coperta dalla ''Pisa''. Finalmente Castelnuovo venne occupato. Dalla mattina del [[26 giugno|26]] lo sforzo iniziò a gravitare più a nord, con le batterie dell'XI Corpo d'Armata che iniziarono a colpire le posizioni di Sdraussina, San Michele, del [[Bosco Cappuccio]] e Castelnuovo. L'avanzata della fanteria, iniziata alle ore 11:00 in direzione di San Martino del Carso e di San Michele, procedette prima lentissima per le asperità del terreno e la tenace resistenza nemica, infine si arrestò a contatto con le difese austriache. Rivelatesi inutili le pinze a causa dello spessore del filo metallico, vennero sperimentate inutilmente le pertiche giapponesi (lunghi bastoni muniti di forti uncini).
 
L'azione fu ripresa il [[27 giugno]] conseguendo però risultati minimi e fu quindi sospesa il giorno seguente, per essere ripresa il [[30 giugno|30]] ma anche questa volta con esito negativo. Solo il [[4 luglio]] l'azione dei soldati italiani riuscì a penetrare le trincee e a mantenerle contro i contrattacchi della 58ª brigata austriaca. La linea di fronte italiana a San Michele venne così a stabilizzarsi, mentre fallì invece l'attacco a San Martino del Carso.
 
A est di Castelnuovo la brigata ''Siena'', che era riuscita ad occupare nuove posizioni a nord della cittadina, facendo 235 prigionieri, fu costretta al ripiegamento per via dei rinforzi austriaci. Con più della metà degli uomini fuori combattimento la brigata sostenne per tutto il 4 luglio i contrattacchi avversari finché alla sera fu costretta ad abbandonare le posizioni e ripiegare su quelle di partenza. Solo alle 22:00 del [[5 luglio]] la ''Siena'', ricevuti i rinforzi, riuscì a prendere stabilmente possesso delle posizioni di ''quota 92''.
 
Verso le 8:00 del [[6 luglio]] i soldati italiani passarono nuovamente all'attacco sul fronte tra San Michele e San Martino, tuttavia fu possibile soltanto un lieve progresso a sinistra di San Michele che riuscì, fra le 13:00 e le 15:00, ad avanzare a nord-est e a mantenere il nuovo possesso dopo una serie di attacchi e contrattacchi che si protrasse fino alla mattina del [[7 luglio]]. La sera di quello stesso giorno tutti gli attacchi furono sospesi.<ref name=italicavirtus/>
 
=== L'attacco sul Carso del VII Corpo d'Armata ===
Il [[23 giugno|23]] e [[24 giugno]] il VII iniziò la sua conversione a destra con la 14ª Divisione e la 13° per [[Ronchi dei Legionari|Vermegliano]] e Selz in direzione del Monte Sei Busi e del Monte Cosich.
 
La brigata ''Acqui'' (14ª Divisione) iniziò il passaggio del canale Dottori su due colonne, attraversando i ponti in muratura a est di [[Manzano|San Lorenzo di Soleschiano]], il 23 giugno alle 6:30. La sua marcia però venne subito bloccata dall'allagamento che in parte ancora occupava la zona di Vermegliano.
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Procedette invece l'avanzata della brigata ''Pinerolo'', a destra della [[33ª Divisione fanteria "Acqui"|''Acqui'']] sulla direttrice di Selz. Dopo una breve resistenza la località venne occupata intorno alle 13:00. Vista l'impossibilità di operare attorno a Vermegliano, il comandante della 14ª Divisione decise allora di spingere sulla direttrice di Selz. Si tentò quindi l'attacco al Monte Cosich, ma i tentativi tra il 23 e il 24 giugno risultarono inutili data la reazione avversaria.
 
Il [[25 giugno|25]] e [[26 giugno]] la 14ª Divisione contribuì all'azione che si svolgeva a ridosso del Monte Sei Busi col tiro dell'artiglieria. Solo il [[27 giugno]] il lento e progressivo prosciugamento della zona allagata, consentì di occupare il margine esterno di Vermegliano mentre la brigata ''Pinerolo'' era stata fermata nei pressi di Selz, che venne in seguito perduta il [[28 giugno]], dopo un contrattacco austriaco, per essere ripreso il giorno seguente.
 
Nella notte del [[30 giugno]] la brigata ''Acqui'' riuscì ad aprire alcuni varchi sopra Vermegliano ma la presenza di una seconda linea immediatamente a ridosso della prima non consentì un ulteriore avanzamento.
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La ''Pinerolo'' non fece alcun progresso sul settore del Monte Cosich. Nella notte del 30 giugno gli uomini di rinforzo della brigata ''Messina'' collocarono una trentina di tubi di gelatina esplosivi che però non sortirono alcun effetto rilevante. I varchi aperti nel reticolato erano attentamente sorvegliati dagli austriaci.
 
Il mattino del [[4 luglio]] la III Armata tentò di aprire nuovamente le difese nemiche. Alla brigata ''Cagliari'' fu affidato il compito di avanzare verso il Monte Sei Busi. Alle ore 10:00 la brigata iniziò ad avanzare procedendo in formazione. Colpita dai bombardamenti, moltiplicò tuttavia i tentativi di sfondare le linee nemiche, respingendo oltretutto un contrattacco tentato dagli austriaci intorno alle 12:00. Alle 16:00 la resistenza avversaria sembrò affievolirsi e finalmente con una risoluta avanzata (260 austriaci caddero prigionieri) la ''Cagliari'' giunse poi a stretto contatto con la sommità del Monte Sei Busi. Ciononostante gli austro-ungarici impedirono alla 14ª Divisione di penetrare a Vermegliano prima che gli austriaci stessi non si fossero ritirati da Monte Sei Busi e da Monte Cosich.
 
Nel pomeriggio del 4 luglio il comando del VII Corpo d'Armata ordinò di sospendere ogni altra iniziativa, attendendo che la brigata ''Cagliari'' ottenesse il controllo del Monte Sei Busi.<ref name=italicavirtus/>