Totò: differenze tra le versioni

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Nato '''Antonio Vincenzo Stefano Clemente'''<ref>{{cita|O. Caldiron, 2002|p. 7}}.</ref><ref>{{cita|Fruci, 2009|p. 67}}.</ref> da Anna Clemente e dal marchese Giuseppe De Curtis, fu [[Adozione|adottato]] nel [[1933]] dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas.<ref name= "Vita Di Totò" /><ref name="totò.com infanzia" /><ref name= "Totò enciclopedia cinema" />
 
Grande maschera nel solco della tradizione della [[Commedia dell'Arte]], accostato a comici come [[Buster Keaton]] o [[Charlie Chaplin]],<ref name="antoniodecurtis.org">{{cita web|editore=antoniodecurtis.org|autore=Lorenzo Mirizzi|titolo=Mario Monicelli: l'artigiano del cinematografo|url=http://www.antoniodecurtis.org/mario_monicelli-2.htm}}</ref><ref name= "Bispuri" >{{cita|Bispuri, 1997|p. 19}}.</ref><ref>»«Totò è un grande mimo. Sembra svitabile come Pinocchio... Sorprendente è anche l'estrema mobilità del suo viso oblungo... certo è indiscutibile una sua parentela con certi animali domestici, così come non è lontano dalla struttura fisica di [[Buster Keaton]], del quale, altresì, conserva quella spiccata malinconia nei grandi occhi rotondi con in più una aggraziata aria istrionesca» [[Giuseppe De Santis]] ("''Cinema''", 10 luglio 1943) ({{cita|Caldiron, 2001|p. 74}}.)</ref> ma anche ai [[fratelli Marx]] e a [[Ettore Petrolini]];<ref>{{cita|Bispuri, 1997|p. 19}}.</ref><ref>{{cita|Bispuri, 2000|p. 25}}.</ref> adoperò una propria unicità interpretativa, che risaltava sia in copioni puramente brillanti, sia in parti più impegnate, sulle quali puntò soprattutto verso la fine della carriera.
 
Totò spaziò dal teatro, con oltre cinquanta titoli, al cinema, con 97 film interpretati dal [[1937]] al [[1967]], e alla televisione, con una serie di nove telefilm diretti da [[Daniele D'Anza]] poco prima della scomparsa. I suoi film, visti da oltre 270 milioni di spettatori<ref name= "Incassi" >{{cita web|url=http://totowebsite.altervista.org/rarita/curiosita.htm|editore=totowebsite.altervista.org|titolo=Incassi e spettatori dei film di Totò|accesso=3 ottobre 2013}}</ref><ref name= "Incassidue" >{{cita|Amorosi-Ferraù, 1996|pp. 134-139}}.</ref> (un primato nella storia del cinema italiano<ref name="teatro.org">{{cita web|titolo=Antonio de Curtis, Totò|editore=teatro.org|url=http://www.teatro.org/grandi/antonio_de_curtis/biografia_antonio_de_curtis.asp}}</ref>), riscuotono ancora oggi grande successo, e talune sue battute e gag sono diventate perifrasi entrate nel linguaggio comune.<ref>{{cita web|url=http://spazioinwind.libero.it/labandadeisei/toto/frasi.htm|titolo=Frasi celebri di Totò (battute dette nei suoi film)}}</ref> Concluse la sua vita in condizioni di quasi cecità, per una grave forma di [[corioretinite]] probabilmente aggravata dalla lunga esposizione ai fari di scena.<ref>Intervista di [[Paolo Bonolis]] a [[Vincenzo Cerami]] nella puntata de ''[[Il senso della vita]]'' del 3 aprile [[2011]].</ref>
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{{quote|Signori si nasce e io lo nacqui, modestamente!|Totò, dal film ''[[Signori si nasce]]''}}
Totò nacque il 15 febbraio [[1898]] nel [[rione Sanità]] (un quartiere considerato il cuore della “guapperia” napoletana<ref name= "Prima infanzia" >{{Cita web|url=http://www.antoniodecurtis.org/luci_del_varieta.htm|titolo=Totò biografia - La prima infanzia|editore=antoniodecurtis.org|accesso=10 ottobre 2013}}</ref>), in [[via Santa Maria Antesaecula]] al secondo piano del civico 109,<ref name= “Prima infanzia” >{{citaweb|url=http://www.antoniodecurtis.org/la_prima_infanzia.htm|titolo=Totò biografia - La prima infanzia|editore=antoniodecurtis.org|accesso=10 ottobre 2013}}</ref><ref>{{Cita|EDCG|p. 16|Capecelaltro, Gallo|harv=s}}.</ref><ref group=N>Di seguito viene riportata l'iscrizione presente sulla lapide posta sulla casa natia di Totò: {{quote|{{maiuscoletto|Fu qui, nella via S.Maria Antesaecula, una<br />della più antiche strade della vecchia Napoli<br />che il 15-2-1898 nacque il principe Antonio De Curtis<br />il nostro Totò<br />egli fu comico impareggiabile per la sua mimica,<br /> uomo di nobili sentimenti, poeta insigne, fra quelli<br />che l'Italia può contrapporre ai maggiori artisti del mondo.<br />Il popolo del rione dedica<br />le associazioni riunite di S.Vincenzo Ferreri posero 5-7-78}}}}</ref> da una relazione clandestina di Anna Clemente con Giuseppe de Curtis che, in principio, per tenere segreto il legame, non lo riconobbe, risultando per l’anagrafe "figlio di [[Nomen nescio|N.N.]]"<ref name= "Totò Siamo Uomini O Caporali" >{{cita|Amorosi-Ferraù, 1996|p. 22-24}}.</ref><ref name= "Prima infanzia" />
 
