Questione romana: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: overlinking giorni e mesi dell'anno e modifiche minori
Riga 1:
{{Torna a|Risorgimento}}
La "'''questione romana'''" è la controversia relativa al ruolo di [[Roma]], sede del [[potere temporale del papa|potere temporale ]] del [[Pio IX|Papa]] ma, al tempo stesso, capitale d'[[Regno d'Italia|Italia]].
 
== Il neonato Regno d'Italia ==
Il [[17 marzo]] [[1861]], mentre Roma era ancora sotto la sovranità papale, dopo un famoso discorso di [[Camillo Benso Conte di Cavour|Cavour]] alla [[Camera dei deputati]]<ref>Fu il discorso della famosa frase: ''"Noi siamo pronti a proclamare nell'Italia questo gran principio: libera Chiesa in libero Stato"'' e dell'avvertimento lanciato al Papa: ''"Santo Padre, il potere temporale per voi non è più garanzia d'indipendenza"'' [http://archiviostorico.corriere.it/2008/giugno/26/discorsi_dei_politici_libera_Chiesa_co_9_080626015.shtml]</ref>, la città veniva proclamata capitale del nuovo [[Regno d'Italia]]<ref>[http://www.fondazionefeltrinelli.it/dm_0/FF/FeltrinelliPubblicazioni/allegati/risorgimento/discorso_27_marzo_1861.pdf Il discorso di Cavour e il voto della Camera, riportati dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli]</ref>: il presidente del consiglio nel suo discorso aveva, inoltre, ricordato le profonde ragioni storiche che motivavano quella decisione e si era mostrato fiducioso nell'annessione per via militare di Roma all'Italia che avrebbe comportato la cancellazione del plurisecolare [[potere temporale]] della Chiesa.
 
Roma era tuttavia protetta da [[Napoleone III]] che, al contempo, era il principale alleato e protettore del giovane Regno d'Italia. Il [[15 settembre]] [[1864]] la [[Secondo Impero francese|Francia]] e l'[[Regno d'Italia|Italia]] stipulano una [[Convenzione di settembre|convenzione]] con la quale l'Italia si impegna a non attaccare i territori del [[Papa|Santo Padre]], mentre la Francia ritira le sue truppe dai medesimi territori<ref>{{Cita web | url = http://sites.google.com/site/mantualex/home/contesto/Trattato_Parigi_15_sept_1864.pdf?attredirects=0 | titolo = Convenzione stipulata a Parigi tra il Governo francese e quello italiano per la cessazione della occupazione francese in Roma, e per il trasferimento della Metropoli da Torino in altra Città del Regno. Parigi le 15 Septembre 1864. | accesso=15 agosto 2010 | editore = MantuaLex}}</ref>. Assente il consenso francese, le uniche azioni furono condotte da [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]], e si conclusero con le tragiche giornate dell'[[giornata dell'Aspromonte|Aspromonte]] ([[1862]]) e di [[battaglia di Mentana|Mentana]] ([[1867]]).
 
La "questione romana", comunque, non si limitava al solo problema dell'annessione territoriale di Roma, ma chiamava in causa il complesso tema delle relazioni tra [[Chiesa cattolica]] e Regno d'Italia: già gravemente compromesse dalla permanente opposizione al [[Risorgimento]], manifestata da [[Pio IX]] a partire dal [[1849]].
Riga 13:
* fuori dall'Italia: tutta la vita della Chiesa fu condizionata nella seconda metà dell'[[XIX secolo|Ottocento]] dalla "questione romana" e dalla necessità di trovare modi e strumenti che garantissero piena libertà al papa.
 
D'altra parte, lo Stato perseguì una politica particolarmente restrittiva che incideva soprattutto sui beni ecclesiastici.
In particolare, con l'emanazione delle cosiddette [[eversione dell'asse ecclesiastico|leggi eversive]] (legge n. 3036 del [[7 luglio]] [[1866]] e legge n. 3848 del [[19 agosto]] [[1867]]), fu negato il riconoscimento e disposta la soppressione di diversi enti ecclesiastici che, a parere dello [[Stato]], erano ritenuti non necessari al soddisfacimento dei bisogni religiosi della popolazione, con la conseguente devoluzione al demanio del relativo patrimonio.
 
