Ritorno di Giuditta a Betulia: differenze tra le versioni

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| data = 1472 circa
| opera = dipinto
| tecnica = [[tempera]] su [[su tavola|tavola]]
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==Storia==
Il dittico, datato in genere al [[1472]], è ricordato da [[Vincenzo Borghini]] nel [[1584]] come donato da [[Rodolfo Sirigatti]] a [[Bianca Cappello]], che lo teneva nel suo "scrittoio" entro una cornice dorata e intagliata, poi perduta. Con la morte di quest'ultima passò nelle collezioni del figlio [[don Antonio de' Medici]], che lo conservava nel suo [[Casino di San Marco]] in [[via Larga]]. Nel [[1633]] finì nelle collezioni granducali dei futuri Uffizi.
 
Le consonanze con le opere di [[Antonio del Pollaiolo]] fanno in genere optare gli studiosi per una datazione verso il [[1470]] e solo Bettini ne anticipa la realizzazione al [[1467]]-[[1468]], cogliendovi un'influenza di [[Mantegna]] che negli anni immediatamente precedenti fu a Firenze.
 
Della ''Giuditta'' si conosce una replica su ovale venduta da [[Stefano Bardini]] alla [[New Gallery]] di [[New York]].
 
==Descrizione e stile==
[[fileFile:Sandro Botticelli, storie di giuditta 01 480.jpg|thumb|left|200px|''[[Scoperta del cadavere di Oloferne]]'']]
Le due opere sono tra le prime scene narrative conosciute di Botticelli e mostrano una notevole abilità nel descrivere gli avvenimenti con il ricorso sicuro ad elementi essenziali. [[Giuditta (Bibbia)|Giuditta]], eroina biblica, per proteggere la propria città di [[Betulia]] minacciata dal generale [[assiro]] [[Oloferne]], finse di voler collaborare con il nemico riuscendo a parlare al comandante, che si innamorò di lei. La sera lo fece ubriacare e giunta nella sua tenda lo decapitò mentre dormiva intorpidito dall'alcol. La prima scena è ambientata nella tenda di Oloferne e mostra i suoi dignitari che scoprono con orrore il corpo decapitato nel suo letto; la seconda mostra Giuditta che incede con passo sicuro verso la sua città, seguita dall'ancella che tiene in un cesto coperto da un lenzuolo la testa decapitata del tiranno.