[[File:Totòbambino.jpg|thumb|left|Totò a [[Napoli]], all'età di otto anni<ref name= "Infanzia pagina uno" >{{cita|Amorosi-Ferraù, 1996|p. 1}} (galleria fotografica - Infanzia e giovinezza di Totò).</ref>]]
 
{{doppia immagine|right|MarchesedeCurtis.jpg|130|AnnaClemente.jpg|130|Il marchese Giuseppe de Curtis, il padre di Totò che, inizialmente, non lo riconobbe come figlio naturale<ref name= "Totò Siamo Uomini O Caporali" >{{cita|Amorosi-Ferraù, 1996|p. 22-24}}.</ref><ref name= "Prima infanzia" />|Anna Clemente, la madre, che tentò di introdurlo come sacerdote. «Meglio ‘nu figlio prevete ca ‘nu figlio artista», sentenziava<ref>{{cita|Amorosi-Ferraù, 1996|p. 65}}.</ref><ref name= "Infanzia pagina uno" />}}
 
[[File:Totò 1918 .jpg|thumb|left|Totò durante il servizio militare, nel [[1918]]]]
 
Solitario e di indole malinconica,<ref name= "Fallaci" /> fin da bambino dimostrò una forte vocazione artistica, la quale gli impediva di dedicarsi allo studio, cosicché dalla quarta elementare fu retrocesso in terza.<ref name= "Totò Siamo Uomini O Caporali" /> Ciò non creò in lui molto imbarazzo, anzi, intratteneva spesso i suoi compagni di classe con piccole recite, esibendosi con smorfie e battute.<ref name= "Totò Siamo Uomini O Caporali" /> Terminate le elementari, venne iscritto al collegio Cimino, dove per un banale incidente con uno dei precettori, che lo colpì involontariamente con un pugno, il suo viso subì una particolare conformazione del naso e del mento; un episodio che caratterizzò in parte la sua "maschera". Nel collegio non fece progressi, decise di abbandonare prematuramente gli studi senza ottenere perciò la licenza ginnasiale.<ref>{{cita|Bispuri, 2000|p. 41}}.</ref> La madre lo voleva sacerdote,<ref name= "Totò Siamo Uomini O Caporali" /> in un primo tempo dovette quindi frequentare la parrocchia come chierichetto ma, incoraggiato dai primi piccoli successi nelle recite in famiglia (chiamate a [[Napoli]] «''[[periodiche]]''»),<ref name= "Totò enciclopedia cinema" >{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/toto_(Enciclopedia-del-Cinema)/|autore=Goffredo Fofi|titolo=Totò in “Enciclopedia del cinema” - Treccani|editore=treccani.it|accesso=9 ottobre 2013}}</ref> e attratto dagli spettacoli di varietà, nel [[1913]], ancora in età giovanissima, iniziò a frequentare i teatrini periferici esibendosi - con lo pseudonimo di "Clerment" -<ref name="totò.com infanzia" /> in [[macchietta|macchiette]] e imitazioni del repertorio di [[Gustavo De Marco]], un interprete napoletano dalla grande mimica e dalle movenze snodate, simili a quelle d'un burattino.<ref name= "Varietà" >{{cita|Amorosi-Ferraù, 1996|pp. 35-56}}.</ref><ref name= "Totò enciclopedia cinema" /> Proprio su quei palcoscenici di periferia incontrò attori come [[Eduardo De Filippo]], [[Peppino De Filippo]] e i musicisti [[Cesare Andrea Bixio]] e [[Armando Fragna]].<ref>{{cita|Bispuri, 2000|p. 59}}.</ref>
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Durante gli anni della [[prima guerra mondiale]] si arruolò volontario nel [[Regio Esercito]] venendo assegnato al [[22º Reggimento fanteria "Cremona"|22º Reggimento fanteria]], rimanendo di stanza dapprima a [[Pisa]] e poi a [[Pescia]].<ref>{{Cita|EDCG|p. 28|Capecelaltro, Gallo|harv=s}}.</ref> Venne quindi trasferito al CLXXXII [[Battaglione]] di [[milizia territoriale]], unità di stanza in [[Piemonte]] ma destinate a partire per il fronte francese.<ref>{{Cita|CIRG|p. 307|Ioni, Guarini|harv=s}}</ref> Qui si situò il comico episodio nel quale, prima di partire, il comandante del suo battaglione lo avvertì che avrebbe dovuto condividere i propri alloggiamenti in treno con un reparto di soldati marocchini «dalle strane e temute abitudini sessuali». Totò a quel punto, terrorizzato, improvvisò un [[Epilessia|attacco epilettico]] alla stazione di [[Alessandria]], riuscendo a farsi ricoverare nel locale ospedale militare e a non partire per la [[Francia]].<ref>{{cita|Caldiron, 2001|p. 7}}.</ref> Rimasto in osservazione per un breve periodo, quando venne dimesso dalle cure ospedaliere venne inserito nell'[[88º Reggimento fanteria "Friuli"]] di stanza a [[Livorno]].<ref name=cimeetrincee>{{cita web|autore=Massimiliano Galasso|url=http://www.cimeetrincee.it/toto.htm|titolo=Sito ufficiale dell'Associazione Storica Cimeetrincee|accesso=2 novembre 2012}}</ref> Proprio in quel periodo Totò subì continui soprusi e umiliazioni da parte di un graduato; da quell'esperienza nacque il celebre motto dell'attore: «Siamo uomini o caporali?».<ref name=cimeetrincee/><ref>{{cita|Amorosi-Ferraù, 1996|pp. 19-21}}.</ref>
 
