Melicerte: differenze tra le versioni

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{{S|mitologia greca}}
'''Melicerte''' è una figura della [[mitologia greca]], figlio di [[Atamante]] e di [[Ino]], fratello di [[Learco]].
La dea Era fece impazzire Atamante e Ino, poiché avevano adottato [[Dioniso]], figlio dell'odiata [[Semele]]. Si tramanda, anche, che Atamante, padre di Melicerte, odiasse la moglie Ino e i figli avuti da lei, perché la riteneva causa di una tremenda carestia. Atamante, impazzito, mentre cacciava, scambiò il figlio maggiore, Learco, per un cervo e lo uccise. La moglie, disperata, buttò Melicerte in un calderone bollente e poi si gettò con lui in mare. Altre tradizioni riferiscono che la madre si sia gettata in mare per sfuggire al marito che li inseguiva. I naviganti rinominarono la madre ''Leucotea'' e Melicerte ''Palemone'', perché li soccorrevano durante le tempeste. In seguito, furono istituiti da Sisifio, in suo onore, i [[giochi istmici]]. Altre tradizioni riferiscono che la madre si sia gettata in mare per sfuggire al marito che li inseguiva. Si diceva, inoltre, che il corpo di Melicerte fosse stato trasportato da un delfino all’Istmo di Corinto dove gli furono tributati vari onori. In seguito, furono istituiti da Sisifio, in suo onore, i [[giochi istmici]]. Nella versione di [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]], [[Nettuno (divinità)|Nettuno]], sollecitato da [[Venere (divinità)|Venere]], fa di Melicerte e della madre due divinità e muta il loro nome. I Romani lo chiameranno Portunno e i Greci Palemone. A Roma, Portunno aveva il santuario nel porto Tiberino, in suo onore il 17 agosto si celebravano i [[Portunalia]], festa estiva dedicata alle acque, ultima di un ciclo che iniziava nel periodo di massima [[siccità]].