Jósef Leopold Toeplitz: differenze tra le versioni

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La situazione si rovescia nel [[1929]], con il [[grande depressione|crollo]] della [[borsa valori|borsa]] di [[New York]] conseguente al ben noto [[venerdi nero]] di Wall Street. In tale anno la Banca Commerciale Italiana controlla il 20% del valore di tutte le società per azioni [[italia|italiane]], il suo presidente siede personalmente nei 32 più importanti [[consiglio di amministrazione|consigli di amministrazione]]<ref>{{cita|Polsi|Toepliz fa parte dei consigli di imprese come [[Ilva]], [[ACNA]], [[Italgas]]), [[Tirrenia di Navigazione]], [[Teti]], [[Acciaierie di Terni]], [[Sip]], [[Società Italiana Ernesto Breda per Costruzioni Meccaniche|Breda]], [[Montecatini]], [[Cantiere navale fratelli Orlando|Cantieri Orlando]], [[Mira Lanza]], [[Snia Viscosa]], [[Dalmine]], [[Châtillon (azienda)|Chatillon]]}}</ref> e il valore del suo portafogli supera il miliardo di lire dell'epoca. La caduta a domino delle borse europee a seguito di quella d'oltreoceano provoca una pesante crisi di liquidità quando, già ai primi del [[1930]], diventa pressoché impossibile monetizzare i pacchetti azionari, al punto che la BCI si trova indebitata con la [[Banca d'Italia]] (ripetutamente intervenuta con robuste iniezioni di liquidità), per poco meno di tre miliardi di lire. Il [[governatore]] della [[banca centrale]], [[Bonaldo Stringher]], avverte a questo punto Toepliz che la situazione non è più sostenibile e che l'istituto deve chiedere ufficialmente il salvataggio da parte dello stato.<ref>{{cita|Polsi|La crisi economica del 1929.</ref>
 
Mancando qualsiasi altra alternativa Toepliz si rivolge al [[governo]] ma le condizioni per il salvataggio significano la fine del "suo" impero industriale. [[Mussolini]] vuole infatti [[nazionalizzazione|nazionalizzare]] le grandi imprese e costringe la BCI a conferire tutte le sue partecipazioni industriali alla [[Sofindit]], una società a prevalente capitale pubblico che da parte sua le ammministra in via transitoria, essendosi già deciso di dare vita all[[Istituto per la Ricostruzione Industriale]]. Con le partecipazioni industriali deve cedere anche gran parte delle quote di maggioranza del capitale, cosicché alla fine del 1932 la Banca Commerciale diventa una vera e propria azienda pubblica. Rimasto alla guida della banca Toepliz tenta di arginare il ridimensionamento a istituto di credito ordinario, dando però il pretesto alle autorità finanziarie per imporne la destituzione. La condotta contraria alle direttive e un generalizzato peggioramento nei conti portano alla sua sostituzione coi Direttori centrali Raffaele Mattioli e Michelangelo Facconi. "Degradato" a vice-presidentevicepresidente esce definitivamente dalla BCI nel 1934 dando spontanee dimissioni.
 
Ritiratosi a vita privata muore nella sua villa di [[Sant'Ambrogio Olona]] nel 1938.