La grande bellezza: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Riga 73:
Jep Gambardella è un navigato giornalista di costume e [[critico teatrale]], dal fascino innegabile, impegnato a districarsi tra gli eventi mondani di una [[Roma]] così immersa nella bellezza del passato, che tanto più risalta rispetto allo squallore del presente. Cimentatosi in gioventù anche nella [[scrittura creativa]], è autore di una sola opera, ''L'apparato umano''. Nonostante gli apprezzamenti e i premi ricevuti,<ref>Durante una conversazione con Romano, Jep cita, quasi schernendosi, un "[[Premio Bancarella]]" che il libro avrebbe ricevuto.</ref> Gambardella non ha più scritto altri libri, non solo per sua pigrizia, ma soprattutto per un blocco creativo da cui non riesce a uscire<ref>Lo affermano [[Paolo Sorrentino]] e [[Toni Servillo]] in un'intervista rilasciata a [[Lilli Gruber]] il 7 giugno 2013, durante la trasmissione "[[Otto e mezzo (programma televisivo)|Otto e mezzo]]".</ref>. Col tempo, lo scopo della sua esistenza è diventato quello di trasformarsi in "un mondano", ma non un mondano qualunque, bensì "il re dei mondani", come lui stesso confessa: «Quando sono arrivato a Roma, a 26 anni, sono precipitato abbastanza presto, quasi senza rendermene conto, in quello che potrebbe essere definito "il vortice della mondanità". Ma io non volevo essere semplicemente un mondano. Volevo diventare il re dei mondani. E ci sono riuscito. Io non volevo solo partecipare alle feste. Volevo avere il potere di farle fallire».
 
Partecipa ogni notte a un teatrino confuso e annoiato di amici intimi e compagni di sventure («Siamo tutti sull'orlo della disperazione, non abbiamo altro rimedio che guardarci in faccia, farci compagnia, prenderci un po' in giro...»), tra cui Romano, scrittore teatrale mai realizzato e perennemente al guinzaglio di una giovane donna che lo sfrutta; Lello, ricco venditore all'ingrosso di giocattoli dalla parlantina sciolta e marito infedele di Trumeau; Viola, facoltosa borghese cone madre di un figlio affetto da gravi problemi psichici chedi nelnome corsoAndrea che del film si suiciderà schiantandosi volontariamente con l'auto (uno tra gli eventi che avrà un ruolo nel cambiamento di Jep); Stefania, egocentrica scrittrice [[radical chic]]; Dadina, la direttrice [[nanismo|nana]] del giornale su cui Jep scrive.
 
Una mattina, tornando da uno di quegli insipidi salotti, incontra il marito di Elisa, che un tempo era stata il suo primo (e probabilmente unico) amore: l'uomo lo attende davanti alla porta di casa per annunciargli, piangente, che Elisa è morta, lasciando dietro di sé solo un [[diario]] chiuso da un lucchetto, che l'uomo ha violato, in cui la donna narra dell'amore, mai perduto, verso Jep; il marito ha scoperto, così, di essere stato, per 35 anni, un semplice surrogato, nient'altro che "un buon compagno". Il marito di Elisa, ora afflitto e addolorato, ben presto, però, troverà consolazione nell'accoglienza affettuosa della sua domestica straniera.