Pietro Palazzini: differenze tra le versioni

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Morì a Roma l'11 ottobre [[2000]] all'età di 88 anni.
 
Dopo gli studi nella città di [[Cagli]], e presso il Seminario Regionale di [[Fano]], giunse a [[Roma]] dove svolse un'attività straordinaria rischiando la propria vita durante il periodo dell'occupazione nazista, mentre ricopriva il ruolo di Assistente del [[Pontificio Seminario Romano Maggiore]] (1942-1945) affiancando mons. [[Roberto Roca]]. Proprio per l'attività svolta a favore dei rifugiati politici nel periodo bellico è stato insignito della [[Giusti tra le nazioni|Medaglia dei Giusti]] dallo [[Yad Vashem]] dello Stato d'[[Israele]]. Ampio e prestigioso l'elenco dei ruoli che ricopre e che vanno da quello iniziale di professore nel 1945 presso la Facoltà Teologica della [[Pontificia Università Lateranense]] (della quale poco dopo sarà Preside) a quella di [[Arcivescovo titolare]] di [[Arcidiocesi di Cesarea di Cappadocia|Cesarea di Cappadocia]] nel 1962 fino alla dignità cardinalizia alla quale venne elevato da [[Paolo VI]] nel 1973. Destinatario di particolare stima, nonostante avesse già raggiunto i cosiddetti limiti d'età, nel 1992 fu nominato da Sua Santità [[Giovanni Paolo II]] Presidente della Corte di Cassazione ad interim. Uno degli elementi che caratterizzano la vita operosa di Pietro Palazzini è senza dubbio lo studio che è sempre stato profondo e costante, abbinato all'autentica volontà di diffondere la cultura. Dagli anni cinquanta inizia la sua attività di pubblicista quasi inesauribile e che si protrarrà per un ventennio fino agli anni settanta. Autore di un importante ''Trattato di Teologia Morale'' in IV volumi (1953), fu ideatore lungimirante della [[Biblioteca Sanctorum]] (1961) che seppe sapientemente condurre in prima persona. Della certo famosa [[Enciclopedia Cattolica]] fu redattore per la parte giuridica, morale e sociologica (1958-1964). Inoltre egli è l'autore del [[Dizionario di Teologia Morale]] (1966), dei [[Concili Ecumenici]] in VI volumi (1963) e del [[Dizionario Canonistico e Morale]] in IV volumi (1962). Il diploma in Archivistica, Paleografia e Diplomatica conseguito nel 1939 è anche, però, un segno rivelatore, oltre che una base notevole, che attesta la sua ricerca in campo storico. A lui si devono illuminanti studi condotti con profondo rigore scientifico e concernenti proprio le sue terre di origine. Non fu certo assente neppure alla stesura dei libri che il fratello mons. [[Giuseppe Palazzini]] ebbe a dedicare in particolare a [[Piobbico]] e a [[Cagli]]. Autenticamente umile, sempre schivo della mondanità, incalzante in ogni colloquio al fine di giungere rapidamente al nocciolo delle questioni, Palazzini va certo ricordato anche per il suo impegno rivolto alla tutela dei beni culturali. Non è un caso che l'eminente porporato oltre ad essere canonico onorario della [[Concattedrale di Cagli|Basilica Cattedrale di Cagli]] sia anche dal 1984 cittadino onorario della stessa città. Cagli gli deve molto perché ai tanti che hanno bussato alla sua porta è difficile trovare qualcuno che non abbia ricevuto il suo conforto e soccorso. Personalmente, scrive Alberto Mazzacchera, ''posso attestare l'impegno generoso del card. Pietro Palazzini per vari beni culturali cagliesi per la cui tutela mi sono rivolto proprio a lui. Lo conobbi, pochi giorni prima del Natale 1989, proprio per la questione delle coperture della vasta Basilica Cattedrale di Cagli. Subito dopo fui al suo fianco quale segretario del Centro Studi Avellaniti, l'istituzione culturale fondata negli anni settanta dallo stesso e presieduta ma anche