Battaglia di Brody-Dubno: differenze tra le versioni
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In realtà oltre il 50% delle perdite complessive di mezzi corazzati sovietici (ammontanti in totale ad oltre 2600 carri armati<ref>C.Pleshakov, ''Il silenzio di Stalin'', p. 244.</ref>) furono dovute a problemi logisitici, a carenze di rifornimenti ed a difficoltà ed avarie tecniche; i corpi meccanizzati sovietici subirono pesanti perdite (specialmente tra i carri leggeri) negli scontri contro i panzer, più abili nella manovra, più addestrati e con una migliore disciplina del fuoco, ed a causa dei devastanti interventi della Luftwaffe, ma una notevole parte dei mezzi dovettero essere abbandonati sul campo di battaglia per mancanza di carburante o di ricambi, per avarie meccaniche o errori tattici<ref>S.J.Zaloga, ''T-34/76 medium tank'', pp. 14-15.</ref>.
Tuttavia il comando sovietico, a dispetto delle
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-185-0139-20, Polen, Russland, Panzer in Bereitstellung.jpg|thumb|left|270px|I molteplici mezzi meccanizzati di una [[Panzer-Division]] in movimento durante l'estate [[1941]].]]
Le perdite di mezzi corazzati tedeschi furono le più elevate della prima fase dell'operazione Barbarossa, anche se molto inferiori a quelle nemiche; inoltre i tedeschi, in possesso del campo di battaglia dopo la ritira sovietica, poterono recuperare e rimettere in efficienza un gran numero dei panzer danneggiati nelle battaglie a Brody e Dubno, e riprendere vigorosamente l'avanzata in Ucraina nonostante la continua ed ostinata resistenza<ref name="R.Kirchubel, p. 38"/>. Dal punto di vista strategico le battaglie nell'area di Dubno rallentarono l'avanzata del Gruppo d'armate Sud e costarono duri sacrifici ai reparti della Wehrmacht, sorpresi dall'audacia dei reparti meccanizzati sovietici (in particolare dell'8º Corpo meccanizzato<ref>G.K.Žukov, ''Memorie e battaglie'', p. 274.</ref>), ma in prospettiva esaurirono prematuramente le riserve dell'Armata Rossa, provocando infine un indebolimento catastrofico del Fronte Sud-Occidentale del generale Kirponos che avrebbe subito poi la totale distruzione a Uman' e Kiev<ref>C.Pleshakov, ''Il silenzio di Stalin'', pp.243-244.</ref>.
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