Petite messe solennelle: differenze tra le versioni

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|tonalità =
|forma =[[messa (musica)|messa]]
|primaesecuzione =[[14 marzo]] [[1864]]
|opus =
|epocacomposizione =[[1863]]
|duratamedia = 1h.30'
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|titolo=Manoscritto fantasma, parola di musicologo
|contenuto=Il lavoro di revisione della versione originale della ''Petite messe solennelle'' da parte del [[musicologo]] [[USA|statunitense]] [[Philip Gossett]] è stato piuttosto laborioso e, per molti versi, fortuito. <br />
Come lo stesso Gossett ha raccontato in un'intervista<ref>Intervista di Philip Gossett a [http://www.juilliard.edu/update/journal/j_articles204.html Julliard.edu].</ref>, Rossini, per disposizione del committente, fece rappresentare l'opera nella cappella privata del conte Pillet-Wills. Al termine della rappresentazione, il compositore diede al conte una copia del manoscritto per coro, solisti, due pianoforte ed armonium.
 
In anni recenti, il ricercatore statunitense ha avuto non poche difficoltà nel rintracciare a [[Parigi]] gli eredi Pillet-Wills. Solo fortuitamente, nel corso di una colazione di lavoro alla Chicago University è entrato in contatto con persone che conoscevano personalmente esponenti della famiglia parigina i quali, occasionalmente, avrebbero dovuto recarsi negli Stati Uniti di lì a poco tempo. Fu così possibile per Gossett conoscere gli eredi Pillet-Wills e rendere loro visita nel maniero di famiglia a nord di Parigi, onde recuperare una copia del prezioso manoscritto.
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Rossini abbandonò la composizione di opere liriche dopo il successo ottenuto con la sua ultima composizione per il teatro, il ''[[Guglielmo Tell (opera)|Guglielmo Tell]]'' ([[1829]]). Da allora, quando aveva trentasette anni, si dedicò ugualmente alla composizione dedicandosi però alla [[musica da camera]] e [[musica sacra|sacra]] senza pubblicare alcun lavoro eppur lasciando capolavori specialmente in àmbito sacro.
 
Di questi, due sono considerati tra i migliori capolavori della musica del [[XIX secolo]]: lo ''[[Stabat Mater (Rossini)|Stabat Mater]]'', composto nel [[1841]], e la ''Petite messe solennelle'', composta nel [[1863]], cinque anni prima della sua morte ed ultimo ''peccato di vecchiaia'', come il compositore amava definire i suoi lavori di età senile.
 
Capolavoro nuovo, quasi azzardato per anni in cui imperava il [[romanticismo]], con la sua [[melodia]], che solo in seguito sarà valutata come capolavoro rossiniano: esso anticipa i tempi della musica moderna dando nuovi indirizzi estetici e forme avveniristiche che si svilupperanno ben oltre la metà dell'Ottocento per giungere agli inizi del [[XX secolo|Novecento]].
 
La ''Petite messe solennelle'' fu scritta per dodici cantanti, di cui quattro solisti, due [[pianoforte|pianoforti]] e un [[armonium]]. Rossini la volle anche [[orchestrazione|orchestrare]], nel [[1867]], sia perché spinto da più parti ma, soprattutto, ritenendo che se l'orchestrazione fosse stata fatta da qualcun altro musicista dopo la sua morte, l'opera non avrebbe avuto quella caratteristica per cui la scrisse.
 
Al riguardo, sulla partitura tenne a precisare:
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{{quote|Buon Dio, eccola terminata questa umile piccola Messa. È [[musica sacra|musica ''benedetta'' [sacra]]] quella che ho appena fatto, o è solo della ''benedetta'' musica?<ref>Il gioco di parole di Rossini, "''de la musique sacrée ... ou de la sacrée musique''", difficilmente traducibile, è basato sul diverso significato che l'aggettivo "''sacré''" (sacro) assume, in [[Lingua francese|francese]], a seconda che sia collocato prima o dopo il nome a cui è riferito (non diversamente del resto da quanto succede in [[Lingua italiana|italiano]] con l'aggettivo "benedetto"). Questo è il testo originale in francese: «''Bon Dieu; la voilà terminée, cette pauvre petite messe. Est-ce bien de la musique sacrée que je viens de faire, ou bien de la sacrée musique? J'étais né pour l'opera buffa, tu le sais bien! Peu de science, un peu de cœur, tout est là. Sois donc béni et accorde-moi le Paradis''».</ref> Ero nato per l'[[opera buffa]], lo sai bene! Poca scienza, un poco di cuore, tutto qua. Sii dunque benedetto e concedimi il Paradiso.|Gioachino Rossini, Passy, 1863}}
 
Ecco dunque che la ''Petite messe'' può essere considerata il testamento spirituale di Rossini, forse già presago della sua prossima morte.
 
