Mara Cantoni: differenze tra le versioni

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Lavora per un decennio nell'ambito dell'opera lirica, dove tra il 1977 e il 1979 è assistente alla regia, collaborando con Gianfranco De Bosio, Liliana Cavani e gli scenografi Gambaro, Frigerio, Luzzati. Firma quindi i primi spettacoli, ''Manon'' (1979), ''Balletti del Novecento'' e ''Tane'' (1982). Nel 1978 incontra Luca Ronconi, sul quale pubblica ''Norma - come nasce uno spettacolo'' (1979) e ''Wagner - mito, racconto, musica'' (1982) - in relazione ad alcuni suoi allestimenti. Parallelamente al lavoro in palcoscenico si occupa di critica teatrale e musicale per alcune testate. Pubblica per l'infanzia ''Lohengrin'', con la pittrice e scenografa Maria Antonietta Gambaro (Emme Edizioni, 1979) e ''Le Papiéroplane'', con il pittore Fulvio Testa (Nord-Sud, 1981). Dal 1983 al 1986 collabora con il Teatro alla Scala.
 
Nel 1987 lascia il mondo dell'opera e per il ''Festival Internazionale di Cultura Ebraica'' del [[Salone Pier Lombardo]] di Milano (ora Teatro Franco Parenti) crea lo spettacolo ''Dalla sabbia dal Tempo'', che innova il rapporto tra parola e musica, movimento e ricerca formale<ref name="test">"Gran merito della regista Mara Cantoni - oltre a quello di cucire frammenti sparsi e brevi intuizioni in un testo vero e proprio, dotato di un'autonoma articolazione drammaturgica - è di avere sottratto tutto questo ai limiti di un cabaret sofisticato o di un puro recital, proiettando la trascinante esuberanza dell'attore-cantante, del suo compagno di scena (...) e dei sei bravissimi musicisti (...) nella prospettiva di uno spettacolo autentico, che nel bell'impianto scenico di pannelli neri e candida sabbia, negli scuri abiti senza tempo di tutti gli interpreti (...), nelle rarefatte e struggenti figurazioni rivela una precisa e raffinata cifra stilistica" Renato Palazzi, Corriere della Sera, 21 maggio 1987<br />
"Mara Cantoni (…) ha provveduto a un intelligente copione, che è testimonianza antologica “minore” ma preziosa di umori e di gusti e che alterna le parti recitate a quelle cantate; sono una quindicina di canzoni, con le loro melodie ora festevoli ora gravi, (…) a punteggiare la rappresentazione, che ha luogo su un palcoscenico coperto di sabbia e chiuso da un nero apparato. Vi giocano luci accorte ed efficaci, provvedute, come tutto il resto, dalla Cantoni, che organizza anche un preciso e delicato movimento del complesso, con effetti assai suggestivi. (…) La rappresentazione ha ottimo ritmo e figurazioni sempre nuove; si appoggia su sicure arguzie e su incanti musicali; insomma, è accattivante in ogni sua parte" Odoardo Bertani, Avvenire, 22 maggio 1987
.</ref>, trovando in Moni Ovadia l'interprete ideale.