Occupazione tedesca della Cecoslovacchia: differenze tra le versioni

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[[File:Czechoslovakia 1939 it.SVG|300px|thumb|right|Spartizioni della [[Cecoslovacchia]] dal [[1938]] al [[1939]].]]
A seguito dell'''[[Anschluss]]'' della [[Germania nazista]] e dell'[[Austria]] nel [[marzo]] [[1938]], il successivo obiettivo di [[Adolf Hitler]] fu l'annessione della '''[[Cecoslovacchia]]'''. Il pretesto furono le supposte privazioni sofferte dalla popolazione tedesca residente nelle regioni di confine nel nord e nell'ovest della Cecoslovacchia, conosciute collettivamente come [[Sudeti]]. La loro incorporazione all'interno della [[Germania]] avrebbe lasciato il resto della Cecoslovacchia senza facoltà di resistere alla successiva occupazione.<ref>Spencer Tucker, Priscilla Mary Roberts, ''World War II: A Political, Social, and Military History'', ed. ABC-CLIO 2005, [[ISBN]]=1576079996</ref>
 
== Richieste di autonomia nei Sudeti ==
[[File:Bundesarchiv Bild 183-R69173, Münchener Abkommen, Staatschefs.jpg|thumb|250px|right|Da sinistra a destra: [[Neville Chamberlain|Chamberlain]], [[Édouard Daladier|Daladier]], [[Adolf Hitler|Hitler]], [[Benito Mussolini|Mussolini]], e [[Galeazzo Ciano|Ciano]] ritratti prima della firma degli [[Accordi di Monaco]], che assegnarono i Sudeti alla Germania.]]
Il leader dei tedeschi dei Sudeti, [[Konrad Henlein]], offrì il Partito dei [[Tedeschi dei Sudeti]] (SdP) come agente per la campagna di Hitler. Henlein si incontrò con Hitler a [[Berlino]] il [[28 marzo]] [[1938]], dove gli fu ordinato di effettuare richieste inaccettabili al governo cecoslovacco, diretto dal [[Presidente della Cecoslovacchia|Presidente]] [[Edvard Beneš]]. Il [[24 aprile]], al Congresso dell'SdP che si teneva a [[Karlovy Vary|Karlsbad]], Henlein pronunciò un discorso in cui richiedeva da parte cecoslovacca l'accettazione di otto punti, con richieste durissime e appositamente vaghe per poterne ampliare la portata. <ref> Jaroslav Koutek, Quinta colonna all'est. I nazisti in Cecoslovacchia 1933-1938, Roma 1964, p. 128 </ref>
 
== Gli Accordi di Monaco ==
{{vedi anche|Conferenza e accordo di Monaco}}
Come la precedente politica di [[appeasement]] di Hitler aveva mostrato, i governi di [[Francia]] e [[Regno Unito]] cercarono di evitare la guerra. Il governo francese, specialmente, non voleva affrontare la Germania da solo, pertanto seguì la strada del governo britannico e del suo [[Primo Ministro del Regno Unito|Primo Ministro]] [[Neville Chamberlain]]. Chamberlain credeva che le richieste dei tedeschi dei Sudeti fossero giuste, e che le intenzioni di Hitler fossero limitate. In ogni caso, la secessione della Slovacchia gli offrì il pretesto per denunciare l'impegno britannico di salvaguardia della Cecoslovacchia, che veniva meno per la secessione<ref>{{cita libro | autore = Basil Liddel Hart | titolo = Storia militare della seconda guerra mondiale - Volume 1 | anno = 1970 | editore = Arnoldo Mondadori SpA | città = Milano | id = ISBN 9771124883008}} pag 14</ref>. Pertanto, sia Gran Bretagna che Francia consigliarono alla Cecoslovacchia di accondiscendere le richieste del SdP. Beneš tuttavia resistette e il [[20 maggio]] iniziò una parziale mobilitazione in risposta alle voci dei movimenti delle truppe tedesche. Dieci giorni dopo, Hitler firmò una direttiva segreta (Fall Grun - Piano Verde) affinché la guerra contro la Cecoslovacchia non iniziasse dopo il [[1º ottobre]].
[[File:Edvard Beneš.jpg|right|thumb|200px|upright|[[Edvard Beneš]], secondo [[Presidente della Cecoslovacchia]] e leader del [[governo cecoslovacco in esilio]].]]
 
