Nicolas de Catinat de La Fauconnerie: differenze tra le versioni

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|Attività = generale
|Nazionalità = francese
|Immagine = Catinat.jpg
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Condusse le campagne militari francesi in Italia durante la [[Guerra della Lega di Augusta]] e la [[Guerra di Successione Spagnola]].
 
== Biografia ==
Proveniente da una famiglia della piccola nobiltà di provincia, figlio di Nicolas II di Catinat, magistrato, e di Catherine Poille, lascia in gioventù la professione giuridica per quella militare. Inizia la sua carriera nella Guardia Francese, un reparto di fanteria d’élite destinato alla guardia del Re ed alla difesa di [[Parigi]], e qui salirà via via tutti gli scalini del comando. Già nel [[1667]] si distingue nell'assedio di [[Lilla]], poi tra il [[1676]] ed il [[1678]] durante la guerra nei [[Paesi Bassi]]. Nel maggio [[1679]], già con il grado di capitano, comanda il distaccamento che vicino a [[Torino]] rapisce il conte Ercole Mattioli, segretario di stato del [[duca di Mantova]] [[Ferdinando Carlo di Gonzaga-Nevers]], sospettato di aver effettuato il doppio gioco nella trattativa segreta per la cessione di [[Casale Monferrato|Casale]] alla Francia e di aver così ridicolizzato [[Luigi XIV]] (vedi anche la ''[[Maschera di Ferro]]'').
 
[[Maresciallo di campo]] nel [[1680]], dopo l'abrogazione dell'[[editto di Nantes]] opera in Italia a fianco delle truppe dei [[Ducato di Savoia|Savoia]] nelle campagne di persecuzione contro i [[Valdesi]]: il [[17 maggio]] [[1686]], dopo due tentativi infruttuosi, riesce a sorprendere le difese dei ''religionaires'' asserragliati alla Balsiglia, sui monti della [[val Germanasca]], massacrandone più di 60.
 
Nel [[1690]], dopo il ritorno dei valdesi dall’esilio ginevrino, torna sulle stesse montagne alla testa di 4.000 uomini, ma in mezzo ad una bufera di neve viene sconfitto e ricacciato da un manipolo di 370 combattenti protestanti, che un mese dopo riusciranno ancora una volta a sfuggire all’attacco francese.
 
Dopo avere preso parte all'assedio di [[Arrondissement di Philippeville|Philippeville]] al principio della [[Guerra della Grande Alleanza]], viene nominato comandante in capo dell'armata francese in Italia nel [[1690]]. Il [[18 agosto]] di quell'anno ottiene la vittoria alla [[battaglia di Staffarda]] contro le truppe Imperiali ed i Savoia, nel frattempo entrati nella [[Lega di Augusta]]. La campagna del Catinat prosegue con la conquista di [[Nizza]], di gran parte della [[Savoia (dipartimento francese)|Savoia transalpina]] e la distruzione di molte città piemontesi ([[Carmagnola]], [[Avigliana]], [[Villar Dora]], [[Rivoli]], [[Saluzzo]], [[Savigliano]] e [[Fossano]]), mentre tutta la pianura piemontese viene messa a ferro e fuoco dalle sue truppe; viene risparmiata solamente Villanova d'Asti, all'interno delle cui possenti mura i Francesi, al momento del rovesciamento delle alleanze da parte dei Savoia, erano già presenti. Non vi è spiegazione sul perché abbiano lasciato la città indenne. Ancor oggi, l'8 dicembre, il sindaco adempie il voto fatto allora alla Vergine dai Villanovesi per implorare la salvezza.
 
Il [[27 marzo]] [[1693]] Nicolas Catinat ottiene il bastone di [[maresciallo di Francia]] e il [[4 ottobre]] dello stesso anno, alla testa di 35.000 soldati, porta la sua armata alla vittoria nella [[battaglia della Marsaglia]], che costerà all'esercito alleato la perdita di più di 10.000 uomini. Questa serie di rovesci costringe i Savoia ad abbandonare temporaneamente il campo alleato, seppur ottenendo la restituzione dei territori occupati.
 
[[File:Catinat Versailles.jpg|200 px|right|thumb|Statua di Nicolas Catinat presente nella Reggia di Versailles]]
 
Nuovamente incaricato delle operazioni in Italia nel [[1701]] all'inizio della [[guerra di Successione spagnola]], si trova a fronteggiare ancora una volta le armate Imperiali guidate dal [[Eugenio di Savoia|principe Eugenio]], ma il cattivo stato dell'esercito, la mancanza di denaro e di rifornimenti, l'alleanza più formale che sostanziale con [[Vittorio Amedeo II di Savoia]] (cugino di Eugenio e segretamente in contatto con lui) paralizza i suoi sforzi, provocandone la sconfitta il [[9 luglio]] [[1701]] a [[battaglia di Carpi|Carpi di Villa Bartolomea]], nei pressi di [[Legnago]]. Luigi XIV lo fa sostituire al comando dal duca di Villeroy, ''«abile generale più a corte che in guerra»'',<ref>Carlo Botta. ''Storia d’Italia'' – tomo VII. Parigi, 1832.</ref> di cui è l'ufficiale in seconda nella successiva [[battaglia di Chiari]] ([[1º settembre]]), dove però le truppe francesi vengono ancor più pesantemente sconfitte.
 
Abbandonate le campagne belliche dopo queste ultime vicende, si ritira, sfuggendo la vita di corte ed i circoli militari, nel suo castello di Saint-Gratien (nei pressi di [[Montmorency (Val-d'Oise)|Montmorency]]), dove muore il 12 febbraio 1712. È seppellito nella chiesa del villaggio.
 
Catinat fu indubbiamente uno dei più grandi strateghi militare della sua epoca, famoso per la meticolosità con cui preparava i movimenti delle truppe. Con i suoi reggimenti di fanteria fu uno dei primi ad applicare la tecnica dell'assalto alla [[baionetta]], teorizzandone con precisione la conduzione sul campo di battaglia: i suoi reparti erano rigorosamente organizzati in modo da sostenere passivamente il fuoco nemico fino a che non si fossero portati in formazione compatta a ridosso delle linee avversarie, punto da cui, dopo aver scaricato le fucilerie ormai a distanza ravvicinata, dovevano avventarsi a ranghi serrati sulle truppe avversarie. Al di là dell'indubbia capacità militare, fu allo stesso tempo tristemente noto nel [[Italia nord-occidentale|Nord Italia]] per la spietatezza con cui conduceva le sue campagne, seminando terrore e distruzione nei territori dove passavano le sue armate.