Annibale Caccavello: differenze tra le versioni

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Di famiglia originaria di [[Massa Lubrense]] che lavorava il [[marmo]], fin da piccolo si appassionò alla [[scultura]] <ref>B. De Dominici, ''Vite dei pittori scultori ed architetti napoletani'', tomo II, Tip. Trani, Napoli 1843, p. 223.</ref>. Per questo motivo, il padre lo inviò da [[Giovanni da Nola]], di cui ben presto divenne discepolo, assieme a [[Giovan Domenico d'Auria]]. Questo trio ebbe subito modo di farsi notare per la realizzazione del complesso funerario della celebre cappella [[Caracciolo]] di Vico nella [[Chiesa di San Giovanni a Carbonara]]. In particolare, Annibale realizzò per la predetta famiglia gentilizia le statue di S. Andrea apostolo, di S. Giovanni Battista e di S. Agostino.
 
Secondo [[Benedetto Croce]], la sua bravura lo rese più noto e apprezzato rispetto ai due colleghi <ref>[[Benedetto Croce|B. Croce]], ''Curiosità storiche'', Ricciardi, Napoli 1921, p. 83.</ref>. Vero è comunque che, alla morte del maestro, il sodalizio tra Caccavello e d'Auria si configurò come un vero e proprio «predominio nel panorama scultureoscultoreo napoletano» del [[XVI secolo]] <ref>F. Abbate, ''Storia dell'arte nell'Italia meridionale'', Donzelli, Roma 2002, pp. 253-254.</ref>. Un brillante esito della loro sinergia, come segnalò [[Salvatore Di Giacomo]], si può riscontrare nel complesso scultoreo rappresentato dalla [[Fontana dei 4 del Molo]], per il quale la coppia realizzò le «statue gigantesche» dedicate ai fiumi [[Tigri]], [[Eufrate]], [[Gange]] e [[Nilo]] <ref>[[Salvatore Di Giacomo|S. Di Giacomo]], ''Napoli'', Istituto italiano di Arti Grafiche, Bergamo 1917, p. 137.</ref>.
 
Caccavello, che ebbe a sua volta molti discepoli, realizzò altre notevoli sculture e opere architettoniche, quali i sepolcri di [[Odet de Foix|Odet Foix de Lautrec]] e di [[Pedro Navarro]] presenti nella [[Chiesa di Santa Maria la Nova (Napoli)|Chiesa di Santa Maria la Nova]], la tomba di Porzia Capece Rota nella Basilica di [[Chiesa di San Domenico Maggiore (Napoli)|San Domenico Maggiore]], l'altare celebrativo (con la statua della Madonna delle Grazie) del vescovo Luca Rainaldi conservato al [[Museo Campano]] di [[Capua]], e l'urna di Fabrizio Brancaccio nella [[chiesa di Santa Maria delle Grazie Maggiore a Caponapoli]], definita da [[Camillo Minieri Riccio]] un «capolavoro» <ref>[[Camillo Minieri Riccio|C. Minieri Riccio]], ''Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli'', Tip. dell'Aquila, Napoli 1844, p. 68.</ref>.