Nel frattempo, il governo britannico chiese a Beneš di trattare attraverso un mediatore; dato che egli non desiderava peggiorare i legami del suo governo con l'[[Europa occidentale]], Beneš accettò riluttante. Gli inglesi nominarono [[Walter Runciman|Lord Runciman]] e gli diedero istruzioni di persuadere Beneš a trovare un accordo accettabile per i Tedeschi dei Sudeti, anche perché ormai il partito di Henlein raccoglieva la quasi totalità del consenso fra i Tedeschi di Cecoslovacchia; alle elezioni comunali tenutesi a maggio, l'SDP aveva ottenuto l'85% del voto etnico tedesco. <ref> J Rothschild, East Central Europe between the two World Wars, Londra 1977, p. 129 </ref> Il [[2 settembre]] Beneš firmò il Quarto Piano, accettando quasi tutte le richieste dei Decreti di Carlsbad. Deciso ad ostruire la conciliazione, tuttavia, il SdP tenne delle manifestazioni che provocarono le azioni della polizia ad [[Ostrava]] il [[7 settembre]]. I tedeschi dei Sudeti ruppero i negoziati il [[13 settembre]], e da lì partirono le violenze e le distruzioni. Quando le truppe cecoslovacche cercarono di ristabilire l'ordine, Henlein volò in [[Germania]] e il [[15 settembre]] emise un proclama, che chiedeva l'annessione dei Sudeti da parte della Germania.
 
Nello stesso giorno, Hitler si incontrò con Chamberlain e richiese l'annessione dei Sudeti al [[Terzo Reich]], sotto minaccia di guerra. I cechi, come sosteneva Hitler, stavano deridendo i tedeschi dei Sudeti. Chamberlain riferì le richieste ai governi inglese e francese, ed entrambi accettarono. Il governo cecoslovacco resistette, obiettando che la proposta di Hitler avrebbe rovinato l'economia della nazione ed avrebbe portato infine al controllo tedesco su tutta la Cecoslovacchia. Il Regno Unito e la Francia emisero un ultimatum e il [[21 settembre]] la Cecoslovacchia capitolò. Il giorno successivo, Hitler aggiunse tuttavia nuove richieste, insistendo sul fatto che fossero soddisfatte le richieste dei tedeschi in [[Polonia]] e [[Ungheria]].
 
La capitolazione cecoslovacca precipitò lo scoppio dell'indignazione della nazione. Nelle manifestazioni, i cechi e gli slovacchi chiesero un forte governo militare per difendere l'integrità dello stato. Fu istituito un nuovo governo, del Generale [[Jan Syrový]], e il [[23 settembre]] fu emesso un decreto di mobilitazione generale. L'esercito cecoslovacco, moderno e possessore di un eccellente sistema di [[fortificazioni di confine cecoslovacche|fortificazioni al confine]], si preparò a combattere. L'[[Unione Sovietica]] annunciò la propria volontà di giungere in aiuto della [[Cecoslovacchia]]; Beneš, tuttavia, rifiutò di andare in guerra senza il sostegno dei poteri occidentali.
 
Il [[28 settembre]] Chamberlain chiese a [[Mussolini]] di intervenire presso Hitler, per convincerlo a partecipare ad una conferenza che avrebbe affrontato il problema. Si incontrarono il giorno successivo a [[Monaco di Baviera]], con i capi di governo di [[Francia]], [[Italia]] e [[Regno Unito]]; il governo cecoslovacco non fu né invitato né consultato. Il [[29 settembre]], fu siglato l'[[Accordo di Monaco]] da Germania, Italia, Francia e Regno Unito. Il governo cecoslovacco capitolò il [[30 settembre]], e acconsentì ad adeguarsi all'accordo, che prevedeva che la Cecoslovacchia dovesse cedere il territorio dei Sudeti alla Germania. L'occupazione tedesca dei Sudeti si sarebbe conclusa il [[10 ottobre]]; una commissione internazionale rappresentante la Germania, il Regno Unito, la Francia e l'Italia avrebbe supervisionato un [[plebiscito]] per stabilire i confini finali. Regno Unito e Francia promisero di creare una garanzia internazionale delle nuove frontiere contro aggressioni non provocate; Germania e Italia, invece, non si sarebbero unite a queste garanzie finché non fossero stati sistemati i problemi delle minoranze [[Polonia|polacche]] e [[Ungheria|ungheresi]].
 
Il [[5 ottobre]] [[Edvard Beneš]] si dimise da [[Presidente della Cecoslovacchia]], rendendosi conto che la caduta della Cecoslovacchia era un fatto compiuto. A seguito dello scoppio della [[seconda guerra mondiale]], egli formò il [[governo cecoslovacco in esilio]], con sede a [[Londra]].
 
