Storia di Belmonte Calabro: differenze tra le versioni

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All'inizio della [[Normanni|dominazione normanna]] si crearono nell'attuale territorio di Belmonte due "casali": Santa Barbara (attuale frazione di Santa Barbara) e Tinga (attuali frazioni Serra, Annunziata e Greci). Gli abitanti di queste località, subordinate alla giurisdizione di [[Amantea]], sorvegliavano costantemente il mare dalle alture onde accorgersi di eventuali sbarchi pirateschi.
 
Nel [[1270]] [[Carlo I d'Angiò]] fece reprimere una sommossa anti-angioina ad [[Amantea]], e per punire questa città insediò suoi fedeli vassalli nei casali vicini. A Santa Barbara venne insediato [[Giovanni Della Rocca]], di [[Catanzaro]], mentre a Tinga andò [[Senatore Sclavello]], di [[Amantea]]. Inoltre il monarca angioino ordinò al Maresciallo del Regno [[Drogone di Beaumont]] di fondare un [[castello]] sull'altura dell'attuale Belmonte, che nacque così.
 
{{quote|''Quadraginta villanorum de Chirico Vallizzo aedificaverunt cittadellam''|Gabriele Turchi, ''Storia di Belmonte''}}
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Nel [[1276]] i Registri della Cancelleria Angioina documentano che Santa Barbara aveva 80 fuochi (circa 350 abitanti) e Tinga 117 fuochi (circa 470 abitanti), mentre Belmonte era semplicemente sede del castello, senza che vi fosse ancora sorto un villaggio attorno.
 
Con la [[Pace di Caltabellotta]] del [[1302]], seguita alla [[Guerra del Vespro]], Santa Barbara vemnne infeudata ''pro comuni et indiviso'' a Folco e Pietro Ruffo di [[Catanzaro]]. Nel [[1305]] Belmonte e Tinga risultano invece divisi tra Roberto Romata di [[Sorrento]] e Berardo e Nicola Mastrogiudice di [[Sorrento]].
 
Nel [[1338]] viene investito Conte di Belmonte Pietruccio Salvacossa di [[Ischia (isola)|Ischia]]. Nel [[1340]] invece Santa Barbara viene concessa a Guglielmo Sacchi. Ma nel [[1345]] Pietro Salvacossa usurpa alla Comunità di [[Amantea]] il casale di Tarifi e al Sacchi quello di Santa Barbara. Interverrà la regina [[Giovanna I di Napoli]] che con un diploma reginale sancisce i limiti del territorio di [[Amantea]] (che includevano anche ciò che oggi è il comune di Belmonte) e rende ai legittimi proprietari ciò che è stato usurpato.
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Belmonte rimase dal [[1443]] al [[1578]] sotto la signoria pressoché ininterrotta dei [[Di Tarsia]].
Fra i principali esponenti di questa casata si ricorda [[Galeazzo di Tarsia|Galeazzo]], secondo Barone di Belmonte, noto anche come [[Galeazzo il Vecchio]], che fu Reggente del Tribunale della Vicaria al tempo di [[Ferdinando il Cattolico]]. Probabilmente a lui si devono i componimenti poetici, pubblicati solo un secolo dopo dal Basile, che in passato la critica ha attribuito al nipote Galeazzo, terzo Barone di Belmonte con questo nome. Quest'ultimo personaggio fu soldato al seguito di Don Garzia de Toledo, figlio del Viceré [[Don Pedro de Toledo]], ed ebbe vita travagliata. Sappiamo che il suo testamento fu redatto a [[Lipari (isola)|Lipari]], al tempo luogo di detenzione. Del ''corpus'' poetico delle rime di [[Galeazzo di Tarsia]] sono da attribuire certamente a quest'ultimo almeno le rime composte in morte della moglie Camilla.
 
Il [[15 luglio]] [[1562]] viene posta la prima pietra del Convento di Santa Maria del Carmine, poco fuori dalle mura del paese. Qui verranno sepolti molti dei Principi di Belmonte, e i Padri Carmelitani assolveranno fino al [[1809]] il compito di istruire i belmontesi.
 
==[[Età moderna]] ([[1572]]-[[1798]])==
Nel [[1572]], ''in defectu filorum masculinorum'', muore l'ultimo dei [[Di Tarsia]] signori di belmonte e il feudo viene messo all'incanto dal Fisco. Verrà acquistato da Diana Di Tarsia, finanziata anche dai maggiorenti belmontesi, per 20.220 ducati nel 1576. Ma la situazione economica della famiglia costringerà l'ultima erede dei Di Tarsia di Belmonte a vendere il feudo allo stesso prezzo di 20.220 ducati a [[Torino Ravaschieri]] dei Conti Fieschi di Lavagna, di [[Genova]].
 
Nel [[1607]] viene fondato il [[Convento dei Cappuccini (Belmonte)|Convento dei Padri Cappuccini]], consacrato nel 1611: lì verranno sepolti altri Principi di Belmonte, primo dei quali Orazio Giovan Battista Ravaschieri.
 
I Ravaschieri si faranno erigere un palazzo sulla piazza del Purgatorio, rivolto verso il mare: è il Palazzo Ravaschieri Della Torre. Ai Ravaschieri succederanno per diritto ereditario i Pinelli nell'amministrazione del feudo, e ai Pinelli i Pignatelli.
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Nel [[1798]], con l'occupazione francese di [[Napoli]], la fuga dei [[Borboni]] a Palermo e la conseguente proclamazione della [[Repubblica Partenopea]], i giacobini belmontesi insorsero piantando un albero della libertà nell'attuale Piazza [[Galeazzo di Tarsia]], sul retro della Collegiata, e abbandonandosi a eccidi e atrocità verso i borbonici. Con l'avanzata del [[cardinal Pietro Ruffo]], però, i giacobini belmontesi abbasseranno la cresta e anche Belmonte rientrò sotto la sovranità dei [[Borboni]].
 
Ma nel [[1806]] i francesi occuparono nuovamente Napoli, i Borboni scapparono ancora a Palermo e salì al trono partenopeo [[Giuseppe Bonaparte]], fratello di [[Napoleone]]. Le truppe del maresciallo Massena si disposero a conquistare la Calabria, ma un pugno di briganti frammisti ai resti dell'esercito regolare borbonico si barricò ad oltranza nei castelli di [[Fiumefreddo]], Belmonte e [[Amantea]].
Belmonte subì così un disastroso assedio, dove la valorosa resistenza dei contro-rivoluzionari venne macchiata dagli eccidi compiuti contro i rivali giacobini e i loro parenti. Alla fine Belmonte venne espugnata, ultimo dei castelli calabresi, il [[17 febbraio]] [[1807]]. ''(Vedi [[Assedio di Belmonte (1806)]])''
 
Nel [[1816]] tornarono i Borboni al trono, e poi nel 1860 Belmonte venne annesso al regno d'Italia.
Il terremoto del [[1905]] danneggiò notevolmente il paese.
 
Nel [[1930]] venne eretto il monumento a [[Michele Bianchi]].
 
Belmonte non è stato coinvolto nella [[seconda guerra mondiale]].
 
==Note==