I Raggruppamento Motorizzato: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Aieieprazu (discussione | contributi)
m Aieieprazu ha spostato la pagina Primo Raggruppamento Motorizzato a 1º Raggruppamento Motorizzato tramite redirect
Aieieprazu (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Riga 1:
{{Infobox unità militare
|Nome = Primo Raggruppamento Motorizzato
|Immagine = [[File:Scudetto raggruppamento mot.jpg|160 px]]
|Didascalia = Scudetto del Primo Raggruppamento Motorizzato
|Attiva = [[1943]] - [[1944]]
|Nazione = {{ITA 1861-1946}}
Riga 52:
|Testo_vario1=
}}
Il '''Primo Raggruppamento Motorizzato''' fu un'unità da combattimento del [[Regio Esercito]] costituita a livello di [[brigata]].
 
Creato a [[San Pietro Vernotico]] ([[Provincia di Brindisi|BR]]) il 26 settembre [[1943]]<ref>Ordine di Protocollo n. 761 del Comando LI Corpo d'Armata. Cfr. Riccardo Scarpa, ''Vecchio e nuovo nelle Forze Armate del Regno d'Italia'' in ''La riscossa dell'Esercito. Il Primo Raggruppamento Motorizzato - Monte Lungo'', atti del convegno del Centro Studi e Ricerche Storiche sulla Guerra di Liberazione</ref> in piena [[Seconda guerra mondiale]] per partecipare alla [[Campagna d'Italia (1943-1945)|Campagna d'Italia]] al fianco degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]], il Raggruppamento fu comandato dal [[generale]] [[Vincenzo Dapino]], a cui succedette il generale [[Umberto Utili]] sotto il quale venne ingrandito e trasformato nel [[Corpo Italiano di Liberazione]].
Riga 71:
Infine, a metà novembre dallo Stato Maggiore del Regio Esercito giunse l'ordine di inviare in licenza illimitata i sottufficiali non di carriera e i militari di truppa delle classi 1911 e 1912. Per il Raggruppamento significò la perdita di circa 600 uomini fra i più addestrati, a tre-quattro settimane dal previsto impiego operativo<ref>Questo provvedimento spinse Dapino a precipitarsi a Brindisi per protestare con il maresciallo Messe - da poco succeduto a D'Ambrosio al Comando Supremo. Cfr. Boscardi, cit. pp. 213 e 214</ref>. Il generale Dapino non riuscì ad ottenere dal governo l'assegnazione di una indennità speciale di operazioni, in maniera da rendere il soldo percepito dai combattenti italiani non troppo inferiore a quello elargito dalla 5ª Armata USA ai propri militari: un fatto che incise negativamente sul morale, tanto da spingere il comandante a concedere di sua iniziativa un assegno straordinario di 10 lire per la truppa e 18 per i marescialli<ref>Lo SMRE approvò il fatto compiuto appena prima di far entrare in linea l'unità. Cfr. Boscardi, cit. 214</ref>. In compenso - dal comando USA della 5ª Armata - Dapino ottenne una tabella viveri simile a quella americana, ma che non comprendeva alcuni generi di conforto, come il vino e le sigarette. Per questa necessità tuttavia il ministero della Guerra di Brindisi rifiutò (l'11 dicembre, dopo il primo combattimento a Monte Lungo) un invio - poiché "codesto Raggruppamento svolge attività a favore degli Alleati ed è da questi vettovagliato". Dapino anche in questo caso dichiarò che in mancanza di rifornimenti, avrebbe provveduto a comprare di sua iniziativa quanto necessario alla truppa<ref>Cfr. Boscardi, cit. pp. 214 e 215</ref>. Dapino rispose con una protesta formale il 19 dicembre. Contestò la decisione del Ministero e annunciò che avrebbe continuato a distribuire generi di conforto "ogni qual volta le truppe ne abbiano la necessità. Soldati che vivono per più giorni in posizioni di montagna, al freddo e alla pioggia, senza poter fare la tenda e confezionare il rancio e sottoposti a continue azioni di fuoco dell'avversario, e reparti che fanno faticose corveès notturne per trasportare in linea munizioni, viveri ed acqua non svolgono attività a favore degli Alleati ma rappresentano le sole truppe dell'Esercito Italiano che presentemente stanno combattendo"<ref>Cfr. Boscardi, cit. p. 215</ref>. In generale - tuttavia - il morale delle truppe veniva considerato alto tanto dai comandi italiani che da quelli alleati<ref>Cfr. Boscardi, cit. pp. 217 e ss.</ref>
 
L'equipaggiamento dell'unità invece lasciava molto a desiderare. Secondo gli osservatori alleati, "...il materiale oltre che essere insufficiente, fa pietà" e in una nota degli osservatori alleati uno degli interpreti italiani colse la frase "...sono degli straccioni..."<ref>Boscardi, cit. p. 219</ref>. Contemporaneamente ''[[Radio Londra'']] il 4 novembre parlava di un "forte e potente raggruppamento motorizzato" "dotato delle migliori e più potenti armi"<ref>Boscardi, cit. p. 220</ref> ma che verrà ironicamente denominato ''moto-appiedato''<ref name =amicistoria/>. La precarietà iniziava dalle uniformi, logore e raccogliticce. In una lettera che il generale Dapino inviò ai comandi del LI corpo e allo SMRE, veniva elencata la mancanza di depositi di munizioni, automezzi, pneumatici e pezzi di ricambio, strumentazione del battaglione Genio, scarpe, giubbe per i motociclisti e impermeabili. La lettera rimase senza risposta<ref>Cfr. Boscardi, cit. pp. 221 e 222</ref>.
 
Il Raggruppamento per essere effettivamente "motorizzato" era stato dotato di tutti i camion reperiti, molti dei quali in condizioni più che precarie. Tuttavia forti problemi furono causati dalla requisizione dei mezzi efficienti del LI Corpo d'Armata ordinata dagli Alleati<ref>Braccini, cit. p. 99 e Boscardi, cit. pp. 211 e ss.</ref>. Inoltre gli Alleati - i britannici in particolare - avevano requisito al LI Corpo anche uniformi ed equipaggiamenti da destinare con urgenza ai partigiani iugoslavi, svuotando i magazzini della neonata Grande Unità<ref>Cfr. Boscardi, cit. p. 212</ref> che in compenso non aveva avuto alcun aiuto alleato in termini di materiali. Gli americani proposero di assegnare all'unità un reparto salmerie someggiato, ma il Comando Supremo italiano rifiutò, ritenendo inapplicabile il binomio "mulo-autocarro". Una decisione su cui il Comando tornò in seguito, assegnando al Raggruppamento una batteria someggiata da 75/18 e il 250º Reparto Salmerie dopo i fatti d'arme a Monte Lungo (quando l'unità era passata, da gennaio 1944, sotto il comando di [[Umberto Utili]])<ref>Cfr. Boscardi, cit. p. 212</ref>.