[[File:{{doppia immagine|left|Totòbambino.jpg|thumb150|leftTotò 1918 .jpg|160|Totò a [[Napoli]], all'età di otto anni<ref name= "Infanzia pagina uno" >{{cita|Amorosi-Ferraù, 1996|p. 1}} (galleria fotografica - Infanzia e giovinezza di Totò).</ref>|Totò durante il servizio militare, nel [[1918]]}}
=== I primi esordi e il ''variété'' ===
Dopo il servizio militare, si esibì ancora come macchiettista, scritturato dall'impresario [[Eduardo D'Acierno]] (diventò poi celebre la macchietta del ''[[Il bel Ciccillo|Bel Ciccillo]]'', riproposta nel [[1949]] nel film ''[[Yvonne la nuit]]'') e ottenne un primo successo alla Sala Napoli, locale minore del capoluogo campano, con una parodia della canzone di [[E. A. Mario]] ''Vipera'', intitolata ''Vicolo''.<ref>{{cita|Bispuri, 2000|p. 62}}.</ref>
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L'attore rimase sconvolto dal suicidio della donna, si sentì in qualche modo responsabile e il rimorso lo accompagnò per tutta la sua vita, tanto che decise di seppellirla nella cappella dei De Curtis a Napoli e decretò che, qualora avesse avuto una figlia, invece di battezzarla col nome della nonna paterna (secondo l’uso napoletano), le avrebbe dato il nome di Liliana.<ref name= "Castagnola" /> Totò, in merito all’impegno già preso, la sera stessa del suicidio dovette partire per la tournée con la compagnia. Era il marzo del [[1930]]. Tornato a Roma il mese successivo, si esibì nuovamente in numerosi spettacoli alla Sala Umberto I, dove ripropose il suo repertorio di macchiette e nuove creazioni, impersonando anche Charlot, come umile omaggio a [[Charlie Chaplin|Chaplin]].<ref name= "Formazione del comico" /> Tornò poi a lavorare con l’impresario Maresca, dove iniziò una nuova tournée riproponendo i successi degli anni precedenti.<ref name= "Formazione del comico" />
 
{{Doppiadoppia immagine verticale|left|Totòprovinocinema.jpg|199|Totò provino.jpg|200210|Totò nel [[1930]], nel suo primo provino cinematografico, con la [[Cines]]<ref name= "Provino" />}}
=== L'avanspettacolo e l'incontro con il cinema ===
 
{{quote|Ma mi faccia il piacere!|Uno dei modi di dire di Totò}}
 
{{Doppia immagine verticale|left|Totòprovinocinema.jpg|Totò provino.jpg|200|Totò nel [[1930]], nel suo primo provino cinematografico, con la [[Cines]]<ref name= "Provino" />}}
 
Sempre nel 1930, l’anno dell’avvento del sonoro, [[Stefano Pittaluga]], che produsse con la [[Cines]] ''[[La canzone dell'amore]]'' (il primo film italiano sonoro), era alla ricerca di nuovi volti da portare sul grande schermo. Le doti comiche di Totò non gli sfuggirono e, dato che era in procinto di produzione un film chiamato ''Il ladro disgraziato'', gli fece fare un provino.<ref name= "Provino" >{{Cita web|url=http://vimeo.com/69375319|titolo=Primo provino cinematografico di Totò on vimeo|editore=vimeo.com|accesso=6 ottobre 2013}}</ref> La pellicola non vide mai la luce, anche per il fatto che il regista avrebbe voluto che Totò imitasse [[Buster Keaton]], idea che all’attore non garbava.<ref name= "Burattino al cinema" >{{Cita web|url=http://www.antoniodecurtis.org/il_burattino_al_cinema.htm|titolo=Totò biografia - Il burattino al cinema|editore=antoniodecurtis.org|accesso=6 ottobre 2013}}</ref>
 
[[File:GugliemoIngleseeTotò.jpg|thumb|Totò con [[Guglielmo Inglese]], che fu una delle sue "spalle" più assidue, insieme a [[Eduardo Passarelli]] e [[Mario Castellani]]]]
 
