Enrico Martini (patriota): differenze tra le versioni

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===Dal 1848 al 1851===
 
Tornato in Italia, frequentò per un breve periodo la città di [[Torino]], dove entrò in contatto con [[Cavour]] e soprattutto con [[Carlo Alberto]], con il quale instaurò un rapporto di reciproca stima e fiducia. Proprio questa particolare vicinanza col [[Re di Sardegna]] valse a Martini un ruolo di primissimo piano nelle vicende delle [[Cinque Giornate]] e del [[Governo provvisorio di Milano]]. Iniziata l’insurrezione, il [[21 marzo]] comunicò alla [[Municipalità]] milanese la disponibilità del [[Re]] ad entrare in guerra.
 
Di lì a poco, si scontrò con [[Carlo Cattaneo]], il quale era contrario alla costituzione del Governo provvisorio; prevalse Martini, il Governo venne costituito ed egli ne fu il tramite verso il [[Piemonte]]. Con Carlo Alberto definì tempi e modalità dell'intervento sabaudo, nonché la la fusione di [[Lombardia]], [[Veneto]] e Piemonte, operazione dal conte Martini fortemente voluta.
 
Il Governo provvisorio e l'allontanamento degli austriaci dalla Lombardia ebbero vita breve: il [[9 agosto]] del 1848, a seguito dell'[[armistizio di Salasco]], terminò negativamente la [[prima guerra d'indipendenza]], ma il rapporto con Carlo Alberto, ormai sempre più stretto, procurò a Martini la cittadinanza piemontese e la nomina a [[Capitano di Fregata]], a [[Commendatore]] dell'[[Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro]] e ad [[Ambasciatore]], incarico per il quale fu inviato presso [[Pio IX]] alla ricerca di un'alleanza.
 
La missione diplomatica fallì e Martini tornò a Torino, dove si diede alla politica interna. Fu eletto [[Deputato]] nella [[IV Legislatura del Regno di Sardegna]] per il collegio di [[Genova]]. Da lì si infittirono anche i rapporti con Cavour, ormai protagonista della politica piemontese.
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Intanto cresceva il suo prestigio tra gli esponenti della [[Destra storica]].
 
La sua rinascita politica si interruppe il [[24 aprile]] [[1869]], giorno in cui morì a soli 51 anni.
 
==Memoria==