== Il primo arbitrato di Vienna ==
{{vedi anche|Primo arbitrato di Vienna}}
All'inizio del [[novembre]] [[1938]], con il [[primo arbitrato di Vienna]], che fu una conseguenza degli Accordi di Monaco, la [[Cecoslovacchia]] (e in seguito la [[Slovacchia]]), dopo che non furono riuscite a giungere ad un compromesso con Ungheria e Polonia, furono obbligate da Germania e Italia a cedere la Slovacchia meridionale (un terzo del territorio slovacco) all'Ungheria, e la Polonia, poco dopo, ottenne alcuni piccoli territori.
 
Di conseguenza, [[Boemia]] e [[Moravia]] persero circa il 38% della loro area a favore della Germania, con circa 3,2 milioni di abitanti tedeschi e 750.000 cechi. L'Ungheria, ricevette 11.882 [[km²]] della Slovacchia meridionale e della [[Rutenia]] meridionale; secondo un [[censimento]] del [[1941]], circa l'86,5% della popolazione di questi territori era ungherese. La Polonia acquisì la città di [[Český Těšín]] con l'area circostante (circa 960 km², con 250.000 abitanti, principalmente polacchi) e due piccole aree di confine della Slovacchia del nord, più precisamente nelle regioni di [[Spiš]] e di [[Orava]]. (226 km², 4.280 abitanti, solo per lo 0,3% polacchi).
 
Poco dopo gli Accordi di Monaco, 115.000 cechi e 30.000 tedeschi scapparono nella parte restante della Cecoslovacchia. Secondo l'Istituto di Assistenza ai Rifugiati, il conteggio effettivo al [[1 marzo]] [[1939]] era di quasi 150.000 persone<ref>[http://www.radio.cz/en/article/46238 Spostamento forzato della popolazione ceca durante il periodo nazista dal 1938 al 1943], Radio Praga</ref>.
 
== La Seconda Repubblica (ottobre 1938 - marzo 1939) ==
{{vedi anche|Seconda Repubblica cecoslovacca}}
La repubblica cecoslovacca, fortemente indebolita, fu obbligata a garantire più concessioni ai non-cechi. Dopo gli Accordi di Monaco, l'esercito cecoslovacco trasferì parte delle sue unità, in origine nelle [[terre ceche]], verso la [[Slovacchia]], per contrastare i tentativi ungheresi di modificare i confini slovacchi. Il governo cecoslovacco accettò gli Accordi di [[Žilina]], stipulando la formazione di un governo autonomo slovacco con tutti i partiti slovacchi, eccetto i Social Democratici, il [[6 ottobre]] [[1938]]. [[Monsignor]] [[Jozef Tiso]] ne fu nominato capo. I soli ministri che rimasero furono quelli della Difesa Nazionale, degli Affari Esteri e delle Finanze. In modo del tutto simile, le due principali fazioni della [[Rutenia subcarpatica]], i russofili e gli ucrainofili, acconsentirono all'istituzione di un governo autonomo, costituito l'[[8 ottobre]] [[1938]]. Conscia del nazionalismo ucraino, la fazione filo-ucraina, guidata da [[Avhustyn Voloshyn]], ottenne il controllo dei governi locali e la Rutenia subcarpatica cambiò nome in Ucraina carpatica.
 
