Roberto Farinacci: differenze tra le versioni

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==== La fucilazione ====
Il 25 aprile [[1945]] il vecchio avversario [[Guido Miglioli]] volle incontrarlo per offrirgli la resa<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 458}}</ref>, ma Farinacci si rifiutò: "''Non siamo ancora alla fine''"<ref name=autogenerato33>{{cita|Guido Gerosa|p. 59}}</ref>. In seguito allo sfaldarsi della RSI per l'avanzata degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]], Farinacci lasciò Cremona il 27 aprile diretto in [[Ridotto alpino repubblicano|Valtellina]]<ref name=autogenerato23>{{cita|Giordano Bruno Guerri|p. 115}}</ref><ref name=autogenerato33 /><ref>{{cita|Luigi Cazzadori|p. 71: "Ubbidendo agli ordini ricevuti dal governo di Mussolini di ritirarsi a [[Como]] e poi in Valtellina, egli uscì da Cremona con una colonna"}}</ref><ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: Voleva dirigersi verso il fantomatico "ridotto della Valtellina"}}</ref> insieme a un manipolo di fedeli, ma giunto nei pressi di [[Bergamo]] decise di staccarsi dalla colonna per recarsi a [[Oreno]] insieme alla marchesa Maria Carolina Vidoni Soranzo in Medici del Vascello<ref name=autogenerato33 />, segretaria dei Fasci femminili<ref name=autogenerato18 />. Il cambio di percorso fu fatale poiché a [[Brivio|Beverate]] la macchina fu investita dal fuoco di una pattuglia partigiana e Farinacci fu catturato<ref name=autogenerato22>{{cita|Guido Gerosa|p. 59: "Il suo ultimo grido fu Viva l'Italia"}}</ref><ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: "Viaggiarono abbastanza tranquilli fin quasi Bergamo, poi Farinacci ordinò di staccarsi dalla colonna e di dirigersi a Oreno, dove aveva una villa la sorella della marchesa, sposata a un Gallarati Scotti. È difficile dirsi se avesse intenzione di nascondersi, oppure se avesse in mente di mostrarsi gentile con la signora, a costo di gravi rischi. La diversione gli fu fatale. A [[Beverate]] un [[partigiano]] sparò sulla vettura che non si era fermata all'alt. La macchina si schiantò contro un albero"}}</ref>. L'autista rimase ucciso sul colpo mentre la marchesa morì alcuni giorni dopo, a causa delle ferite riportate<ref name=autogenerato33 />.
[[File:Farinacci fucilazione.jpg|thumb|upright=1.2|Fucilazione di Roberto Farinacci il 28 aprile [[1945]] a [[Vimercate]], in nessun momento dimostrò paura<ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: Non mostrò in nessun momento di temere la morte}}</ref>]]
 
Il giorno dopo, il 28 aprile, Farinacci fu sommariamente processato in una sala del Comune di [[Vimercate]]<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 459: basandosi su alquanto generiche imputazioni (persino di complicità nel delitto Matteotti...), condannò Farinacci, in appena un'ora di dibattimento e in un clima di feroce ostilità}}</ref><ref name=autogenerato22 /><ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: Lo processarono nella sala del Consiglio comunale. L'atto d'accusa era giuridicamente approssimativo, umanamente irreprensibile."}}</ref> in cui anche alcuni colpi di [[fucile]] furono esplosi in aria<ref name=autogenerato33 />. Farinacci tentò una difesa: "''Portatemi a Cremona. Là vi diranno che ho fatto del bene e che bisogna liberarmi''"<ref name=autogenerato33 /> e contestò ogni singola accusa<ref name=autogenerato18 />. I giudici esitarono nel pronunciare la condanna a morte<ref name=autogenerato33 />, infatti i rappresentanti della [[Democrazia Cristiana]] e del [[Partito Liberale Italiano]] propendevano per consegnarlo agli Alleati<ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48:}}</ref><ref name=autogenerato5>{{cita|Luigi Cazzadori|p. 72}}</ref> mentre ebbero un peso decisivo i rappresentanti del [[Partito Comunista Italiano]] e del [[Partito Socialista Italiano]]<ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: "I socialisti e i comunisti spingevano per la fucilazione"}}</ref>.
 
Portato nella piazza principale di Vimercate<ref name=autogenerato5 />, consegnò a don Attilio Bassi una forte somma che si era portato dietro da Cremona da devolvere ai poveri<ref name=autogenerato18 />. Rifiutò di farsi bendare e pretese di essere fucilato al [[petto]] come i militari<ref name=autogenerato18 /><ref name=autogenerato33 />, ma ciò non gli venne concesso. Nonostante fosse stato posto fronte al muro Farinacci riuscì a divincolarsi e a girarsi, così i partigiani spararono in aria; alla seconda scarica riuscì nuovamente a girarsi, venendo colpito al petto: prima di morire le sue ultime parole furono "Viva l'Italia"<ref name=autogenerato23 /><ref name=autogenerato22 /><ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 459: Soltanto un guizzo, pochi secondi prima della scarica dei fucili partigiani, gli permise di tentare di voltarsi di petto, alzare il saluto romano e inneggiare all'Italia.}}</ref><ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: Non volle essere bendato e chiese di che gli sparassero al petto, secondo la tradizione militare. Glielo rifiutarono, facendolo voltare di spalle a furia di schiaffi. Lui tentò di girarsi e i partigiani allora tirarono in aria, dandogli così l'agghiacciante prodromo dell'esecuzione vera. Alla seconda scarica, lo colpirono: eppure Farinacci era riuscito a torcersi e prese i colpi nel torace. C'è chi assicura cha abbia gridato :"Viva l'Italia"."}}</ref>. Farinacci fu sepolto inizialmente a Vimercate e solo nel [[1956]] la famiglia ottenne di farne trasferire le spoglie nella [[tomba]] di famiglia a Cremona, nel [[Cimitero Civico]].
 
== Onorificenze ==