Prima guerra anglo-afghana: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Payu (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
mNessun oggetto della modifica
Riga 38:
L'emiro afgano cercò allora rifugio nell'[[Hindukush]] ma fu inseguito dagli inglesi, cui infine, il 3 novembre 1840, si arrese. Rimase in libertà, invece, il figlio Mohammed Akbar Khan, che si rifugiò nel [[Turkestan]] e che avrebbe dato successivamente filo da torcere agli inglesi<ref>Peter Hopkirk, ''Il Grande Gioco. I servizi segreti in Asia centrale'', pp. 275 e 285</ref>. Dost Mohammed fu quindi mandato in esilio in India.
 
Tuttavia, nell'autunno 1841, un po' per il protrarsi dell'occupazione britannica, un po' per la crisi economica afgana, e un po' anche per l'ira dei locali per le attenzioni eccessive che le truppe britanniche riservavano alle donne afgane<ref>Peter Hopkirk, ''Il Grande Gioco. I servizi segreti in Asia centrale'', p. 275-276</ref>, la situazione precipitò con l'esplosione violentissima a Kabul di una rivolta sanguinosa che cominciò il 2 novembre con l'assalto alla casa dell'agente politico britannico [[Alexander Burnes]], accusato di avere relazioni sentimentali con donne afgane anche sposate e fatto a pezzi insieme al fratello Charles da una turba inferocita<ref>Peter Hopkirk, ''Il Grande Gioco. I servizi segreti in Asia centrale'', pp. 276-280</ref>. Sia il capo missione Macnaghten sia il comandante militare [[William George Keith Elphinstone|Elphinstone]] sottovalutarono la gravità della situazione venutasi a creare nella capitale afgana, scegliendo di lasciare le truppe accampate in accantonamenti distanti dal più difendibile ''Bala Hisar'' ove resisteva Shujah Shah: così anche quest'ultimo fu ferito presso un avamposto degli accantonamenti ove era stato fatto rimanere<ref>Peter Hopkirk, ''Il Grande Gioco. I servizi segreti in Asia centrale'', pp. 286</ref>. L'arrivo a Kabul del figlio di Dost Mohammed, Mohammed Akbar Khan, diede alla rivolta un capo che si segnalò per crudeltà e doppiezza, mancando ripetutamente alla parola data ai britannici e facendo massacrare a tradimento lo stesso Macnaghten nel corso della trattativa per la ritirata dall'Afganistan<ref>Peter Hopkirk, ''Il Grande Gioco. I servizi segreti in Asia centrale'', p. 294-295</ref>. Il generale Elphinstone fu invitato dai suoi ufficiali a diffidare delle promesse di Akbar e ad attaccarne subito le forze ancora abbastanza disunite, ma, non convinto, non raccolse l'invito<ref>Peter Hopkirk, ''Il Grande Gioco. I servizi segreti in Asia centrale'', pp. 297</ref>.
 
Così il primo gennaio 1842 cominciò la tragica ritirata delle truppe e dei residenti britannici , ben sedicimila persone, i quali sfollarono da [[Kabul]] convinti da Akbar che avrebbero potuto raggiungere l'India senza ulteriori attacchi: morirono quasi tutti sulla strada per [[Jalalabad]], anche a causa del gelo perché non furono muniti dell'equipaggiamento necessario per fronteggiare i rigori dell'inverno afgano<ref>Peter Hopkirk, ''Il Grande Gioco. I servizi segreti in Asia centrale'', pp. 301</ref>.