Nel novembre 1938, [[Emil Hácha]] successe a Beneš e fu eletto Presidente della [[Seconda Repubblica cecoslovacca|Seconda Repubblica]], rinominata Ceco-Slovacchia e consistente di tre parti: [[Boemia]] e [[Moravia]], [[Slovacchia]] e [[Rutenia subcarpatica|Ucraina carpatica]]. A causa della mancanza di frontiere naturali e avendo perso tutto il costoso [[fortificazioni di confine cecoslovacche|sistema di fortificazioni]] di confine, il nuovo stato era militarmente indifendibile. Nel [[gennaio]] [[1939]] i negoziati tra [[Germania]] e [[Polonia]] giunsero a uno stallo. Hitler, che puntava alla guerra con la Polonia, necessitava di eliminare prima la [[Cecoslovacchia]]. Egli pianificò un'invasione tedesca di [[Boemia]] e [[Moravia]] per la mattina del [[15 marzo]]; nel frattempo, negoziò con il Partito Popolare Slovacco e con l'[[Ungheria]] per preparare lo smembramento della repubblica, ancora prima dell'invasione. Il [[13 marzo]], invitò [[Jozef Tiso]] a [[Berlino]], per offrirgli l'opportunità di proclamare lo [[Repubblica Slovacca (1939-1945)|stato slovacco]], separandosi dalla Cecoslovacchia. Così facendo, la Germania sarebbe divenuta protettrice della Slovacchia e non avrebbe permesso agli ungheresi di pretendere altri territori slovacchi. Se gli slovacchi non avessero invece accettato la sua proposta, la Germania avrebbe occupato Boemia e Moravia, lasciando la Slovacchia alla mercé di ungheresi e polacchi. Tiso tornò pertanto a [[Bratislava]], e il [[14 marzo]] riunì la Dieta slovacca, che dichiarò unanimemente l'indipendenza slovacca. L'Ucraina carpatica dichiarò anch'essa l'indipendenza, ma le truppe ungheresi la occuparono il [[15 marzo]]; il [[23 marzo]] occuparono invece la Slovacchia orientale. Hitler convocò il Presidente Hácha a [[Berlino]] e durante le prime ore del [[15 marzo]], lo informò sull'imminente invasione tedesca. Minacciando un attacco della [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]] su [[Praga]], Hitler lo persuase ad ordinare la capitolazione dell'esercito cecoslovacco. Hácha era debole di cuore, quindi quando ebbe la notizia da Hitler, svenne; quando rinvenne, firmò i termini di arresa. La mattina del 15 marzo, le truppe tedesche entrarono in Boemia e Moravia, non incontrando resistenza. L'invasione ungherese dell'Ucraina carpatica incontrò qualche resistenza, ma l'esercito ungherese fu in grado di abbatterla velocemente. Il [[16 marzo]], Hitler si recò in Cecoslovacchia e dal [[Castello di Praga]] proclamò Boemia e Moravia un [[protettorato]] tedesco ([[Protettorato di Boemia e Moravia]]).
 
Così, la Cecoslovacchia indipendente crollò alla vigilia dell'aggressione straniera anche per le tensioni interne. Di conseguenza, la Cecoslovacchia interbellica che era stata idealizzata dai suoi padri fondatori come unico baluardo della democrazia, circondata da regimi [[fascismo|fascisti]] e [[autoritarismo|autoritari]], fu annientata. Fu anche condannata dai suoi detrattori come creazione artificiale degli intellettuali e impossibile da portare avanti. Queste idee avevano un fondo di verità: la Cecoslovacchia interbellica comprendeva terre e popoli che erano ben lontani dall'essere integrati in un moderno stato-nazione. Inoltre, la predominanza dei cechi, che avevano sofferto la discriminazione durante gli [[Asburgo]], non fu in grado di relazionarsi con le richieste delle altre nazionalità, anche se è da riconoscere che alcune delle richieste delle minoranze servirono come mero pretesto per giustificare l'intervento della Germania nazista. Considerando però che la Cecoslovacchia fu in grado di mantenere un'economia accettabile e un sistema politico democratico anche in tali circostanze, l'esperienza della nazione costituì uno dei traguardi raggiunti nel periodo tra le due guerre.
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La resistenza ceca comprendeva quattro gruppi principali:
* l'esercito coordinato da una grande quantità di gruppi spontanei che costituivano la Difesa della Nazione (Obrana národa, ON) con divisioni nel Regno Unito e in Francia;
* i collaboratori di Beneš, guidati da Prokop Drtina, che crearono il Centro Politico (Politické ústředí, PÚ). Il PÚ fu quasi distrutto dagli arresti del [[novembre]] [[1939]], dopo i quali presero il controllo giovani politici;
* gli intellettuali social democratici e di sinistra, in associazione con gruppi come i sindacati e le istituzioni educative, che costituirono il Comitato per la Petizione "Noi Restiamo Fedeli" (Petiční výbor Věrni zůstaneme, PVVZ).
* il [[Partito Comunista Cecoslovacco]] (KSČ); esso era stato uno degli oltre venti partiti politici della [[Prima Repubblica cecoslovacca]] democratica, ma non aveva mai ottenuto voti sufficienti per destabilizzare il governo democratico. Dopo gli Accordi di Monaco, il partito fu dichiarato illegale e divenne un'organizzazione clandestina con sede a [[Mosca]]. Fino al [[1943]], tuttavia, la resistenza del KSČ fu debole; il [[patto Molotov-Ribbentrop]], di [[patto di non aggressione|non aggressione]] tra nazisti e sovietici, aveva lasciato il KSČ in secondo piano. Sempre fedele alla linea sovietica, il KSČ rimase però un fronte attivo contro i nazisti dopo l'[[Operazione Barbarossa|attacco della Germania contro l'URSS]] nel [[giugno]] [[1941]].
 
Fatto largamente non riconosciuto al giorno d'oggi, è che migliaia di truppe ceche combatterono con gli inglesi durante la guerra in aree come il [[Nord Africa]].
 
