Abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano: differenze tra le versioni

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Nonostante che in seguito al [[Concilio Lateranense IV]] del [[1216]] fosse stato istituito l'ufficio dei Visitatori per controllare che nei monasteri si osservasse la regola e l'istituzione dell'ufficio del Procuratore presso la Curia Romana per tutelate le esenzioni ed i privilegi dell'Ordine, nel [[1222]] il monastero di Passignano e gli altri monasteri vallombrosani si trovarono al centro di una contesa con il [[Ildebrando da Lucca|vescovo di Fiesole Ildebrando]] a causa di esenzioni fiscali<ref name=passignano5/>. La disputa si tenne il 26 febbraio [[1222]] nella [[pieve di Santa Maria Novella (Radda in Chianti)|pieve di Santa Maria Novella]], in diocesi di Fiesole. A difendere le ragioni dei monasteri intervenne Giacomo, decano di Vallombrosa, che mostrò la bolla pontificia con i privilegi. Si scatenò il parapiglia; prima il vescovo fiesolano tentò di impedire la lettura del documento poi affermò che i monasteri erano sul suo territorio e che quindi a lui dovevano pagare le tasse, infine visto che i monaci non avevano regalato nulla in occasione della sua consacrazione pronunciò un elogio degli incendiari dei beni monastici e minacciò mali peggiori per i ribelli<ref>{{Cita|Schneider|pag. 275-277}}</ref>.
 
Il monaco Giacomo effettuò altre missioni con risultati migliori come quella del [[1210]] quando consegnò a [[Luigi IX di Francia|Luigi IX Re di Francia]] una reliquia di san Giovanni Gualberto<ref name=passignano5/>, o come nel [[1222]] quando su incarico di Innocenzo III aiutò san [[Domenico di Guzmán]] nella predicazione contro gli eretici<ref>{{Cita|Nardi|pag.105}}</ref>; come nel [[1226]] quando fece da intermediario per conto di [[papa Gregorio IX|Gregorio IX]] alla corte di [[Federico II di Svevia]]<ref name=passignano5/>. Missione fallita visto che nel [[1229]] il papa iniziò una guerra contro l'imperatore. Per le spese militari il papa impose ai monasteri toscani della pesanti tasse, e per pagarle i vallombrosani furono costretti a impegnare quasi tutto il loro patrimonio che nel [[1245]], dopo una sentenza del tribunale, cadde in mano ai creditori. I beni di Passignano passarono alla famiglia degli [[Scolari]], i quali nel [[1255]] occuparono il monastero tenendo prigionieri i monaci e costrinsero l'abate ad andare in giro giorno e notte con una scorta armata, non paghi distrussero il monastero e bruciarono la chiesa<ref name=passignano5/>. Di questa situazione approfittarono gli abitanti di Poggio a Vento, un villaggio limitrofo soggetto all'autorità di Passignano, che ottennero nel [[1258]] di poter eleggere autonomamente i rettori del comune. A dare parere a loro favorevole fu il giurista [[Accursio]]<ref name=guarducci103/>.
 
I [[ghibellini]] furono cacciati definitivamente da Firenze nel [[1267]] e nel [[1269]], dopo la [[Battaglia di Colle|sconfitta a Colle Val d'Elsa]] anche a Siena si insediò un governo guelfo, instaurato da [[Simone V di Montfort|Simone di Montfort]], vicario di [[Carlo I d'Angiò|Carlo d'Angiò]]. Questi avvenimenti ebbero ripercussioni immediate sulla vita del monastero. Nel [[1272]] l'abate di Vallombrosa Plebano depone quello di Passignano Rodolfo e affida il monastero a Ruggero dei Buondelmonti, guelfo, già eletto nel [[1266]] ma a causa del governo ghibellino instaurato a seguito della [[Battaglia di Montaperti]] non aveva potuto prenderne il possesso. Il Buondelmonti iniziò subito a ricostruire il monastero (nell'architrave di un porta è incisa la data [[1294]]<ref name="brachetti64">{{Cita|Brachetti Montorselli|pag. 64}}.</ref>) e la chiesa che nel [[1287]] erano terminati e subito dopo iniziò la costruzione del campanile che era concluso nel [[1297]]<ref name=brachetti64/>. Per sottrarre i monasteri dall'influenza laica la Santa sede si riservava la collazione dei benefici ecclesiastici, varando all'inizio del XIII secolo il sistema della [[commenda]].