Franco tiratore: differenze tra le versioni

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[[File:100franctireur.jpg|right|thumb|Cattura di un ''franc-tireur'' da parte delle truppe prussiane durante la [[guerra franco-prussiana]] nel [[1870]]]]
 
La locuzione, rintracciabile in [[lingua italiana|italiano]] a partire dal [[1870]]<ref name= Borghi>Cfr. Barbara Borghi, [http://www.treccani.it/Portale/sito/lingua_italiana/domande_e_risposte/lessico/lessico_030.html scheda] sulla locuzione pubblicata sul sito della [[Enciclopedia Treccani|Treccani]].</ref>, ha origine militare<ref name= Mazzarino /> ed è un calco del [[lingua francese|francese]] ''franc-tireur''. La prima traccia individuabile dell'espressione si trova nei resoconti giornalistici della [[guerra franco-prussiana]], usata per definire un "combattente o piccolo gruppo di combattenti che pratica azioni di guerra contro truppe regolari per evitare l'occupazione o l'evacuazione di centri abitati"<ref name= Treccani>Cfr. la [http://62.94.111.137/treccani/lemmaN.asp?FONT=0&ID=138035 definizione] del vocabolario Treccani online.</ref>.
 
I ''francs-tireurs'' rappresentarono la prima ossatura dell'[[esercito dei Vosgi]] che, sotto la guida di [[Giuseppe Garibaldi]], combatté nell'ultima fase della guerra franco-prussiana del [[1870]]. Fu al ritorno in Patria dei volontari italiani che la traduzione "franchi tiratori" si diffuse nel nostro Paese.
 
Alcune fonti riportano che l'origine dell'espressione ha, in francese, radici più antiche: i ''franc tireurs'' furono infatti milizie volontarie istituite per difendere la [[Francia]] in occasione delle invasioni del [[1792]] e del [[1815]]<ref name= Deli>Cfr. [[Manlio Cortelazzo]] e [[Paolo Zolli]], ''Dizionario etimologico della lingua italiana'', [[Zanichelli Editore|Zanichelli]], Bologna, 1999, ISBN 8808094286, voce franco1.</ref>. Tali milizie, più note come ''tirailleurs'', vennero inquadrate nell'esercito regolare da [[Napoleone Bonaparte]], dando vita alla [[fanteria|fanteria leggera]].
 
La locuzione tornò d'attualità al termine della [[Prima guerra mondiale]], quando in [[Germania]] furono organizzati alcuni ''[[Freikorps]]'', per l'appunto "corpi franchi"<ref name= Mazzarino />, e nella [[Seconda guerra mondiale]] durante la battaglia di Firenze dell'estate 1944 dove i cosiddetti [[cecchini]] si contrapposero alle forze di liberazione sparando dai tetti della città.
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Il prestito dal lessico militare a quello politico-giornalistico arrivò negli [[Anni 1950|anni cinquanta]] del [[XX secolo]], quando l'espressione fu utilizzata per la prima volta secondo la definizione corrente<ref name= Borghi />. Di fatto, però, l'espressione conservò l'accezione di [[cecchino]] che, nascosto e dunque imprevisto, provoca danni ad una parte<ref name= Pallotta>Cfr. Gino Pallotta, ''Dizionario politico e parlamentare'', nella raccolta ''Paperbacks società d'oggi'', Newton Compton, Roma, 1976.</ref>.
 
Durante la [[Rivoluzione cubana]], [[Ernesto Che Guevara]] utilizzò lo [[pseudonimo]] ''El Francotirador'' (Il Franco tiratore) per il suo [[Articolo (giornalismo)|articolo]] intitolato ''El principio de la fin'' (L'inizio della fine), nella rubrica ''Sin bala en el directo'' (Senza colpo in canna), sul primo numero del [[giornale]] ''[[El Cubano Libre]]'', [[ciclostile|ciclostilato]] e distribuito clandestinamente nelle zone della [[Sierra Maestra (catena montuosa)|Sierra Maestra]], dal [[novembre]] [[1957]] a metà dell'anno successivo.
 
Secondo il moderno significato, "franco tiratore" è colui che, approfittando del voto a [[scrutinio segreto]], non segue le indicazioni del proprio [[partito politico|partito]] o [[gruppo parlamentare]] cui appartiene<ref name= Mazzarino>Cfr. Giuseppe Mazzarino, ''Peones, pianisti e franchi tiratori fanno cadere l'anatra zoppa - L'informazione politica parola per parola'', Centro documentazione giornalistica, Roma, 2005, ISBN 8885343082, pagina 40.</ref>.