Momentaneamente accantonata l’eventualità di entrare nel cinema, Totò dal [[1932]] diventò [[capocomico]], proponendosi nell'[[avanspettacolo]],<ref name="totò.org teatro" /> un genere teatrale che continuò a diffondersi in Italia fino al [[1940]].<ref name= "Avanspettacolo" /> In tournée a [[Firenze]] conobbe [[Diana Bandini Lucchesini Rogliani|Diana Rogliani]], dalla quale ebbe una figlia che, in onore della compianta Castagnola, la battezzò Liliana.<ref name= "Avanspettacolo" >{{Cita web|url=http://www.antoniodecurtis.org/la_stagione_dell_avanspettacolo.htm|titolo=Totò biografia - La stagione dell'avanspettacolo|editore=antoniodecurtis.org|accesso=6 ottobre 2013}}</ref> Gli anni Trenta furono un periodo di grandi successi per il comico che, malgrado il guadagno non molto alto, si sentiva ormai affermato: portò in scena, insieme alla sua "spalla" [[Guglielmo Inglese]] (più avanti diventò [[Eduardo Passarelli]]),<ref name= "Burattino al cinema" /> numerosi spettacoli in tutta Italia. Sulla traccia di copioni spesso approssimativi, Totò ebbe modo di dare sfogo alle risorse creative della sua comicità surreale, con mimiche grottesche e deformazioni/invenzioni linguistiche, interpretando anche [[Don Chisciotte]] e travestendosi addirittura da [[soubrette]];<ref name= "Avanspettacolo" /> imparò così l’arte dei guitti, ossia quegli attori che recitavano senza un copione ben impostato (molte delle macchiette le ripropose in seguito nel suo repertorio cinematografico: "Il pazzo", "Il chirurgo", "Il manichino”),<ref name= "Avanspettacolo" /> arte alla quale Totò aggiunse caratteristiche tutte sue, pronto a sbeffeggiare i potenti quanto a esaltare i bisogni e istinti umani primari: la fame, la sessualità, la salute mentale.<ref>{{Cita|AZ|p. 286|Zucchelli|harv=s}}</ref>
 
Nel [[1933]] si fece adottare dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas, per ereditarne così la lunga serie di titoli nobiliari,<ref name= "Vita Di Totò" >{{cita|Bispuri, 2000|p. 125}}.</ref><ref name="totò.com infanzia">{{cita libro|url=http://www.antoniodecurtis.com/infanzia.htm|titolo=L'infanzia|editore=antoniodecurtis.com}}</ref><ref name= "Totò enciclopedia cinema" /> L'anno successivo mise su casa a Roma insieme alla figlia Liliana e alla compagna Diana Rogliani (per la quale nutriva un'ossessiva gelosia), che sposò nell’aprile del [[1935]].<ref name= "Avanspettacolo" />
[[File:GugliemoIngleseeTotò.jpg|thumb|Totò con [[Guglielmo Inglese]], che fu una delle sue "spalle" più assidue, insieme a [[Eduardo Passarelli]] e [[Mario Castellani]]]]
 
Totò fu uno dei protagonisti assoluti della grande stagione dell’avanspettacolo, arrivando ad acquisire una sua originale personalità artistica.<ref name= "Avanspettacolo" /> Furono allora gli intellettuali che lo ammiravano a teatro, i primi a volerlo in qualche loro progetto cinematografico: tra di loro [[Umberto Barbaro]] e soprattutto [[Cesare Zavattini]],<ref name= "Avanspettacolo" /> che tentò infatti di imporlo nel 1935 per la parte di “Blim" nel film ''[[Darò un milione]]'' di [[Mario Camerini]] - ruolo andato poi a [[Luigi Almirante]].<ref name= "Burattino al cinema" /> Non realizzandosi questi progetti, il vero debutto avvenne nel [[1937]]: [[Gustavo Lombardo]], il fondatore della [[Titanus]], produsse il primo film di Totò, ''[[Fermo con le mani!]]'',<ref name="totò.com pr.film">[http://www.antoniodecurtis.com/prfilm.htm Primi film], antoniodecurtis.com.</ref> diretto dal regista [[Gero Zambuto]].
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E a proposito di ''[[Totò diabolicus]]'': {{quote|Quella piccola scenetta che ho fatto in Totò diabolicus, io stavo a casa mi mandarono a chiamare "Vieni, vieni che ti vuole Totò". Io vado alla Titanus e c'era già la scena che era pronta e mi dice "Mettiti il camice" e io "Ma che devo dire?" "Non ti preoccupare, rispondi a quello che dico io" mi dice Totò. E quella scena sul tavolo operatorio, che non abbiamo provato, venne talmente bene che il regista ad un certo punto diede lo stop, perché l'operatore talmente rideva che faceva muovere la telecamera e non era più possibile continuare.}}</ref><ref group=N>[[Carlo Delle Piane]], raccontando di Totò e [[Aldo Fabrizi]] sul set di ''[[Guardie e ladri]]'': {{quote|Erano attori eccezionali, con loro non c'era la sicurezza del copione tutto previsto, bisognava stargli dietro, perché le gag non venivano mai uguali, da una ripresa all'altra. Questo, per la mia età, mi divertiva e mi preoccupava. Si provava quello che era scritto, si girava ed era diverso, si ripeteva ed era ancora diverso. Finiva che non capivo niente. Ero dentro, e dovevo istintivamente comportarmi a seconda del momento, non era mai una cosa meccanica}}</ref> Secondo alcuni commenti, invece - come quelli di [[Carlo Croccolo]], [[Giacomo Furia]] e [[Steno]] - Totò non solo non improvvisava,<ref name= "Improvvisazione" >{{cita|Bispuri, 2000|p. 162}}.</ref> ma si rinchiudeva nel suo camerino a provare e riprovare le sue battute prima dello spettacolo e delle riprese, rileggeva il copione e modificava i passaggi che non gli convincevano, insieme all'amico Mario Castellani e agli attori coinvolti nella pellicola.<ref name= "Improvvisazione" />
 
