Miniere di Cogne: differenze tra le versioni

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La prima notizia documentata dell'attività mineraria di Cogne si ha in un atto del 1433 del Vescovo Oger. Le miniere rimasero di proprietà del Vescovi di Aosta fino almeno al 1641, quando i Cognein, a causa di una crisi economica abbattutasi sulla valle, iniziarono a rivendicarne i diritti. Il 26 ottobre 1679 il vescovo Mgr. Bally vende al Comune tutte le miniere, tuttavia fino al 1800 queste rimarranno pressoché inattive per mancanza di fondi. La rinascita si deve all'opera del Dottor Grappein, Sindaco del Paese, il quale conscio che il maggior onere era il trasporto del materiale ad Aosta, decise di costruire la prima strada carrozzabile da Cogne a Vieyes, che verrà terminata nel 18241916.Le prime estrazioni erano a cielo aperto, a circa 2.500 {{m s.l.m.}} nella località denominata Liconi<ref>''Autenticum Manifestis Vallis Cogne'', Archivio della Curia vescovile di Aosta, Fondo Cogne, 5 aprile 1408 , cit. in Giuseppe Pipino, ''Documenti Minerari Degli Stati Sabaudi'', Tipografia Pesce, Ovada, 2010. p. 236 ([http://books.google.it/books?id=NxtkbYCn2OkC&pg=PA236&lpg=PA236&dq=filone+liconi&source=bl&ots=cexlwWXTFe&sig=MUy86W2K3sTvi7C0xgsXR10vaKk&hl=it&sa=X&ei=6MdYU-TPKovHtAaHsICYBA&ved=0CDMQ6AEwAA#v=onepage&q=filone%20liconi&f=false Google Libri])</ref>, ai piedi del [[Monte Creya]].
 
Dopo vari esperimenti, più o meno riusciti, di gestione comune delle miniere, lo sfruttamento del minerale si arresta, e l'estrazione cade in una profonda crisi, dovuta alla mancanza di capitali, ma soprattutto alle tecniche arcaiche di estrazione e di trasporto del materiale. Tra alti e bassi la miniera resterà pressoché in uno stato di abbandono fino al 1903, quando, venduta ad una società italo-belga, inizierà per essa lo sfruttamento a livello industriale. Vengono allora costruiti una teleferica ed il complesso di Colonna<ref>{{cita|Gio Gozzi,'' op|pp.cit., pp.28-29''}}</ref>.
 
Nel 1916 la miniera viene venduta alla società "Gio.Ansaldo", ma già nel 1927 viene comprata dal governo fascista. Il lavoro continua a pieno ritmo per molti anni, anche dopo il periodo bellico, tanto che nel 1964 occupa ancora 741 dipendenti; nel 1968-69 inizia però la crisi, in gran parte dovuta alle pressioni sindacali , che hanno portato ad una uscita dal mercato della seppur ottima magnetite, poiché il costo di estrazione (in gran parte determinato dal costo della manodopera) era diventato tale da proporre il prodotto a dei prezzi che, inevitabilmente, le leggi della concorrenza ponevano fuori trattativa. La miniera seppur non esaurita è stata chiusa definitivamente nel marzo del 1979<ref>{{cita|Gio Gozzi,'' op.cit., |p. 29''}}</ref>
 
La miniera è rimasta proprietà di [[Fintecna]] fino al 2014 che ha ceduto, dopo 111 anni, nuovamente le concessioni al Comune di Cogne<ref>{{cita pubblicazione|url=http://www.comune.cogne.ao.it/it/amministrazione/tools/approfondimento-news.aspx?id=279|titolo=Comunicato Stampa: Acquisizione delle miniere di Cogne|editore=Comune di Cogne|data=30 marzo 2014}}</ref>.
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* Paolo Alfonso Farinet, ''La miniera di Cogne: i precursori'', a cura del Comitato per l'inaugurazione del Traforo del Drinc, Aosta: Tipografia Edoardo Duc, 1922
* Società anonima nazionale, ''Cogne: miniere, alti forni, acciaierie'', Torino: Vincenzo Bona, 1931-1934
* {{cita libro|autore=Gio Gozzi, ''|titolo=Cogne: miniere e minatori: il paesaggio della memoria'', |città=Milano: |editore=FBE, |anno=2009}}
* Vico Vaccaro, ''Le miniere di Cogne'', Torino: Officina poligrafica editrice subalpina, 1912
* Patrizia Guichardaz, ''Cogne e la sua miniera : come una popolazione ha saputo affiancare all'esigua attività agro-pastorale lo sfruttamento della miniera'', in ''Pagine della Valle d'Aosta'', fascicolo 2 giugno 1995, pp. 43-45