Corrado II il Salico: differenze tra le versioni

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Tra la fine del [[1016]] e gli inizi del [[1017]] Corrado sposò [[Gisella di Svevia]], la figlia del duca Ermanno I di Svevia, già due volte vedova. Gisella era l'erede designata del Ducato di Svevia, e possedeva un fondato diritto anche sul regno di Borgogna. Si dice che Corrado abbia rapito Gisella per poterla sposare. Un simile rapimento non è impossibile, ma è considerato dagli storici molto improbabile, ed inoltre non esistono fonti affidabili a testimoniarlo. Il matrimonio non era canonico, poiché Gisella era stretta parente di Corrado (era la zia). [[Tietmaro di Merseburgo]] riferisce di questa irregolarità <small>(Chronik, VII. 63)</small>, ma non accenna ad un eventuale rapimento.
 
Con il matrimonio Gisella intendeva probabilmente tutelare i propri diritti sul ducato e sul regno. Quando sposò Enrico aveva la sua stessa età, circa 26 anni. Aveva già tre figli maschi e, probabilmente, una femmina. Già durante il primo anno di matrimonio nacque Enrico, figlio di Corrado e Gisella, quarto ed ultimo figlio della duchessa, che sarebbe diventato il successore di Corrado, [[Enrico III il Nero|Enrico III]].
Tra il [[1017]] e il [[1019]] Corrado venne coinvolto nella disputa tra i suoi parenti e i seguaci dell'allora imperatore [[Enrico II il Santo|Enrico II]]. Non si conoscono i motivi precisi dello scontro. Il biografo di Corrado, [[Wipo]], sottolinea la sua disponibilità a spendersi per amici e parenti, la qual cosa era considerata un'importante virtù per un cavaliere. Per il suo appoggio agli avversari, e per l'irregolarità del matrimonio, Corrado perse il favore imperiale, e venne probabilmente esiliato. Se ciò avvenne, l'esilio fu di breve durata, perché già pochi mesi dopo, nell'aprile o maggio [[1020]] Corrado ricompare come testimone del patto tra Enrico II e la Chiesa di Roma.
 
=== L'elezione a re ===
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Agli inizi del [[1026]] Corrado si recò a [[Milano]], dove l'arcivescovo [[Ariberto d'Intimiano]] lo incoronò re d'Italia. Dopo aver superato l'opposizione di alcune città, raggiunse [[Roma]], dove, il 26 marzo [[1027]] venne incoronato imperatore da [[papa Giovanni XIX]].
Corrado emanò nuove costituzioni per la [[Lombardia]], e confermò le antiche tradizioni legali della [[Sassonia]]. Nel [[1028]] il figlio Enrico sposò [[Gunilde di Danimarca]], figlia di [[Canuto il Grande]], [[re di [[Danimarca]]. Nel quadro degli accordi matrimoniali con quest'ultimo, Corrado cedette al regno del nord il territorio tra Eider e Schlei.
 
Lo stesso anno Corrado dovette intervenire contro il duca di Polonia, [[Miecislao II di Polonia|Miecislao II]]. Questi, formalmente [[vassallo]] dell'imperatore, alla morte di Enrico II si era autoproclamato Re - denunciando implicitamente il rapporto di vassallaggio. Corrado lo costrinse a cedere, a restituire i territori che [[Boleslao I di Polonia]], padre di Miecislao II, aveva conquistato, a rinunciare al titolo di re e a giurare fedeltà all'imperatore.
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Corrado proseguì la politica di Enrico II, con un'unica variazione: affidò l'[[arcicancelleria]] d'Italia (che Enrico II aveva affidato al vescovo di [[Bamberga]]), al vescovo di [[Magonza]], Asino. Anche nel campo della politica ecclesiastica la sua linea non si discostò da quella del predecessore, che considerava la [[chiesa (istituzione)|Chiesa]] una parte integrante dell'[[Impero]], e di conseguenza disponeva degli uffici e delle proprietà ecclesiastiche. Le elezioni dei vescovi divennero una pura formalità. Era la volontà dell'Imperatore ad essere determinante. Inoltre Corrado spinse la Chiesa a maggiori cessioni materiali. Come Enrico, anche Corrado era molto favorevole al movimento di riforma ecclesiale, volto tra l'altro a contrastare un eccessivo arricchimento dei monasteri.
 
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