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Tenin fu [[Repubblica di Venezia|veneziana]] per 109 anni: conquistata ai [[Impero Ottomano|turchi]] nel 1688 durante il dogado di [[Francesco Morosini]] detto ''Il peloponnesiaco'' (cosiddetto ''Acquisto Nuovo''), cadde con tutta la Repubblica nel 1797. Durante il periodo veneziano vi si insediarono alcune famiglie venete per amministrare la città e la regione circostante. A Tenin, ancora nel 1869 140 capifamiglia su 195 chiedevano per i propri figli scuole in [[lingua italiana]]: l'italiano era la lingua di amministrazione, e si riteneva che fosse ancora la lingua della cultura e del commercio, secondo una tradizione che in Dalmazia durava da più secoli.
 
Nell'[[Ottocento]] Tenin fu una della città dalmate che conservò più a lungo un podestà italiano (pur essendo rappresentante del Partito croato ''Narodna stranka''): [[Lovro Monti|Lovro/Lorenzo Monti]] difese fino al 1878 la piccola comunità locale di [[Dalmati Italiani]] ed il loro diritto ad avere scuole in [[lingua italiana]]. Col Patto di Londra Tenin (con Sebenico Zara e la Dalmazia Settentrionale) fu promessa espressamente all'Italia, ma col trattato di pace solo Zara fu annessa all'Italia a causa dell'opposizione di USA Francia e Gran Bretagna. Al termine della [[Prima guerra mondiale]], Tenin fece parte del [[Regno dei Serbi, Croati e Sloveni]], poi divenuto [[Regno di Jugoslavia]].
 
Successivamente al crollo della [[Regno di Jugoslavia|Jugoslavia]] nel corso della [[Seconda guerra mondiale]], il sindaco di Tenin Niko Novakovič, unitamente all'avvocato di [[Obbrovazzo]] Boško Desnica fecero pervenire alle autorità italiane una petizione firmata da oltre 100.000 cittadini serbi, nella quale si richiedeva l'annessione della Dalmazia interna al [[Regno d'Italia]], preferendola di gran lunga al paventato inserimento in un nuovo stato nazionale croato: ma la sorte della città era già stata definita nei colloqui fra [[Benito Mussolini|Mussolini]] e [[Ante Pavelić|Pavelić]] del 7 maggio a [[Monfalcone]]: Tenin fece quindi parte dello [[Stato Indipendente di Croazia]], pur essendo all'interno della cosiddetta ''zona di demilitarizzazione'', nella quale il governo di Zagabria non poteva attrezzare apprestamenti militari. [[Mussolini]] propose nell'estate [[1942]] di inglobarla nel [[Governatorato della Dalmazia]], assieme alla zona costiera della Croazia di Pavelic, ma dovette desistere. In quegli stessi anni, ma soprattutto successivamente al crollo dell'Italia, la zona di Tenin divenne teatro di massacri di civili croati da parte dei cetnici di Momčilo Đuić e di civili serbi da parte degli [[Ustascia]] croati.