Giorgio Almirante: differenze tra le versioni
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{{quote|Almirante ha avuto il merito di contrastare impulsi e comportamenti antiparlamentari che tendevano periodicamente a emergere, dimostrando un convinto rispetto per le istituzioni
repubblicane che in Parlamento si esprimeva attraverso uno stile oratorio efficace e privo di eccessi anche se spesso aspro nei toni. È stato espressione di una generazione di leader che hanno saputo confrontarsi mantenendo un reciproco rispetto a dimostrazione di un superiore senso dello Stato|Il Presidente della Repubblica [[Giorgio Napolitano]] il 26 giugno 2014 in occasione del [[centenario]]<ref>[http://www.iltempo.it/politica/2014/06/27/re-giorgio-esalta-almirante-un-alto-senso-dello-stato-1.1265194 Re Giorgio esalta Almirante «Un alto senso dello Stato» - Politica - iltempo<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2014/06/26/napolitano-da-almirante-senso-stato_17f60749-a8b6-49a5-9bcd-41a8321b3ee5.html Napolitano, da Almirante senso Stato - Ultima Ora - ANSA.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>}}
{{Carica pubblica
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|predecessore2 = [[Arturo Michelini]]
|successore2 = [[Gianfranco Fini]]
|partito = [[Partito Nazionale Fascista|Nazionale Fascista]] <small>(fino al 1943)</small><br />[[Partito Fascista Repubblicano|Fascista Repubblicano]] <small>(1943-45)</small><br />
[[Movimento Sociale Italiano]] <small>(1946-88)</small> |titolo di studio = Laurea in Lettere
|professione = Giornalista|carica3 = Presidente del [[Movimento Sociale Italiano]]|mandato3 = 24 gennaio [[1988]] - 22 maggio [[1988]]|predecessore3 = [[Nino Tripodi]]|successore3 =
[[Alfredo Pazzaglia]]}} {{Membro delle istituzioni italiane
|nome= Giorgio Almirante
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|professione=giornalista
|partito=[[Movimento Sociale Italiano]]
|legislatura=[[I Legislatura della Repubblica Italiana|I]], [[II Legislatura della Repubblica Italiana|II]], [[III Legislatura della Repubblica Italiana|III]], [[IV Legislatura della Repubblica
Italiana|IV]], [[V Legislatura della Repubblica Italiana|V]], [[VI Legislatura della Repubblica Italiana|VI]], [[VII Legislatura della Repubblica Italiana|VII]], [[VIII Legislatura della Repubblica Italiana|VIII]], [[IX Legislatura della Repubblica Italiana|IX]], [[X Legislatura della Repubblica Italiana|X]] |gruppo_parlamentare=[[Movimento Sociale Italiano|MSI]]
|coalizione=
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}}
Storico segretario del [[Movimento Sociale Italiano]], partito politico di [[Destra (politica)|destra]], di cui è stato uno dei fondatori nel dicembre [[1946]] insieme ad altri reduci della
[[Repubblica Sociale Italiana]]. == Biografia ==
{{quote|Sono nato timido, ma di una timidezza ansiosa di aprirsi e di espandersi, ansiosa, per l'appunto, di essere presa per mano e liberamente esposta alla ventata, al turbamento, al confronto
delle relazioni umane; timido, dunque, ma non introverso; anzi curioso di leggere e voglioso di comprendere in altri volti la mia speranza o la mia pena.
Voglio in sostanza dire che non sono nato protagonista, ma partecipe e in qualche modo testimone; che mi sono sentito assai presto immerso, e dolcemento inserito, nel destino di una generazione.|
Giorgio Almirante<ref>G.Almirante, op. cit., p.24</ref>}}
Giorgio Almirante apparteneva a una famiglia di origine aristocratica [[Molise|molisana]]: gli Almirante erano stati dal [[1691]] i duchi di Cerza Piccola ([[Cercepiccola]]). Molti suoi parenti
erano [[attore|attori]]. Il padre, [[Mario Almirante]], fu attore e direttore di scena nella compagnia di [[Eleonora Duse]] e in quella di [[Ruggero Ruggeri]], e in seguito regista del [[film
muto|cinema muto]]. Il nonno [[Nunzio Almirante]] era anch'egli attore, e fratelli del padre erano anche gli attori [[Ernesto Almirante|Ernesto]], [[Giacomo Almirante|Giacomo]], [[Luigi
Almirante|Luigi]]. Legami di parentela c'erano anche con [[Italia Almirante Manzini]], attrice del cinema muto.
