Museo nazionale archeologico ed etnografico G. A. Sanna: differenze tra le versioni

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La struttura si suddivide in tre sezioni: [[Archeologia|archeologica]], [[Etnografia|etnografica]], [[Pittura|pittorica]].
 
==Storia del museo==
L'origine ufficiale del museo risale al Regio Decreto n. 284 del 19 febbraio 1931 quando venne sancita la nascita del Regio Museo di Antichità ed Arte [[Giovanni Antonio Sanna]] intitolato all'omonimo deputato del Regno di Sardegna.
Il Sanna aveva già donato, come lascito testamentario una collezione di 250 dipinti e gli altri reperti, in massima parte di origine archeologica e provenienti dagli scavi di "Turris Libyssonis" ma mancò per molti anni una sede opportuna per ospitare le opere.
 
Fu la figlia del Sanna stesso, Zelì Castoldi Sanna a donare alla città il terreno per il museo e a commissionarne il progetto, eseguito tra l'aprile 1925 e il dicembre 1929 all'architetto [[Michele Busiri Vici]].
 
Al museo così creato si aggiunsero successivamente altre collezioni private (Chessa, Dessì, Clemente ecc...) ed i reperti acquisiti, dal 1958, attraverso ricerche e scavi, dalla locale Soprintendenza per i Beni Archeologici.
 
Negli anni Settanta Ercole Contu provvide ad un radicale rinnovo del museo, proponendo un ordinamento cronologico e topografico comprensibile ad un pubblico più vasto.
 
Riaperto nel 1986, negli ultimi anni il Museo Sanna è stato interessato da importanti lavori per l’abbattimento delle barriere architettoniche, la creazione di un padiglione per le esposizioni temporanee ed il riallestimento della sala di “[[Monte d’Accoddi]]” e la sala "romana".
 
Nel marzo 2000 è stata inaugurata la nuova “Sezione medievale e moderna”.
 
Dal 2010 la collezione pittorica non è più esposta nelle sale del museo, ma è visitabile presso la [[Museo Sassari Arte|Pinacoteca Nazionale Mus'A]] di Sassari in via Santa Caterina.
 
==Bibliografia==