Voltati Eugenio: differenze tra le versioni

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La storia racconta di Eugenio, un bambino di dieci anni figlio di convinti sessantottini la cui unione inizia a scricchiolare fin dopo la sua nascita, per poi terminare in una consensuale vita separata. La vita del bambino è raccontata attraverso episodi in ''flash-back'', raccolti da quello del suo abbandono in campagna da parte di un amico del padre Giancarlo, infastidito dal suo comportamento, e delle successive ricerche per ritrovarlo.
 
Scopriamo così le vicende di due figli dei fiori incapaci (ma forse neppure desiderosi) di costruire e mantenere una relazione stabile, e del loro figlio trattato da loro e dai parenti più prossimi come un pacco da scaricare. Eugenio cresce così con un forte senso di abbandono e solitudine, che in alcuni casi si riflette con atteggiamenti di ribellione, in altri con timorose richieste d'affetto. Il suo personaggio (interpretato da un bravissimo [[Francesco Bonelli]]) è descritto con grande sensibilità dal regista lombardo, che scava nelle relazioni in deterioramento progressivo della società del tempo; che, eppure, pare dotata di un grado di sincerità oggi perduto. Anche i nonni paternimaterni (tra cui [[Bernard Blier]]), pur affezionati al nipote, non vogliono accollarsi la responsabilità di un bambino che avrebbe bisogno di una famiglia stabile.
 
La lettura più lucida della vicenda la dà [[Memè Perlini]] (l'amico di Giancarlo) quando è costretto a parlare di fronte al commissario dei [[carabinieri]]: il suo è stato sì un gesto sciocco, ma in fin dei conti avrebbe risolto una questione che tutti, all'interno della famiglia di Eugenio, tiravano a protrarre, ma nessuno aveva il coraggio di affrontare decisamente. Il fatto - dice - è che oramai i figli non son più "il bastone della vecchiaia" per i genitori, anzi, sono dei pesi che spesso una coppia deve portarsi a lungo sulle spalle. Così si spiega anche il riferimento alla "selezione naturale" che aveva tentato di buttar lì di fronte al padre inferocito per la scomparsa del figlio. E sempre il volto Perlini si presta a mostrare lo sguardo irridente e profondo del regista quando, nell'ultima scena, dopo il ritrovamento di Eugenio in una cascina, spinge il ragazzo a scappare di nuovo dalla famiglia al completo, che ancora una volta vorrebbe scaricarlo, e ad affrontare da solo l'età matura.