A causa del lavoro paterno, Giorgio Almirante visse i primi 10 anni di vita in giro per l'[[Italia]]. Dopo molte vicissitudini la sua famiglia si stabilì poi a [[Torino]] e infine a [[Roma]].
Almirante stesso lavorò in ambito cinematografico, come [[direttore del doppiaggio]] di diversi film, tra cui ''[[Luci della ribalta]]''<ref name=Correvalanno>''[[Correva l'anno]]: Giorgio
Almirante'', Rai Tre, 7 settembre 2010.</ref>.
Inoltre, durante la carriera alla redazione del giornale ''[[Il Tevere]]'', si occupava anche di critica cinematografica.
=== Gli studi e gli esordi giornalistici ===
Parallelamente agli studi, compiuti a [[Torino]] presso il [[Liceo Classico Vincenzo Gioberti]],<ref>{{cita web|url=http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/biografia.aspx?id=53|titolo=Biografia di
Giorgio Almirante su lastoriasiamonoi.it|accesso=22-10-2009}}</ref> iniziò la sua carriera come cronista presso il quotidiano [[fascismo|fascista]] ''[[Il Tevere]]''. Inoltre si iscrisse al [[Guf]] dell'Urbe, del quale divenne fiduciario, non esitando a pubblicizzare le attività e lo spirito dell'organizzazione giovanile fascista sulle colonne della rivista di [[Telesio Interlandi]]. Nel [[1937]] Almirante si laureò in lettere con una tesi sulla fortuna di [[Dante Alighieri]] nel [[XVII secolo|Settecento]] italiano con l'italianista [[Vittorio Rossi]]. La collaborazione con ''Il Tevere'' proseguì nel tempo; ne divenne caporedattore e vi rimase legato fino alla chiusura avvenuta nel [[1943]]. Svolse la sua attività professionale in questo periodo prevalentemente nell'ambito giornalistico.
Fu, nel mondo culturale ed accademico italiano, tra i firmatari nel [[1938]] del [[Manifesto della razza]] e dal [[1938]] al [[1942]] collaborò alla rivista ''[[La difesa della razza]]'' come
segretario di redazione. Allo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] Giorgio Almirante fu arruolato, ed inviato a combattere nella [[Campagna del Nordafrica]].
=== Nella RSI ===
Il 3 settembre del 1943 venne firmato l'[[Armistizio di Cassibile]] reso noto l'8 settembre. Alla costituzione della [[Repubblica Sociale Italiana]] Giorgio Almirante vi aderì, arruolandosi nella
[[Guardia Nazionale Repubblicana]] con il grado di capomanipolo. Il 30 aprile 1944 Almirante fu nominato capo gabinetto del [[ministero della Cultura Popolare]] presieduto da [[Fernando Mezzasoma]]<ref name=autogenerato7>{{cita|Massimo Zannoni|p. 26}}</ref>.
=== Il dopoguerra e la fondazione del MSI ===
Dal 25 aprile [[1945]] fino al settembre [[1946]], pur non essendo ufficialmente ricercato, rimase in clandestinità. In tale periodo, secondo numerose testimonianze, trovò rifugio presso un amico
di famiglia ebreo, Emanuele Levi che poteva così sdebitarsi per il fatto di essere stato a sua volta salvato, lui e la sua famiglia, da Giorgio Almirante durante la guerra, che aveva nascosto
questa famiglia ebrea nella [[foresteria]] del [[Ministero della Cultura Popolare]] durante i rastrellamenti.<ref name=Correvalanno/><ref>Vincenzo La Russa, Giorgio Almirante. Da Mussolini a Fini,
Mursia, Milano, 2009, pag.25:"...pensò di nascondersi presso l'amico ebreo che aveva salvato un anno prima e ospitato nella foresteria del suo Ministero, a Salò"</ref>
Nell'autunno del [[1946]] Giorgio Almirante partecipò alla fondazione dei [[Fasci di Azione Rivoluzionaria]] insieme a [[Pino Romualdi]] e [[Clemente Graziani]]. Iniziò inoltre a scrivere sul
settimanale ''Rivolta Ideale'', una delle maggiori riviste della politica di destra di quegli anni e insieme a [[Cesco Giulio Baghino]] si avvicinò al ''Movimento italiano di unità sociale''. Il
26 dicembre [[1946]] Almirante partecipò a [[Roma]] alla riunione costitutiva del partito politico di destra [[Movimento Sociale Italiano]] (MSI). Di questo nuovo partito divenne il 15 giugno