== Dopo porta Pia ==
[[File:Breccia di Porta Pia.jpg|thumb|250px|Breccia di Porta Pia]]
 
Nel [[1870]], alcune settimane dopo la caduta di [[Napoleone III]] ([[battaglia di Sedan]] del [[1º settembre]]), l'esercito italiano si fece più ardito e, guidato dal generale [[Raffaele Cadorna]], entrò in [[Roma]], non più difesa dalle truppe francesi ([[Breccia di Porta Pia]] del [[20 settembre]]), annettendo il millenario [[Stato della Chiesa]] <!--(''[[Debellatio]]'')--> al [[Regno d'Italia]].
Il [[3 febbraio]] [[1871]] [[Roma]] è proclamata capitale del Regno d'Italia <ref>{{Cita web | url = http://sites.google.com/site/mantualex/home/leggi-1865/Legge_n33_1871_Roma_Capitale.pdf?attredirects=0 | titolo = Legge n.33 del 3 febbraio 1871(Gazzetta Ufficiale n.168 del 4 febbraio 1871). Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno N.33 (Serie seconda). Roma capitale del Regno | accesso=15 agosto 2010 | editore = MantuaLex}}</ref>, il [[13 maggio]] [[1871]] veniva approvata la [[Legge delle Guarentigie]], la quale - come dice il suo nome - stabiliva precise garanzie per il [[Papa]] e la [[Santa Sede]].
 
Il [[Papa]] (all'epoca [[Papa Pio IX|Pio IX]]), secondo la suddetta legge, diventava suddito dello Stato Italiano, pur potendo godere di una serie di privilegi rispetto agli altri cittadini. Tuttavia il Pontefice non volle mai accettare una legge unilaterale (fu compilata, infatti, su iniziativa del solo Stato italiano) e, a suo parere, eversiva. Rinunciò, inoltre, alla dotazione annua, fissata in lire 3.225.000.
Riga 27:
Dal [[1871]], sia [[Pio IX]] sia i suoi successori, non uscirono dai [[Palazzi Vaticani]] in segno di protesta, che si protrasse per quasi sessant'anni, fino alla stipula dei [[Patti Lateranensi]] nel [[1929]].
 
Nonostante l'offerta delle Legge delle Guarentigie, i segnali del governo non erano sempre di distensione e di pacificazione. Nel giugno del [[1873]] il governo estese anche a Roma le leggi [[anticlericalismo|anticlericali]] ([[leggi Siccardi]] e successive) e [[1875|due anni dopo]] impose pure al clero l'obbligo del [[Servizio militare di leva in Italia|servizio militare]].<ref>M. Guasco, ''Storia del clero in Italia dall'Ottocento a oggi'', Bari 1997, p. 79</ref>
 
Pio IX nel [[1874]] e [[Leone XIII]] ingiunsero ai cattolici italiani di non recarsi alle urne e con il famoso '' [[non expedit]]'' (in italiano "non conviene", "non è opportuno") prescrissero (per più di trent'anni) di evitare la partecipazione attiva alla vita politica del paese.
 
I pontificati di [[papa Pio X|Pio X]], di [[papa Benedetto XV|Benedetto XV]] e di [[papa Pio XI|Pio XI]] (nei primi tre decenni del [[XX secolo]]) videro, invece, una lenta distensione di rapporti ed un graduale riavvicinamento con lo stato italiano. L'affermazione dei socialisti favorì, inoltre, l'alleanza tra cattolici e liberali moderati ([[Giovanni Giolitti|Giolitti]]) in molte elezioni amministrative, alleanza detta ''clerico-moderatismo''. Segno di questi mutamenti è la lettera enciclica del [[1904]] ''[[Il fermo proposito]]'' <ref>Il testo in [http://www.totustuustools.net/magistero/p10ilfer.htm Magistero Pontificio]</ref>, che, se da un lato conservava il ''non expedit'', ne permetteva tuttavia larghe eccezioni, che poi si moltiplicarono: vari cattolici entrarono, in questo modo, in parlamento, sia pure a titolo personale.
 
