Efisio Marini: differenze tra le versioni

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[[ImmagineFile:mariniefisio.jpg|thumb|220px|Efisio Marini]]
{{Bio
|Nome = Efisio
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Efisio Marini nacque all'interno di una famiglia di commercianti, numerosa ed abbiente.
Dopo aver conseguito all'[[Università di Pisa]] le lauree in Medicina e Scienze Naturali fece ritorno, nel [[1861]], nella città natale ottenendo un incarico di assistente al Museo di Storia Naturale cittadino, incarico che però non riuscì a soddisfare le ambizioni dello scienziato.
 
Negli stessi anni, elaborò un metodo completamente personale di mummificazione che permette di pietrificare i cadaveri senza effettuare tagli o iniezioni sugli stessi, metodo che sarà poi in grado di invertire restituendo ai corpi il colore e la consistenza originali. Il primo successo con questo tipo di esperimento lo ottenne operando su un braccio umano.
 
Nonostante il valore delle sue scoperte, Marini non godette a [[Cagliari]] di una buona fama tra il popolo, che su di lui faceva girare epigrammi in dialetto improntati a scetticismo e timore superstizioso. Tuttavia, ciò che veramente feriva e indignava Marini era l'indifferenza, o addirittura l'ostilità, riservatagli dal modesto ambiente accademico cagliaritano, nel quale non avrebbe ottenuto la desiderata cattedra. Così, per ambizione e per disgusto verso l'università del capoluogo sardo, compiuti 30 anni lasciò Cagliari dopo aver gettato tutte le sue opere in mare, dal quale si dice traesse ispirazione.
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Nel [[1865]] si trasferì a [[Napoli]], dove stabilì legami con personaggi del mondo non scientifico come [[Giovanni Bovio]], autore dell'epitaffio tutt'ora presente nell'atrio dell'università di Cagliari, e [[Salvatore di Giacomo]].
 
Intanto la sua fama cresceva in tutta Europa e, nel [[1867]], fu invitato all'[[Esposizione Universale]] di [[Parigi]], in occasione della quale pietrificò il piede di una mummia egizia restituendogli poi la consistenza naturale; grazie a quest'opera ottenne l'interessamento di [[Napoleone III]], che diede al celebre chirurgo [[Nelanton]] il compito di controllare la validità del suo operato. Per questo servizio offerto al sovrano, Marini venne insignito della [[Legion d'Onore]].
Lo stesso anno l'autorevole rivista medica "The Lancet" gli dedicò un articolo.
 
Marini, continuando a considerare il suo metodo di pietrificazione la chiave per accedere all'università di Cagliari, continuò a mantenerne gelosamente (e inutilmente) il segreto. In quegli anni mummificò personaggi celebri come [[Luigi Settembrini]] e il [[marchese d'Afflitto]], ed espose i risultati del proprio lavoro a [[Vienna]], [[Londra]], [[Parigi]], [[Milano]], [[Torino]] e [[Roma]]. In tutte queste occasioni Marini mostrò la pietrificazione di sangue, organi interni e persino della mano di una giovane fanciulla.
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Tornato a [[Napoli]] prese ad esercitare la professione di medico, conducendo una vita disagiata, circondato da un alone sinistro creatosi intorno a lui grazie anche alla propria dimora, disseminata di reliquie anatomiche di persone e animali. In questo modo visse tristemente il resto dei suoi giorni, spendendo tutti i suoi averi nelle ricerche ed ossessionato dalla paura che il proprio segreto gli venisse rubato.
 
Morì a Napoli l'[[11 settembre]] del [[1900]] senza rivelare le formule per attuare il suo metodo di imbalsamazione.
 
Le sue opere sono conservate nel [[Museo Anatomico di Napoli]]. Inoltre, nella [[Facoltà di Medicina di Sassari]] è conservata la mano di una fanciulla pietrificata nel 1864 e donata nel 1876 da Efisio Marini alla città come segno di gratitudine per una medaglia d'oro assegnatagli nello stesso anno, uno dei pochi riconoscimenti che gli riservò la sua terra d'origine.