Marcantonio Flaminio: differenze tra le versioni

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Nel [[1521]] Flaminio e Stefano Sauli erano a Genova, dove con [[Giulio Camillo Delminio|Giulio Camillo]] e [[Sebastiano Delio]] avrebbero animato un'accademia letteraria,<ref>Girolamo Tiraboschi, ''Storia della letteratura italiana'', VII, 4, Firenze, Molini, Landi & C., 1812, p. 1413</ref> ma già l'anno seguente era a Roma, probabilmente alla ricerca di influenti appoggi, che ottenne con la protezione di [[Gian Matteo Giberti]], datario e vescovo di [[Verona]]. A [[Mantova]] fu invitato dal Castiglione a rivedere il manoscritto de ''[[Il Cortegiano]]'' e nel [[1526]], nella nativa Serravalle, ultimò i ''Lusus pastorales''.
 
Dal [[1528]] si stabilì a Verona al seguito del vescovo Giberti, impegnato nell'opera di imporre una fervida disciplina religiosa al clero della sua diocesi. Rare furono le occasioni di allontanarsi dalla città: nel [[1530]] assistette a Bologna all'incoronazione a [[imperatore]] di [[Carlo V]] per mano di [[Clemente VII]], mentre la sua richiesta di poter entrare nella Congregazione dei [[Teatini]], a condizione di poter godere di esenzioni dalle regole imposte a quell'Ordine, fu respinta nel [[1533]] dal fondatore [[Gian Pietro Carafa]]. Nel [[1536]] Flaminio era nuovamente a Bologna a motivo della morte del padre e di qui partiva per Roma, dove l'amico Reginald Pole riceveva il cappello cardinalizio da papa [[papa Paolo III]].
 
Il [[1536]] vedeva anche la pubblicazione, a [[Venezia]], della sua ''Paraphrasis in duodecimum Aristotelis librum de prima philosophia''. In questa sua ripresa degli studi filosofici, parafrasando il dodicesimo libro della ''[[Metafisica]]'' di Aristotele, Flaminio affrontava anche la dibattuta questione dell'accordo della filosofia aristotelica con la teologia cristiana, esponendo le posizioni che i Padri della Chiesa avevano tenuto nel merito e limitandosi, da parte sua, ad auspicare che a una tale accordo si giungesse. Nel [[1538]] appariva la ''Paraphrasis in duo et triginta psalmos'', che privilegia un'interpretazione letterale dei due salmi.