Le differenze tra teatro e cinema crearono non pochi disordini per l'attore, che, essendosi formato con lo stile teatrale e quindi con un'unica esecuzione dal vivo, dopo i primi ''ciak'' tendeva a perdere la concentrazione.<ref name= "Principe e comico" /> Doveva perciò essere colto "al volo" per poter recitare al massimo; quindi la [[Troupe cinematografica|troupe]] doveva prima preoccuparsi di sistemare le luci e di preparare la scena con una controfigura,<ref name= "Principe e comico" /> facendo anche qualche prova. Quando tutto era pronto, si poteva far intervenire Totò.<ref name= "Principe e comico" /> Un'altra delle differenze tra le due forme d'arte, di cui il comico ne risentì molto inizialmente, fu il fatto di non riuscire a comunicare direttamente con il pubblico.<ref name= "Principe e comico" /> Proprio per questo, di solito, i registi (in particolare Bragaglia, con il quale instaurò un solido rapporto artistico<ref name= "Principe e comico" />) e i membri della troupe lo spronavano dopo lo ''stop'' con un applauso, in modo da dargli maggiore carica ed entusiasmo.<ref name= "Principe e comico" /> Un altro inconveniente furono gli orari. Totò, abituato agli orari teatrali, non si alzava mai prima di mezzogiorno,<ref group=N>Totò: {{quote|Preferisco la notte al giorno perché è silenziosa. Quando tutti dormono io cammino per la casa, svuoto i portaceneri, osservo gli oggetti che mi sono cari, oppure ascolto il bollettino dei navigatori alla radio... ma la notte mi serve soprattutto per pensare. Infatti, checché se ne dica, io sono un pensatore.}}</ref><ref name= "Divo dei poveri" /><ref name= "Diana De Curtis" >{{Cita news|url=http://www.ilgiornale.it/news/vi-racconto-mio-nonno-tot.html|titolo=Vi racconto mio nonno Totò|autore=Massimo Bertarelli|pubblicazione=[[il Giornale]]|città=|data=11 aprile 2007|accesso=21 aprile 2013}}</ref> essendo un assertore della teoria che l’attore "al mattino non può far ridere”,<ref name= "Steno e Totò" >{{Cita web|url=http://www.antoniodecurtis.com/ricordi/steno.htm|titolo=Steno e Totò|editore=antoniodecurtis.com|accesso=8 ottobre 2013}}</ref> girava nel cosiddetto ''orario francese'', dalle 13 alle 21.<ref>{{Cita news|autore=Valerio Cappelli|url=http://archiviostorico.corriere.it/2008/ottobre/04/papa_due_volti_del_principe_co_9_081004066.shtml|titolo=Io, papà e i due volti del principe|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=4 ottobre 2008|pagina=26|accesso=21 aprile 2013}}</ref> Ciò creava non pochi problemi per le riprese. Complicazioni particolari ci furono per ''Totò al giro d’Italia'', dove erano coinvolti molti ciclisti famosi dell’epoca come [[Gino Bartali|Bartali]], [[Fausto Coppi|Coppi]], [[Louison Bobet|Bobet]], [[Fiorenzo Magni|Magni]]; l'attore, non arrivando in orario, dava difficoltà.<ref name= "Divo dei poveri" />
[[File:Guardie e Ladri.JPG|thumb|left|Totò e [[Aldo Fabrizi]] nel film ''[[Guardie e ladri]]'' ([[1951]])]]
 