materialmente diretta con indicibile impegno fino a larga parte degli anni novanta del XX secolo''. Per Piobbico il cardinale Palazzini, dove amava riparare dalla calura estiva romana, non ha lesinato energie. A lui si deve innanzitutto il recupero del castello dei Brancaleoni che senza ombra di dubbio oggi sarebbe, diversamente, ridotto a poca cosa. Si tratta, come scriveva Maria Luisa Polichetti nel 1985, di un recupero ''emblematico anche per le modalità con cui esso è andato realizzato. Avviato per volontà della comunità di Piobbico, è stato realizzato dallo Stato, e per esso dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali attraverso i suoi organi centrali e periferici''. Un'operazione, quella del castello dei Brancaleoni, avviata nel 1961 e che trova una sua concretizzazione con la chiusura della trattativa di vendita nel 1970 e il passaggio, dietro versamento del corrispettivo di £ 29.600.000, tra le proprietà statali. Il palazzo, rammenta sempre Polichetti, ''giaceva ormai nell'abbandono, era poco conosciuto ed era trattato alla stregua di magazzino, deposito o alloggio per famiglie meno abbienti''. Liberati gli ambienti dalle famiglie che lo occupavano grazie alla costruzione di alloggi popolari, nel 1971 la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici pone mano ai primi lavori di restauro, anche se un vero e proprio piano organico per le successive opere viene stilato solo verso la fine degli anni settanta, quando ormai le situazioni di pericolo erano state finalmente eliminate. L'opera di restauro proseguirà fino ai giorni nostri vista la vastità e complessità dell'edificio. L'impegno del cardinale Palazzini venne giustamente sottolineato nel 1985 nel discorso di apertura del convegno di studi I Brancaleoni e Piobbico da parte dell'Assessore alla Cultura del Comune di Piobbico che affermava ''qui mi corre l'obbligo di ricordare l'incessante interessamento dei fratelli Palazzini, Mons. Giuseppe e Sua Eminenza il Cardinale Pietro, che con tenacia sono riusciti a superare ogni ostacolo durante il lungo iter burocratico'' concernente le fasi di recupero del castello dei Brancaleoni. Per questo suo notevolissimo impegno nel 1992, su proposta della Delegazione di Cagli, Sua Eminenza Rev.ma fu nominata Socio Onorario dell'''Istituto Italiano dei Castelli''. S. Em. il Card. Palazzini insignito quale Cavaliere di Collare dell'Ordine Militare di S. Brigida fu Gran Priore fino alla Sua morte.

È un piccolo segno che si aggiunge alle prestigiosissime quanto numerose onorificenze italiane e straniere delle quali il card. Palazzini è stato giustamente insignito. A questo uomo di corporatura minuta capace di porgere le proprie autentiche sentite scuse in caso di errore, e grande spiritualmente e culturalmente va il ringraziamento di avere difeso la propria terra con le rispettive emergenze culturali. La sua vita per la quale non si è mai risparmiato in nulla può essere ben compresa nella lettera che Sua Santità Giovanni Paolo II gli ha indirizzato il 6 dicembre 1984 dove è riportata in particolare la frase ''non ha certamente nascosto sotto la terra i talenti ricevuti ma li hai, operando moltiplicato''. È un sigillo straordinario ad una vita esemplare.
Le esequie sono state celebrate da Sua Santità Giovanni Paolo II all'altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro. Le spoglie mortali per volontà del defunto sono state, infine, portate (grazie all'impegno congiunto del conte Alessandro Rigi Luperti, di Leo Rossi e del dott. Raffaele Pierro) il 27 novembre 2008 nella chiesa di San Girolamo alla Carità in Roma dove sono quelle del fratello mons. [[Giuseppe Palazzini]].