Maestro Martino da Como: differenze tra le versioni

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|Nazionalità = italiano
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}}Fu il più importante [[cuoco]] europeo del [[secolo XV]]: a lui si deve la stesura del ''Libro de Arte Coquinaria'', considerato un caposaldo della letteratura [[Cucina italiana|gastronomica italiana]] che testimonia il passaggio dalla [[cucina medievale]] a quella [[Rinascimento|rinascimentale]]. <ref>[http://www.cucinamedievale.it/2010/01/maestro-martino/ MAESTRO MARTINO - Biografia | Il Medioevo in Tavola<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
==Biografia==
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Uno dei principali elementi distintivi dei suoi piatti, è il recupero del gusto originale delle materie prime, evitando l'abuso di [[Spezia (alimento)|spezie]], com'era d'abitudine nella tradizione medioevale quando le spezie, e la loro abbondanza, simboleggiavano la ricchezza del padrone di casa.
 
Lo stile è preciso, dettagliato ed immediato. Appare evidente l'intenzione dell'autore di volersi far comprendere da tutti (anche per questo scelse la lingua volgare), e le ricette si susseguono, in ordine di portata e di tipologia di ingredienti, in modo snello e moderno; addirittura, Martino arriva a suggerire delle "varianti" a taluni ingredienti, nel caso ne fossimo sprovvisti. Come accennato, Martino unisce, alla tradizione della cucina medioevale, innovazioni che gli pervengono dalla [[conoscenza]] della cucina catalana, oltre che della cucina [[Cucinacucina araba|araba]] e orientale.
 
Il successo e la divulgazione in [[Italia]] ed in tutta [[Europa]] delle ricette di Martino è, però, merito del suo più convinto sostenitore: l'[[Umanesimo|umanista]], suo contemporaneo, [[Bartolomeo Sacchi]], detto il ''Platina'' ([[1421]]-[[1480]]), prefetto della [[Biblioteca Apostolica Vaticana]]. Il Platina incorporò le ricette di Martino - trascrivendole in [[Lingua latina|latino]] ed arricchendole di commenti - nel suo ''De honesta voluptade et valetudine''<ref>Questo testo del Platina è anche il primo libro stampato col metodo [[Johann Gutenberg|Gutenberg]] in [[Friuli]].</ref>, opera nella quale si prodiga in elogi nei confronti di colui che definisce «il principe dei cuochi», affermando che Maestro Martino era anche un amabile conversatore, dotato di una cultura così vasta da permettergli di sostenere, con efficacia, discussioni sui più disparati argomenti, non solo di natura gastronomica.