Le differenze tra teatro e cinema crearono non pochi disordini per l'attore, che, essendosi formato con lo stile teatrale e quindi con un'unica esecuzione dal vivo, dopo i primi ''ciak'' tendeva a perdere la concentrazione.<ref name= "Principe e comico" /> Doveva perciò essere colto "al volo" per poter recitare al massimo; quindi la [[Troupe cinematografica|troupe]] doveva prima preoccuparsi di sistemare le luci e di preparare la scena con una controfigura,<ref name= "Principe e comico" /> facendo anche qualche prova. Quando tutto era pronto, si poteva far intervenire Totò.<ref name= "Principe e comico" /> Un'altra delle differenze tra le due forme d'arte, di cui il comico ne risentì molto inizialmente, fu il fatto di non riuscire a comunicare direttamente con il pubblico.<ref name= "Principe e comico" /> Proprio per questo, di solito, i registi (in particolare Bragaglia, con il quale instaurò un solido rapporto artistico<ref name= "Principe e comico" />) e i membri della troupe lo spronavano dopo lo ''stop'' con un applauso, in modo da dargli maggiore carica ed entusiasmo.<ref name= "Principe e comico" /> Un altro inconveniente furono gli orari. Totò, abituato agli orari teatrali, non si alzava mai prima di mezzogiorno,<ref group=N>Totò: {{quote|Preferisco la notte al giorno perché è silenziosa. Quando tutti dormono io cammino per la casa, svuoto i portaceneri, osservo gli oggetti che mi sono cari, oppure ascolto il bollettino dei navigatori alla radio... ma la notte mi serve soprattutto per pensare. Infatti, checché se ne dica, io sono un pensatore.}}</ref><ref name= "Divo dei poveri" /><ref name= "Diana De Curtis" >{{Cita news|url=http://www.ilgiornale.it/news/vi-racconto-mio-nonno-tot.html|titolo=Vi racconto mio nonno Totò|autore=Massimo Bertarelli|pubblicazione=[[il Giornale]]|città=|data=11 aprile 2007|accesso=21 aprile 2013}}</ref> essendo un assertore della teoria che l’attore "al mattino non può far ridere”,<ref name= "Steno e Totò" >{{Cita web|url=http://www.antoniodecurtis.com/ricordi/steno.htm|titolo=Steno e Totò|editore=antoniodecurtis.com|accesso=8 ottobre 2013}}</ref> girava nel cosiddetto ''orario francese'', dalle 13 alle 21.<ref>{{Cita news|autore=Valerio Cappelli|url=http://archiviostorico.corriere.it/2008/ottobre/04/papa_due_volti_del_principe_co_9_081004066.shtml|titolo=Io, papà e i due volti del principe|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=4 ottobre 2008|pagina=26|accesso=21 aprile 2013}}</ref> Ciò creava non pochi problemi per le riprese. Complicazioni particolari ci furono per ''Totò al giro d’Italia'', dove erano coinvolti molti ciclisti famosi dell’epoca come [[Gino Bartali|Bartali]], [[Fausto Coppi|Coppi]], [[Louison Bobet|Bobet]], [[Fiorenzo Magni|Magni]]; l'attore, non arrivando in orario, dava difficoltà.<ref name= "Divo dei poveri" />
 
