Pittura su tavola: differenze tra le versioni

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==Tecnica==
La "tavola" lignea era di solito preparata scegliendo alcune assi di legno stagionato alcuni anni (affinché fosse meno soggetta a deformazioni). In [[Italia]] e nel sud Europa si sceglievano legni molto diffusi come quelli di [[pioppo]], di [[tiglio]] o di [[cipresso]], mentre nell'area [[fiandre|fiamminga]] si usavano legni più rari e pregiati: in ogni caso i risultati in termini di durata nel tempo entrambi i metodi si sono rivelati ottimi. L'importante era evitare legni che contenessero difetti come nodi, o alte quantità di [[tannino]] (come il [[castagno]]), una sostanza contenuta in molte specie vegetali che talvolta rifioriva anche sulle tavole stagionate macchiando di nero lo strato preparatorio o addirittura la pellicola pittorica. Le tavole erano assemblateassembrate in genere in file verticali, tenute insieme da cerniere estraibili sul retro.
 
Il legno, una volta piallato e levigato, veniva impregnato con una o più mani di colla naturale, la cosiddetta "colla di spicchi", ottenuta facendo bollire e restringere ritagli di pelle animale. Poi si procedeva a fasciare le tavole con una tela morbida, preferibilmente tela vecchia (il cosiddetto "cencio di nonna"), che veniva poi impresso con almeno due strati di gesso: uno ruvido, per livellare, ed uno fine per creare la base pittorica su cui si procedeva disegnando coi carboncini. Il disegno poteva avvenire a mano libera da parte del maestro oppure, nelle botteghe più attrezzate, veniva eseguito su un pezzo di carta e poi riportato con la tecnica dello [[spolvero]]. Per cancellare si usava la [[gomma pane]] oppure si spolverava via la polvere di carbone con penne di gallina.