Giacomo da Viterbo: differenze tra le versioni
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Scrisse la sua opera più conosciuta, il trattato '' De regimine christiano'', negli anni tra il [[1296]] ed il [[1303]], epoca in cui si faceva sempre più acuto lo scontro tra [[papa Bonifacio VIII]] ed il re di Francia [[Filippo IV di Francia|Filippo IV ''il Bello'']]. Il lavoro di Giacomo riprendeva le tesi della [[bolla pontificia]] [[Unam Sanctam Ecclesiam|Unam Sanctam]], difendendo l'idea [[ierocratica]], o, meglio, [[teocrazia|teocratica]], ed il diritto del papato ad esercitare il [[potere temporale]]<ref>Si veda in proposito l'edizione succitata del 1993 del ''De regimine christiano'', nella cui introduzione vengono ampiamente trattate tali problematiche.</ref>.
[[papa Bonifacio VIII|Bonifacio VIII]] gli manifestò la sua stima ordinandolo prima [[arcidiocesi di Benevento|arcivescovo di Benevento]], il
Il suo ruolo fu importante anche in occasione della canonizzazione del santo pontefice [[papa Celestino V|Celestino V]] in quanto fu affidata proprio a lui la causa, da parte di [[papa Clemente V]]: per istruire tale causa nel [[1306]] ascoltò non meno di trecento testimoni, tra Campania ed Abruzzo. La morte lo colse alla fine del [[1307]], ma se ne ignora la data precisa<ref>Secondo il Vian (op.cit.) la sua morte va collocata tra il 6 settembre 1307, ultima data in cui il suo nome compare in una lettera di Carlo II d'Angiò, ed una data antecedente il 17 marzo 1308, giorno in cui Clemente V ne nominò il successore alla sede arcivescovile di Napoli, Umberto de Montauro.</ref>, così come non è noto il luogo della sepoltura. Subito dopo la morte fu venerato come santo.
Il suo culto<ref>Sempre secondo Vian (op.cit.) vi sono immagini del Trecento, nel viterbese, nel beneventano e nel napoletano, in cui Giacomo viene raffigurato con l'aureola dei Santi, ad indicare la fama di santità di cui godette sin dalla morte.</ref> venne confermato ''ab immemorabili'' il
==Il ''De regimine christiano'' e le altre opere==
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