Nella stagione [[1949]]/[[1950]] ottenne l’ultimo successo a teatro con la rivista ''[[Bada che ti mangio!]]'', costata ben cinquanta milioni, che debuttò al teatro Nuovo di Milano nel marzo del '49,<ref>{{cita|Bispuri, 2000|p. 185}}.</ref> dopodiché Totò si allontanò dal palcoscenico per dedicarsi esclusivamente al cinematografo.<ref name= "Principe e comico" /> Dopo ''I pompieri di Viggiù'', lavorò anche con [[Eduardo De Filippo]] nel suo film ''[[Napoli milionaria (film)|Napoli milionaria]]'', che accettò di interpretare senza compenso, in segno di amicizia e dedizione verso Eduardo.<ref>{{cita|Bispuri, 2000|p. 189}}.</ref> I due attori, sebbene si fossero in seguito progettati altri film da realizzare insieme,<ref>{{cita|Bispuri, 2000|pp. 192, 199}}.</ref> non ebbero più modo di rincontrasi sul set, apparvero solo in episodi diversi ne ''[[L'oro di Napoli (film)|L'oro di Napoli]]'' di [[Vittorio De Sica]] e fecero un breve cameo ne ''[[Il giorno più corto]]''. Tra il 1949 e il 1950, oltre a ''Napoli milionaria'', Totò interpretò ben altri nove film, tra i quali alcune parodie: ''[[Yvonne la nuit]]'' di [[Giuseppe Amato]], ''[[Totò cerca casa]]'' di [[Steno]] e [[Mario Monicelli]] (una riuscita parodia del neorealismo<ref>{{cita|Maltin, 2007|p. 2051}}.</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=25382|titolo=Totò cerca casa|editore=[[MYmovies]]|accesso=}}</ref>), ''[[Totò le Mokò]]'', ''[[Totò cerca moglie]]'', ''[[Figaro qua, Figaro là]]'', ''[[Le sei mogli di Barbablù]]'', ''[[47 morto che parla]]'', tutti diretti da [[Carlo Ludovico Bragaglia]], poi ''[[L'imperatore di Capri]]'' di [[Luigi Comencini]], ''[[Tototarzan]]'' e ''[[Totò sceicco]]'' (dove s'invaghì dell'attrice [[Tamara Lees]]<ref name= "Trionfo e solitudine tre" >{{cita|Bispuri, 2000|pp. 192-193}}.</ref>) di [[Mario Mattòli]]; tutti film (chi più chi meno) di buon successo di pubblico,<ref name= "Divo dei poveri" /> ma non di critica, che fin dall’inizio, nella maggior parte dei casi, non gradì e contrastò il suo stile.
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Nell’ultimo fase della sua vita, mise in lavorazione alcuni caroselli e una serie per la Tv chiamata ''[[TuttoTotò]]'', comprendente nove telefilm a cura di [[Bruno Corbucci]] e diretti da [[Daniele D'Anza]]. La serie, nata da un’idea di Mario Castellani,<ref group=N>Mario Castellani, riferendosi a ''TuttoTotò'': {{quote|Fui io ad avere l'idea di quel programma, e mi dispiace parlarne male… L'unica cosa buona di quella trasmissione è stata che Totò non fece in tempo a vedersi sul piccolo schermo, altrimenti si sarebbe guastato il sangue dalla rabbia. Ma ancora una volta avrebbe dovuto incolpare soltanto se stesso, la sua apatia, la sua mancanza di fiducia negli uomini. Era convinto che della sua arte non sarebbe rimasto niente, perché questo è il destino degli attori, e ritenne inutile affaticarsi per smentire il suo fondamentale pessimismo. Del resto, lo interessava solo il teatro vero, quello che lui inventava sera per sera davanti al suo pubblico: nel cinema e nella televisione vedeva unicamente delle macchine per far soldi, per pagarsi i suoi vizi e la sua dorata tristezza di principe venuto al mondo in un secolo sbagliato.}}</ref><ref name= "Televisione" /> doveva essere inizialmente diretta da [[Michele Galdieri]], l’autore di molte riviste di Totò, ma morì prima che iniziasse la lavorazione.<ref name= "Televisione" /> La maggior parte dei copioni di questi telefilm apparivano troppo stolidi,<ref name= "Telefilm Totò" >{{Cita news|autore=|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,4/articleid,0019_01_1967_0141_0004_6578987/|titolo=Totò fatto a pezzi|pubblicazione=[[La Stampa]]|pagina=4|data=16 giugno 1967|accesso=13 ottobre 2013}}</ref> e soltanto alcuni di questi, con testi discreti,<ref name= "Telefilm Totò" /> diedero modo a Totò di esibirsi in alcuni suoi numeri, riproponevano famosi sketch teatrali.<ref name= "Lascia o raddoppia" /><ref name= "Televisione" >{{Cita web|url=http://www.antoniodecurtis.com/televis.htm|titolo=Omaggio a Antonio de Curtis in arte Totò - La televisione|editore=antoniodecurtis.com|accesso=10 ottobre 2013}}</ref> L’attore appariva però provato e lavorava non più di quattro ore nel pomeriggio, ma nonostante tutto era ancora in grado di padroneggiare la scena.<ref name= "Lascia o raddoppia" /> Il ciclo andò in onda dopo la sua morte, dal maggio al luglio del ’67,<ref name= "Televisione" /> per poi essere replicato dieci anni più tardi.<ref name= "Lascia o raddoppia" /> Positiva l’accoglienza del pubblico, modesta quella della critica, che sottolineava come la comicità di Totò non apparisse al meglio in quanto alla realizzazione frettolosa e approssimativa.<ref name= "Lascia o raddoppia" />
 
[[File:Totò - Antonio De Curtis, Principe di Bisanzio.jpg|thumb|La tomba di Totò a [[Napoli]]]]
=== La morte ===
{{quote|È morta l'ultima delle grandi maschere della commedia dell'arte.|[[Nino Manfredi]] al telegiornale del 15 aprile 1967<ref name= "Totò Com" />}}
[[File:Totò - Antonio De Curtis, Principe di Bisanzio.jpg|thumb|La tomba di Totò a [[Napoli]]]]
 
{{Doppia immagine verticale|right|FuneralidiTotò.jpg|FeretrodiTotò.jpg|215|I funerali a Napoli...|...e il feretro con sopra la popolare bombetta}}
 
