Alfred Dreyfus: differenze tra le versioni

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Anche in Italia il caso ebbe molto seguito, anche per il possibile coinvolgimento dell'addetto militare italiano presso l'ambasciata in Francia, [[Alessandro Panizzardi]], circostanza che avrebbe rischiato di compromettere i tentativi di miglioramento dei rapporti tra Italia e Francia dopo la guerra doganale e l'adesione italiana alla [[Triplice alleanza (1882)|Triplice alleanza]]. Inoltre, il caso Dreyfus fu con passione seguito dal segretario di legazione dell'ambasciata italiana a Parigi, [[Raniero Paolucci di Calboli]], che, convinto dell'innocenza di Dreyfus, raccolse una vasta quantità di materiale, costituendo un fondo considerato "unico nel suo genere"<ref>Comune di Forlì - Comune di Roma, ''Dreyfus. L'''affaire ''e la Parigi'' fin de siècle ''nelle carte di un diplomatico italiano'', Edizioni Lavoro, Roma 199, p. 74.</ref>, oggi conservato presso la [[Biblioteca civica di Forlì]].
 
A causa di un indebolimento fisico causato dalla prigionia, venne congedato dall'esercito nell'ottobre 1907 e posto nella riserva. Ritornò nell'esercito allo scoppio della Grande Guerra col grado di maggiore dell'artiglieria, perlopiù nelle retrovie ma partecipando anche a combattimenti a [[Verdun (Mosa)|Verdun]] ed al [[Chemin des Dames]], raggiungendo il grado di tenente colonello. Nel novembre 1918 acquisì il grado di ufficiale della [[Legion d'onore]].
 
Morì a Parigi e fu sepolto nel [[Cimitero di Montparnasse]]. L'iscrizione sulla sua tomba (''Qui giace il tenente colonnello Alfred Dreyfus, ufficiale della Legion d'onore'') è in francese ed in ebraico.