I gruppi democratici — ON, PÚ, e PVVZ — si unirono all'inizio del [[1940]] e costituirono il Comitato Centrale di Resistenza Interna (Ústřední výbor odboje domácího, ÚVOD); coinvolto principalmente nella formazione di un'intelligence, l'ÚVOD cooperò con un'organizzazione di intelligence sovietica a [[Praga]]. A seguito dell'invasione nazista dell'[[Unione Sovietica]] nel [[giugno]] [[1941]], i gruppi democratici tentarono di creare un fronte unito che includesse il KSČ. La nomina di Heydrich in autunno ostacolò gli sforzi; nella metà del [[1942]] i nazisti riuscirono a sterminare gli elementi con più esperienza delle forze di resistenza ceche.
 
Le forze ceche si riunirono nel 1942 e nel [[1943]]; il Consiglio dei Tre (R3), in cui l'organizzazione segreta comunista era fortemente rappresentata, emerse come punto focale della resistenza. Il R3 si preparò ad assistere gli eserciti liberanti degli [[Stati Uniti]] e dell'Unione Sovietica. In cooperazione con le unità di partigiani dell'[[Armata Rossa]], R3 sviluppò le attività di [[guerriglia]].
 
L'attività di guerriglia si intensificò dopo la formazione di un governo provvisorio cecoslovacco a [[Košice]] il [[4 aprile]] [[1945]]; i "Comitati Nazionali" assunsero l'amministrazione delle città, quando i tedeschi furono espulsi. Più di 4.850 comitati si formarono tra il [[1944]] e la fine della guerra, sotto la supervisione dell'Armata Rossa. Il [[5 maggio]] ebbe inizio una [[Rivolta di Praga|rivolta nazionale]] a [[Praga]], e il neonato Consiglio Nazionale Ceco (Česká národní rada) assunse quasi subito la leadership della rivolta. Furono erette più di 1.600 barricate in tutta la città, e circa 30.000 uomini e donne cechi combatterono per tre giorni contro le 37.000-40.000 truppe tedesche, spalleggiate dai carri armati e dall'artiglieria. L'[[8 maggio]] la [[Wehrmacht]] tedesca capitolò; le truppe sovietiche arrivarono il [[9 maggio]].
 
=== Insurrezione nazionale slovacca ===
{{vedi anche|Insurrezione nazionale slovacca}}
La rivolta nazionale slovacca del [[1944]] fu una battaglia armata tra la [[Wehrmacht]] tedesca e le truppe ribelli slovacche, al termine della [[seconda guerra mondiale]] ([[agosto]]-[[ottobre]] 1944). Si svolse principalmente a [[Banská Bystrica]].
 
L'esercito slovacco ribelle, formato per combattere i nazisti, contava circa 18.000 soldati ad agosto, cifra che aumentò prima a 47.000, con la mobilitazione del [[9 settembre]] [[1944]], e poi a 60.000, più 20.000 partigiani. Tuttavia, alla fine di agosto, le truppe tedesche furono in grado di disarmare l'Esercito Slovacco Orientale, che era il meglio equipaggiato, e pertanto riuscì a diminuire la forza dell'esercito slovacco. Molti membri di questa forza furono inviati a campi di concentramento nel [[Terzo Reich]]; altri scapparono e si unirono ai partigiani o tornarono a casa.
 
Gli slovacchi furono aiutati nella rivolta da soldati e partigiani dell'[[Unione Sovietica]], della [[Francia]], delle [[terre ceche]] e della [[Polonia]]. In totale, 32 nazioni furono coinvolte nell'insurrezione.
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=== Governo cecoslovacco in esilio ===
{{vedi anche|Governo cecoslovacco in esilio}}
[[Edvard Beneš]] si era dimesso da [[Presidente della Cecoslovacchia]] il [[5 ottobre]] [[1938]], dopo il colpo di stato nazista. A [[Londra]], egli ad altri esiliati cecoslovacchi, organizzarono un [[governo in esilio]], e negoziarono per ottenere il riconoscimento internazionale per il governo, e l'abrogazione degli [[Accordi di Monaco]] e delle loro conseguenze. Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, fu costituito in Francia un Comitato Nazionale, che sotto la presidenza di Beneš cercò il riconoscimento internazionale come [[governo cecoslovacco in esilio]]. Questo tentativo condusse a qualche piccolo successo, come il trattato franco-cecoslovacco del [[2 ottobre]] [[1939]], che permetteva la ricostituzione dell'esercito cecoslovacco in territorio francese, ma il riconoscimento non fu raggiunto. L'esercito cecoslovacco in Francia fu poi costituito il [[24 gennaio]] [[1940]] e le unità della I Divisione Fanteria presero parte nelle ultime battute della [[Campagna di Francia]].
 