== La lenta risoluzione dei contrasti ==
[[File:BrecciaPortaPia.jpg|thumb|250px|Breccia di Porta Pia]]
Immediatamente dopo la fine della [[Prima guerra mondiale]] vi furono i primi contatti fra Santa Sede e Regno d'Italia per porre fine all'annosa controversia con una presa di contatto fra [[monsignor]] [[Bonaventura Ceretti]] e il primo ministro [[Vittorio Emanuele Orlando]]. Alla morte di [[Benedetto XV]] per la prima volta in tutta Italia le bandiere sono poste a mezz'asta.
 
Una decisa apertura nei confronti della Chiesa avvenne all'indomani della [[Marcia su Roma]] con l'introduzione della [[religione cattolica]] nelle scuole, con funzione di ''ancella della [[filosofia]]'' ([[1923]]) e l'autorizzazione ad appendere il [[crocifisso]] nelle aule. Già nel gennaio [[1923]] si aprirono delle trattative segrete con un incontro tra [[Benito Mussolini]] e il [[cardinal Segretario di Stato]] [[Pietro Gasparri]].
 
A partire dall'agosto [[1926]] una serie di incontri riservati, inizialmente ufficiosi, tra il [[consigliere di Stato]] [[Domenico Barone]], negoziatore per lo stato italiano, e l'avvocato [[Francesco Pacelli]] (fratello maggiore di [[Eugenio Pacelli|Eugenio]], futuro [[Pio XII]]) delegato per la Chiesa cattolica, portarono agli accordi che sarebbero stati formalizzati con i [[Patti Lateranensi]]. Alla morte prematura di Barone ([[4 gennaio]] [[1929]]), lo stesso Mussolini assunse in prima persona le trattative finali incontrando più volte Pacelli.
<ref>Vedi: Giacomo de Antonellis, ''La diplomazia segreta del Concordato'' in ''Storia Illustrata'', Numero speciale ''1929 : 50 anni fa nel mondo'', n. 262, Settembre 1979, pp. 30-38.</ref>
 
La "questione romana" si poté dire definitivamente conclusa, quindi, nel [[1929]] con la stipula dei Patti Lateranensi, sottoscritti l'[[11 febbraio]] di quell'anno da Benito Mussolini e da [[papa Pio XI]] rappresentato dal cardinale Gasparri ed entrati in vigore con lo scambio degli strumenti di ratifica il 7 giugno dello stesso anno.
 
I Patti Lateranensi sono richiamati anche nell'articolo 7
<ref>«Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.»</ref>
della [[Costituzione della Repubblica Italiana]], approvato in sede costituente grazie al voto favorevole espresso dai rappresentanti del [[Partito Comunista Italiano|PCI]] a seguito di una precisa scelta politica di [[Palmiro Togliatti]].
Riga 55:
* [[Carlo Cardia]], ''Principi di Diritto Ecclesiastico'', [[Giappichelli Editore]], [[Torino]].
* [[Federico Chabod]], ''L'idea di Roma'', in ''Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896'', [[Bari]], [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], 1951, pp. 179-323.
* [[Hercule De Sauclières]], ''Il Risorgimento contro la Chiesa e il Sud. Intrighi, crimini e menzogne dei piemontesi''. Controcorrente, Napoli, 2003. ISBN 978-88-89015-03-2
* [[Arturo Carlo Jemolo]], ''Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni'', [[Torino]] 1948
* [[Giacomo Martina]], ''Pio IX (1851-1866)'', [[Roma]] 1986, pp. 85-152