Gherardino Malaspina: differenze tra le versioni

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|ruoliricoperti = [[Vescovo]] di [[Diocesi di Luni|Luni]]
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{{Bio
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|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =gennaio
|AnnoMorte =1318
|Attività = vescovo cattolico
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==Biografia==
Fu vescovo della [[Diocesi di Luni]] dal [[1312]]. La sua ascendenza è controversa: alcuni <ref>P. Litta, ''Famiglie celebri italiane'', Fascicolo 133, Malaspina, Parte I, s. l., 1852, tavole III e IV</ref> ritengono sia figlio di Alberto Marchese di [[Filattiera]] e di Fiesca Fieschi, figlia di Niccolò conte di Lavagna e sorella di Alagia, moglie di Moroello Malaspina marchese di Giovagallo; altri lo ritengono figlio di Gabriello marchese di Verrucola.
 
Morto il vescovo [[Antonio Nuvolone da Camilla]], protagonista di quella [[Pace di Castelnuovo]] di cui fu indiscutibile artefice [[Dante Alighieri]], i canonici della Cattedrale elessero Gheradino Malaspina, allora pievano della Pieve di San Piero in Campo presso Pescia, mentre un gruppo di loro, in disaccordo, si riunirono a [[Ponzanello]] ed elessero un certo fra' Guglielmo: questo scisma era dovuto a cause politiche, essendo il primo guelfo e legato ai ''neri'', il secondo ghibellino e dei ''bianchi''. Entrambi si appellarono al Cardinale Napoleone Orsini, che si astenne, ed in seguito a questo Gherardino andò ad [[Avignone]] da [[Papa Clemente V]], che annullò entrambe le elezioni. La sede vacante in un luogo strategico della costa tirrenica spinsero il Re di Francia [[Filippo IV di Francia|Filippo IV]] ''il Bello'' a spingere per far nominare un suo protetto, ma Clemente V, valutata l'onestà, il carattere e le potenti parentele ed amicizie del Malaspina, in grado di permettergli di rivendicare e magari recuperare ciò che col tempo era stato perso, ceduto o alienato, lo nominò vescovo. I calcoli, però, si rivelarono del tutto errati.
 
Sette mesi dopo, nel dicembre 1312 la nomina [[Arrigo VII]], sceso in Italia, nominò [[Guido Novello]] capitano generale della diocesi di Luni e della relativa contea, esautorando in pratica Gherardino: questi quindi si rifiutò di accompagnare il sovrano con i propri armigeri a Roma, reato da espiare ''sub poena privationis feudorum, privilegiorum'', di aiutarlo nell'assedio di Firenze e poi di comparire davanti a lui per discolparsi delle sue disobbedienze, venendo per questo nel febbraio 1313 condannato per fellonia, privato della signoria temporale e messo al bando.
 
Nello stesso periodo Gherardino era fatto oggetto di pesante scherno nella celebre, sferzante ''Epistola IV ai Cardinali'', con cui Dante Alighieri esortava i vescovi riuniti in conclave per la sovvenuta morte di [[Clemente V]] (lo stesso che aveva sancito la fine dei templari e spostato la sede papale ad Avignone) a risolvere l'assurda situazione in cui era precipitata la Chiesa di Roma.
 
Gherardino si rifugiò allora a [[Fucecchio]], confidando in mutamenti della sorte: Arrigo VII morì pochi mesi dopo ma Genova, Pisa, Lucca e i vari Malaspina della Lunigiana si avventarono sulle terre della Diocesi, spartendone i residui diritti e possessi vescovili.