Beneš sperava per la restaurazione dello stato cecoslovacco [[Prima Repubblica cecoslovacca|nella sua forma precedente agli Accordi di Monaco]]. Il governo in esilio, con Beneš come Presidente della Repubblica, fu istituito nel [[giugno]] [[1940]] nel [[Regno Unito]], ad [[Aston Abbotts]], e il [[18 luglio]] 1940 fu riconosciuto dal governo inglese. In seguito, l'[[URSS]] (nell'estate del [[1941]]) e gli [[USA]] (nell'inverno) riconobbero il governo in esilio. Nel [[1942]] il ripudio da parte degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] degli Accordi di Monaco stabilì la continuità politica e legale della [[Prima Repubblica cecoslovacca]] e il riconoscimento [[de iure]] della presidenza [[de facto]] di Beneš. Il successo dell'[[Operazione Anthropoid]], che causò il [[27 maggio]] l'assassinio di alcuni dei principali uomini di Hitler, influenzò gli Alleati nel rifiuto degli Accordi di Monaco.
 
Gli Accordi di Monaco erano stati precipitati dalle attività sovversive dei [[tedeschi dei Sudeti]]. Durante gli ultimi anni di guerra, Beneš lavorò per la risoluzione dei problemi della minoranza tedesca e ricevette il consenso degli Alleati per una soluzione basata sul trasferimento, dopo la guerra, della popolazione tedesca dei [[Sudeti]]. La Prima Repubblica si era basata su una politica occidentale, in materia di affari esteri, e gli Accordi di Monaco ne furono il risultati. Beneš cercò di rafforzare la sicurezza cecoslovacca contro una futura aggressione tedesca tramite alleanze con la [[Polonia]] e l'URSS; quest'ultima, tuttavia, non fu d'accordo ad un'intesa tripartita cecoslovacco-polacco-sovietica. Nel [[dicembre]] [[1943]] il governo di Beneš concluse un trattato solo con i sovietici.
 
L'interesse di [[Edvard Beneš]] nel mantenere relazioni amichevoli con gli USA fu motivato anche dal desiderio di non incoraggiare i sovietici ad un [[colpo di stato]] comunista post-bellico in [[Cecoslovacchia]]. Beneš operò per portare i comunisti cecoslovacchi esiliati nel Regno Unito in cooperazione con il suo governo, offrendo ampie concessioni, tra cui la [[nazionalizzazione]] dell'industria pesante e la creazione di comitati popolari locali al termine del conflitto. Nel [[marzo]] [[1945]], egli assegnò posizioni chiave del governo a comunisti cecoslovacchi esiliati a [[Mosca]].
 
== Fine della guerra ==
[[File:Prague liberation 1945 konev.jpg|thumb|250px|Gli abitanti di [[Praga]] salutano il [[Maresciallo dell'Unione Sovietica]] [[Ivan Konev]].]]
L'[[8 maggio]] [[1944]] Beneš siglò un accordo con i leader sovietici affermando che il territorio cecoslovacco liberato dall'esercito russo sarebbe stato posto sotto controllo civile cecoslovacco.
 
Il [[21 settembre]], le truppe cecoslovacche costituite in Unione Sovietica liberarono il villaggio di [[Kalinov]], liberarono il primo insediamento cecoslovacco presso il [[Passo di Dukla]], nella [[Slovacchia]] nord-orientale. La Cecoslovacchia fu liberata principalmente dalle truppe sovietiche (l'[[Armata Rossa]]), sostenute dalla resistenza ceca e slovacca, da est a ovest; solo la [[Boemia]] sud-occidentale fu liberata da altre forze alleate da ovest. Ad eccezione delle brutalità commesse dall'occupazione tedesca in Boemia e [[Moravia]], la Cecoslovacchia soffrì relativamente poco per la guerra.
 
I sovietici stabilirono un governo provvisorio cecoslovacco nella città della Slovacchia orientale di [[Košice]], il [[4 aprile]] [[1945]]. L'amministrazione delle città, quando i tedeschi furono espulsi, fu assunta dai Comitati Nazionali, supervisionati dai sovietici. [[Bratislava]] fu liberata dai sovietici il [[4 aprile]]; [[Praga]] solo il [[9 maggio]], durante l'[[Offensiva di Praga]]. Quando arrivarono i sovietici, Praga era già in uno stato generale di confusione, a causa della [[Rivolta di Praga]]. Sia le truppe sovietiche che quelle alleate si ritirarono dalla [[Cecoslovacchia]] lo stesso anno.
 
