Oremus et pro perfidis Judaeis: differenze tra le versioni

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Autori e teologi cattolici<ref>Così [[Erik Peterson]], che sosteneva le posizioni del [[Alfredo Ildefonso Schuster|cardinale Schuster]], cfr.: E. Peterson, ''Perfidia Judaica'' in ''Ephemerides liturgicae'', 1936, vol. 50, pp. 296 ss.; J.-M. Oesterreicher, ''Pro perfidis Judaeis'' in ''Cahiers Sioniens'', 1947, pp. 85 ss.</ref> hanno quindi sottolineato che la parola ''perfidus''/''perfidia'' non è direttamente traducibile con l'italiano perfido/perfidia, in quanto perderebbe una parte essenziale del significato originario: l'idea di una mancata accoglienza della fede, o più precisamente, restando sul significato originario latino, di non avere accolto il completamento del Patto di [[Abramo]] manifestatosi con l'incarnazione e la morte del Cristo e quindi avere rotto "quel" patto (''foedus''). Alla luce di questa argomentazione una traduzione meno scorretta sarebbe "increduli/incredulità", interpretando ''perfidus'' come sinonimo di ''infidelis''<ref>Questa modalità di traduzione è comune in testi medievali, non relativi a ebrei, come conferma, per esempio,[http://books.google.it/books?id=ReCp978iiA8C&printsec=frontcover&hl=en#PRA1-PA181,M1 K.P. Harrington, ''Mediaeval Latin'' (1925), p. 181], in cui la nota 5 recita: ''perfidus'' and ''perfidia'' are used by Beda and other Latin writers as the opposites of ''fides'' and ''fidelis''.</ref>. Questa traduzione, però, può essere considerata riduttiva, perché elimina una parte del significato originario, quella secondo cui l'incredulità stessa è una colpa.
 
Poiché, come si è detto in precedenza, il vocabolo era ambiguo e la pluralità di significati dell'aggettivo ''perfidus'' secondo la sua [[etimologia]] è andato perduto nella parola italiana 'perfido'<ref>J.[[Jules Isaac]], ''Genèse de l'Antisémitisme''...</ref>, la Chiesa ha introdotto la modifica liturgica di cui sopra.
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