La messa fu eseguita per la prima volta il [[14 marzo]] [[1864]], presso la cappella di famiglia della contessa Louise Pillet-Will, moglie del banchiere Pillet-Will e dedicataria della composizione. All'evento, che fu dato in forma privata, furono invitati anche alcuni critici musicali e musicisti, come [[Giacomo Meyerbeer]], [[Daniel Auber]] e [[Ambroise Thomas]]. Rossini stesso seguì i preparativi per l'esecuzione. Il coro era formato da studenti del Conservatorio, scelti tra i migliori; al pianoforte suonarono Georges Mathias e Andrea Peruzzi, mentre [[Albert Lavignac]], allora solo diciottenne, suonava l'armonium. Le parti dei soli furono cantate dalle sorelle Marchisio, [[Carlotta Marchisio|Carlotta]] (soprano) e [[Barbara Marchisio|Barbara]] (contralto), Italo Gardoni (tenore) e Luigi Agnesi (basso). La messa ottenne grande successo e fu replicata altre volte.
 
L'opera si compone di quattordici pezzi ricchi di inventiva armonica e melodica e si inserisce fra le composizioni di spiccata originalità, fornite di un'alternanza tra musica da chiesa e musica profana: il [[Kyrie Eleison|Kyrie]] per soli, coro, pianoforti e armonium; il [[Gloria in excelsis Deo|Gloria]] per soprano solo e coro, pianoforti e armonium; il Gratias agimus, un terzetto per [[mezzosoprano]], [[tenore]] e [[basso (voce)|basso]]; il Domine Deus, pagina affidata al tenore e preceduta da una introduzione pianistica; il Qui tollis, duetto tra [[soprano]] e [[contralto]] introdotto anch'esso dal pianoforte; il Cum Sancto Spiritu per soli e coro che conclude la prima parte dell'opera.
 
Il [[Credo (liturgia)|Credo]] rappresenta l'inizio della seconda parte della messa ed è per coro. Segue subito dopo il Crucifixus introdotto dal pianoforte, in cui si innesta la voce del [[soprano]]; l'Et resurrexit per soli e coro; il Preludio religioso per pianoforte solo, il brano strumentale più lungo dell'opera, che dura circa otto minuti; il [[Santo (liturgia)|Sanctus]], un coro "[[a cappella]]"; l'O salutaris Ostia, penultimo brano per soprano solo e pianoforte; infine l'[[Agnus Dei]] che chiude la sequenza dei brani della messa, pieno di intensa melodia che presagisce una visione di pace duratura intonata dal contralto, a cui fa eco il coro a voci sole e quindi le voci corali che unitamente al contralto solista ed agli strumenti concludono il capolavoro rossiniano.
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|[[Daniela Dessì]], [[Gloria Scalchi]], [[Giuseppe Sabbatini]], [[Michele Pertusi]] || Orchestra del [[Teatro Comunale di Bologna]] || Coro del [[Teatro Comunale di Bologna]] || [[Riccardo Chailly]] || - || [[Decca Records|Decca]]
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|[[Mirella Freni]] (soprano), [[Lucia Valentini Terrani]] (mezzosoprano), [[Luciano Pavarotti]] (tenore), [[Ruggero Raimondi]] (basso)||[[Leone Magiera]] (pianoforte), Vittorio Rosetta (armonium)|| Coro Polifonico del [[Teatro alla Scala]] || [[Romano Gandolfi]] (direttore) || - || [[Decca Records|Decca]]
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[[Categoria:Composizioni di Gioachino Rossini]]
[[Categoria:musicaMusica sacra]]