Si stima che in [[Cecoslovacchia]], durante la [[seconda guerra mondiale]], morirono circa 400.000 persone.<ref>[http://www.historyplace.com/worldwar2/timeline/statistics.htm Statistiche della seconda guerra mondiale]</ref> Circa 144.000 soldati sovietici morirono per la liberazione della nazione.<ref>[http://www.vor.ru/55/Monument/Mon_eng.html Gli annali della grande guerra patriottica riflessi nei memoriali di guerra]</ref>
 
=== Annessione dell'Ucraina carpatica (Rutenia subcarpatica) all'URSS ===
Nell'[[ottobre]] [[1944]] l'[[Rutenia subcarpatica|Ucraina carpatica]] fu conquistata dai sovietici. Fu inviata una delegazione cecoslovacca, capeggiata da František Nemec, per mobilitare la popolazione locale per formare un esercito cecoslovacco e per preparare elezioni in cooperazione con i comitati nazionali da poco istituiti. L'attaccamento alla Cecoslovacchia era però molto debole nell'[[Ucraina]] carpatica; la proclamazione di [[Edvard Beneš]] dell'[[aprile]] 1944 escludeva gli ex collaborazionisti [[ungheresi]], [[tedeschi]] e i russofili [[ruteni]] seguaci di [[Andrej Brody]] e del Partito Fencik (che aveva collaborato con gli ungheresi) dalla partecipazione politica. Circa un terzo della popolazione fu quindi esclusa. Un altro terzo era composto da comunisti; rimaneva quindi un terzo della popolazione che era fedele alla repubblica cecoslovacca.
 
All'arrivo nell'Ucraina carpatica, la delegazione cecoslovacca pose i propri quartier generali a [[Chust (Ucraina)|Chust]], ed il [[30 ottobre]] emise la proclamazione di mobilitazione. Le forze militari sovietiche impedirono la stampa e l'invio della proclamazione cecoslovacca e procedettero con l'organizzazione della popolazione locale; le proteste del governo di Beneš rimasero inascoltate. Le attività sovietiche portarono gran parte della popolazione locale a credere imminente l'annessione all'URSS. Alla delegazione cecoslovacca fu anche impedito di istituire relazioni cooperative con i comitati nazionali locali, promosso dai sovietici. Il [[19 novembre]], i comunisti si riunirono a [[Mukačeve]], ed emisero una risoluzione che richiedeva la separazione dell'Ucraina carpatica dalla Cecoslovacchia, e la sua incorporazione nella [[RSS Ucraina|Repubblica Socialista Sovietica Ucraina]]. Il [[26 novembre]] il Congresso dei Comitati Nazionali accettò unanimemente la risoluzione dei comunisti; il congresso elesse il Consiglio Nazionale e inviò una delegazione a [[Mosca]] per discutere dell'unione. Fu chiesto alla delegazione cecoslovacca di lasciare l'Ucraina carpatica; seguirono poi i negoziati tra Cecoslovacchia e Mosca. I comunisti sia cechi che slovacchi incoraggiarono Beneš a cedere l'Ucraina carpatica; l'URSS acconsentì a ritardare l'annessione fino al periodo post-bellico, per evitare di compromettere la politica di Beneš, basata sulle frontiere precedenti agli Accordi di Monaco.
 
Il trattato che cedette l'[[Rutenia carpatica|Ucraina carpatica]] all'[[Unione Sovietica]] fu firmato nel [[giugno]] [[1945]]. I cechi e gli slovacchi che vivevano nella regione e gli [[ucraini]] (ruteni) che vivevano in Cecoslovacchia poterono scegliere se acquisire la cittadinanza cecoslovacca o sovietica.
 
=== Pulizia etnica e genocidio dei tedeschi dei Sudeti ===
Il governo di coalizione del Fronte Nazionale, costituito a Kassa nell'aprile 1945, emise dei decreti che prevedevano l'espulsione di tutti i [[tedeschi dei Sudeti]], con l'eccezione di coloro che avevano dimostrato lealtà alla repubblica. Le proprietà tedesche sarebbero state confiscate senza ricompensa. Non vennero perseguiti solo gli ufficiali del SdP, i nazisti dei Sudeti e i membri della Polizia di Sicurezza nazista, ma anche tedeschi innocenti, tra cui antifascisti, donne e bambini, che furono soggetti a brutalità e torture<ref name="Trier"> Die Sudetendeutschen, Prof. Dr. Gerard Radnitzky, Professore Emerito di Filosofia della Scienza all'Università di Trier, Germania http://www.radnitzky.de/ </ref>.
 