Totò morì nella sua casa dei [[Parioli]] alle 3:30 del mattino (l'ora in cui era solito andarsene a dormire<ref name= "Nessuno mi ricorderà" >{{Cita web|url=http://www.antoniodecurtis.org/nessuno_mi_ricordera.htm|titolo=Totò biografia - Nessuno mi ricorderà|editore=antoniodecurtis.org|accesso=10 ottobre 2013}}</ref>) del 15 aprile [[1967]],<ref name= "Totò Com" >{{Cita web|url=http://www.antoniodecurtis.com/15aprile.htm|titolo=Totò biografia: i funerali di Totò |editore=antoniodecurtis.com|accesso=3 ottobre 2013}}</ref> all'età di 69 anni: venne stroncato da un infarto dopo una lunga agonia, tanto sofferta che lui stesso pregò il medico curante di lasciarlo morire.<ref name= "Totò Com" /> Proprio la sera del 13 aprile confessò al suo autista Carlo Cafiero: «Cafie', non ti nascondo che stasera mi sento una vera schifezza».<ref name= "Totò Com" /> Le sue ultime parole furono, secondo [[Franca Faldini]], «T'aggio voluto bene Franca, proprio assai»,<ref name= "Totò Com" /> sebbene secondo la figlia Liliana disse: «Portatemi a Napoli: sono cattolico, apostolico e napoletano».<ref name="totò.com 15-4">[http://napoli.repubblica.it/cronaca/2011/12/10/news/nella_chiesa_di_san_ferdinando_il_giubileo_degli_artisti_per_tot-26404048/ Il ricordo di Liliana de Curtis], napoli.repubblica.it</ref>
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==== I funerali ====
Nonostante l'attore avesse sempre espresso il desiderio di avere un funerale semplice,<ref name= "Totò Com" /> ne ebbe addirittura tre.<ref>{{Cita web|autore=|url=http://www.antoniodecurtis.org/critica.htm|titolo= La Critica di Totò|editore=antoniodecurtis.org|accesso=11 ottobre 2013}}</ref> Il primo nella capitale, dove morì. La sua salma fu vegliata per due giorni dalle principali personalità della politica e dello spettacolo giunte a commemorarlo e a rimpiangerlo. Fu accompagnata da più di duemila persone nella chiesa Sant'Eugenio,<ref name= "Funerali Totò la stampa" >{{Cita news|autore=|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,0114_01_1967_0091_0005_6849122/|titolo=I funerali di Totò|pubblicazione=[[La Stampa]]|pagina=5|data=18 aprile 1967|accesso=11 ottobre 2013}}</ref> sul Tevere, dove si svolse la cerimonia funebre. Tra le personalità dello spettacolo presenti, all'interno della chiesa si notarono [[Alberto Sordi]], [[Elsa Martinelli]], [[Olga Villi]], [[Luigi Zampa]] e [[Luciano Salce]].<ref name= "Funerali Totò la stampa" /> Sulla bara furono poggiati la famosa bombetta con cui aveva esordito e un garofano rosso,<ref name= "Nessuno mi ricorderà" /> la cerimonia si limitò a una semplice benedizione a causa delle difficoltà create dalle autorità religiose, perché con Franca Faldini l’attore non era sposato.<ref name= "Nessuno mi ricorderà" />
{{Doppia immagine verticale|right|FuneralidiTotò.jpg|FeretrodiTotò.jpg|215|I funerali a Napoli ...|... e il feretro con sopra la popolare bombetta}}
 
Il secondo si svolse a [[Napoli]], la sua città natale alla quale era particolarmente legato e la gioia più grande sarebbe stata proprio ritornare lì, così fu:<ref name= "Totò e Clemente" /> Il 17 aprile di pomeriggio il feretro partì verso la città, scortato da circa trenta vetture.<ref name= "Funerali Totò la stampa" /> La città sospese dalle 16 alle 18,30 ogni attività, fu interrotto il traffico, i muri delle strade furono riempiti di manifesti di cordoglio, le serrande dei negozi vennero abbassate e socchiusi i portoni degli edifici in segno di lutto.<ref name= "Funerali Totò la stampa" /> Tra gli altri personaggi dello spettacolo ed amici stretti, ad attendere il feretro, c'erano i fratelli [[Nino Taranto|Nino]] e [[Carlo Taranto]], [[Ugo D'Alessio]], [[Luisa Conte]], [[Dolores Palumbo]].<ref name= "Funerali Totò la stampa" /> A causa della grande affluenza, il furgone che trasportava la salma impiegò due ore per raggiungere la chiesa di Sant'Eligio, dove si svolsero i funerali di fronte alla folla traboccante, valutata in circa 250.000 persone,<ref name= "Funerali Totò la stampa" /><ref>{{Cita news|autore=|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,49/articleid,0556_13_1998_0010_0049_21050437/|titolo=Cento anni di Totò, principe della risata|pubblicazione=[[La Stampa]]|pagina=49|data=30 luglio 1998|accesso=2 ottobre 2013}}</ref> tra bandiere, stendardi e corone.<ref name= "Funerali Totò la stampa" />
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== La questione nobiliare ==
[[File:Eduardo e Totò.jpg|thumb|left|190px|Un felice incontro tra Totò ed [[Eduardo De Filippo|Eduardo]] ([[1956]])]]
 
{{quote|Tengo molto al mio titolo nobiliare perché è una cosa che appartiene soltanto a me... A pensarci bene il mio vero titolo nobiliare è Totò. Con l'altezza Imperiale non ci ho fatto nemmeno un uovo al tegamino. Mentre con Totò ci mangio dall'età di vent'anni. Mi spiego?|Totò<ref name= "Totò Uomini O Caporali" />}}
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*[http://www.teatro.org/grandi/antonio_de_curtis/biografia_antonio_de_curtis.asp ''Teatro.org'' - Totò]
*[http://www.votantonio.sm/ ''Votantonio'' - Sito su Totò]
*[http://www.totopedia.it/ - Opera multimediale su Totò]
*[http://www.xn--tot-ena.com/ ''Totò.com'' - Vita e opere di Antonio De Curtis, Principe della risata]
*[[Goffredo Fofi]], [http://www.radio.rai.it/podcast/A42572786.mp3 {{Maiuscoletto|Totò}}], da [[Wikiradio]] di [[RAI Radio 3]], puntata del 15 febbraio 2013 (podcast)