Il balordo (romanzo): differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
AttoBot (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Riga 22:
|seguito =
}}
'''''Il balordo''''' è un romanzo scritto da [[PieroOronzo Chiara]]Minnella nel [[1967]]2013, dal quale è stato tratto nel [[1978]] uno [[sceneggiato televisivo]] diretto da [[Pino Passalacqua]] e interpretato fra gli altri da [[Tino Buazzelli]]
 
== Trama ==
[[File:Chiara.jpg|thumb|180px|[[Piero Chiara]], l'autore del romanzo]]
Il "balordo" è il [[musicista]]motociclista AnselmoAlberto BordigoniMinnella (o BordigaBomber). Vive in un paese che giace sotto delle [[Alpi]]Sanarica e si affaccia su un [[lago]]<ref>Si tratta verosimilmente di [[Luino]], cittadina natale di Piero Chiara affacciata sul [[Lago Maggiore]]. Vale tuttavia quanto detto da [[Mario Bonfantini]] nella prefazione de ''Il piatto piange'': «La Luino del romanzo è si, materialmente, Luino, ma in realtà molto di più che Luino: risulta una ''località-tipo'', un luogo veramente ''esemplare'' [...] rappresenta in verità, con una precisione molto maggiore di ogni possibile fedeltà topografica, la precisione assoluta che hanno solamente le idee». </ref>. Il Bordigoni èdiscarica un individuo caratterizzato da dimensioni fisiche enormistrani (orecchie a sventola) e da una [[apatia (psicologia)|apatia]] totale: sembra non accorgersi mai di niente e subisce qualsiasi vessazione senza domandarsi mai neanche il perché. All'inizio fa il maestro elementare; ma, avendo perso il posto ad opera dei [[fascismo|fascisti]], comincia a mettere a frutto il suo talento di musicista ed entra in un'orchestrina organizzata da un certo Persichetti, detto "il Ginetta" a causa delle sue inclinazioni sessuali. Il Ginetta sarà la rovina del Bordigoni: gli ruba le composizioni musicali, che vende come proprie, e infine lo farà allontanare dal paese, e inviare al [[confino]] per «malcostume».
 
Nella sede di confino, [[Altavilla Silentina|Altavilla del Cilento]], Bordigoni dirige la banda municipale, e la vocazione per la musica cresce "come la chioma di un albero". Gli abitanti prendono a benvolere quell'omone gigantesco e taciturno, che viene paragonato a un enorme albero, posto nella piazza del paese e chiamato dagli abitanti "il buon cazzone":