Nel maggio 1945, le truppe cecoslovacche presero possesso dei Sudeti. Fu istituita una commissione amministrativa cecoslovacca composta esclusivamente da cechi. I tedeschi dei Sudeti furono soggetti a misure restrittive e furono destinati a lavori obbligatori e, in alcune aree, ad indossare una ''N'' bianca (che stava per Němec, cioè "tedesco" in [[lingua ceca]]) sui vestiti. Il periodo dopo la guerra fu caratterizzato da atti individuali di crimini di guerra contro i tedeschi, come stupri e assassinii, oltre che espulsioni precipitose. Il [[15 giugno]], tuttavia, Beneš richiamò le autorità cecoslovacche all'ordine. Nel mese di luglio, i rappresentanti cecoslovacchi si appellarono alla [[Conferenza di Potsdam]] ([[Stati Uniti]], [[Regno Unito]] e [[Unione Sovietica]]) e presentarono i progetti per un "trasferimento umano e ordinato" della popolazione dei tedeschi dei Sudeti. In verità, il "trasferimento" causò una [[pulizia etnica]] di larga scala, e non fu condotto in condizioni umane e con ordine, ma con un picco di brutalità che portò a torture e [[genocidio]] di tedeschi<ref name="Zayas">de Zayas, Alfred-Maurice: A Terrible Revenge: The Ethnic Cleansing of the Eastern European Germans 1944-1950, New York: St. Martin's Press, 1994 </ref>
 
La pulizia etnica di 14 milioni di tedeschi dell'[[Europa orientale]] fu organizzata dagli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] alla [[Conferenza di Potsdam]] e causò il [[genocidio]] di 2 milioni di civili tedeschi, in gran parte madri, bambini e anziani<ref name="Trier"/>.
 
La [[pulizia etnica]] e i [[pogrom]] contro i tedeschi, senza riguardo alle loro colpe personali, iniziarono nel [[maggio]] [[1945]]. Al [[31 dicembre]] [[1946]], 1,7 milioni di tedeschi erano stati deportati verso la zona americana e 750.000 verso la zona sovietica, e molti di essi furono torturati. Un numero sconosciuto fu giustiziato come al [[massacro di Postelberg]], il [[massacro di Aussig]] e la [[marcia della morte di Brünn]]; l'ex Commissario [[ONU]] per i diritti umani, Prof. Alfred de Zayas, stima che il numero dei civili tedeschi uccisi dai partigiani cechi e dall'[[Armata Rossa]] fu 300.000 <ref name="Zayas"/>. Molti di questi crimini non furono di "vendetta spontanea", ma furono azioni calcolate e pianificate dal governo di [[Edvard Beneš]]<ref name="Zayas"/>
Circa 225.000 tedeschi rimasero in [[Cecoslovacchia]], e 50.000 di essi emigrarono o furono espulsi dopo poco tempo.
 
Gli accordi di [[Potsdam]] riguardarono solo i tedeschi. Le decisioni riguardanti la minoranza ungherese spettarono al governo cecoslovacco; la sistemazione di circa 700.000 ungheresi fu esaminata a Kassa e riaffermata dal Fronte Nazionale. [[Budapest]], tuttavia, si oppose ad un trasferimento unilaterale. Nel [[febbraio]] [[1946]], il governo ungherese acconsentì al fatto che la Cecoslovacchia espatriasse tanti ungheresi quanti erano gli slovacchi in Ungheria che volevano tornare in patria. Di conseguenza, nel [[1948]], 89.660 persone si spostarono dalla Cecoslovacchia all'Ungheria, e 71.787 nella direzione opposta.
 
Il territorio ceduto alla [[Polonia]] nel [[1938]] e restituito alla [[Slovacchia]] dopo l'[[Campagna di Polonia|invasione nazista della Polonia]], in accordo coi termini dell'accordo tedesco-slovacco del [[21 novembre]] [[1939]], divenne parte dello stato cecoslovacco restaurato nel [[1945]]. La minoranza polacca (100.000 persone) ottenne piene libertà civili; tuttavia, le organizzazioni della minoranza subirono restrizioni, e le loro proprietà furono confiscate.
 
Circa 80.000 [[ebraismo|ebrei]] cechi furono uccisi dai nazisti durante la [[seconda guerra mondiale]], principalmente a [[Campo di concentramento di Theresienstadt|Terezin]]. Nel [[2006]], la [[Repubblica Ceca]] istituì il [[Giorno della Memoria]] per l'[[Olocausto]], durante il quale furono pubblicamente letti per quattro ore a [[Praga]] i nomi degli ebrei cechi vittime dello sterminio.