[[1947]] segretario nazionale<ref>Giuliana de' Medici, ''Le origini del M.S.I. (1943-1948)'', ISC, Roma, 1986, pag.61</ref> e mantenne la carica fino al gennaio [[1950]]. Da segretario del
partito, Giorgio Almirante si spese in modo notevole tanto da rimanere il ricordo di quando, non disdegnando viaggiare per l'intera penisola, dormiva in treni di terza classe («come un apostolo»,
secondo le parole di [[Assunta Almirante|Donna Assunta]]) e fondando sedi locali del MSI.<ref name=Correvalanno/>
==== Le elezioni comunali di Roma (1947) ====
[[File:Giorgio Almirante comizio.jpg|thumb|right|Giorgio Almirante durante un comizio]]
Il MSI nel [[1947]] partecipò alle elezioni comunali di Roma. Il 17 settembre Almirante tenne un suo comizio ai Parioli, in piazza Ungheria. Il comizio fu interrotto a metà dall'intervento di
esponenti politici oppositori che assaltarono il palco tanto che ne scaturì una violenta rissa<ref name=autogenerato6>[[Mario Caprara]] e [[Gianluca Semprini]], ''Neri, la storia mai raccontata
della destra radicale, eversiva e terrorista'', Edizioni tascabili Newton, Roma 2011, pag 100</ref> sedata dall'intervento delle forze dell'ordine. Ma il clima politico italiano è fortemente
ostile ai partiti di destra e il 10 ottobre, in [[piazza Colonna]], nel corso del comizio di chiusura si ripetono di nuovo i disordini.<ref name=autogenerato6 /> Nei tumulti scoppiati tra gli
oppositori e durante l'intervento della polizia si sentì male e poi morì l'ex [[Segretario federale#Partito Nazionale Fascista|federale]] di [[Rieti]] del [[Partito Nazionale Fascista|PNF]]
[[Pasquale Lugini]]<ref>Andrea Di Nicola (2011). "Pasquale Lugini, un medico gerarca". Comune di Rieti</ref>. Alle elezioni il MSI ottenne un discreto successo, riuscendo ad eleggere tre
consiglieri comunali che successivamente appoggiarono l'elezione a sindaco del democristiano [[Salvatore Rebecchini]] contrapposto al candidato delle sinistre.<ref>[[Mario Caprara]] e [[Gianluca
Semprini]], ''Neri, la storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista'', Edizioni tascabili Newton, Roma 2011, pag 100 :"Alla fine, alle comunali, l'MSI ottiene tre seggi con
un totale di 24.903 preferenze. Voti comunque determinanti per l'ascesa a sindaco del democristiano Rebecchini, che ottiene 41 preferenze su 80."</ref>
Poche ore prima dell'insediamento a sindaco di Rebecchini fu diffuso un comunicato della Questura di Roma che riguardava Almirante:
{{citazione|Il dr. Giorgio Almirante, segretario della giunta esecutiva del Movimento Sociale italiano, già redattore capo di ‘Il Tevere' e di ‘Difesa della razza, capo Gabinetto del ministero
della Cultura popolare della pseudo Repubblica di Salò, è stato deferito alla Commissione Provinciale per il confino quale elemento pericoloso all'esercizio delle libertà democratiche, non solo per l'acceso fanatismo fascista dimostrato sotto il passato regime e particolarmente in periodo repubblichino, ma più ancora per le sue recenti manifestazioni politiche di esaltazione dell'infausto ventennio fascista e di propaganda di principi sovvertitori delle istituzioni democratiche ai quali informa la sua attività, tendente a far rivivere istituzioni deleterie alle pubbliche libertà e alla dignità del paese.}} Almirante, per i fatti di piazza Colonna, fu accusato di [[apologia del fascismo]] e il 4 novembre [[1947]] gli fu inflitta una condanna di 12 mesi di confino<ref name=autogenerato5>
[http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/biografia.aspx?id=53 ''La Storia Siamo Noi'' - Giorgio Almirante]</ref>. Destinato a [[Salerno]], prese subito il treno ma giunto a destinazione il questore della città gli comunicò la sospensione del provvedimento disposta dallo stesso questore di Roma. ==== Attività parlamentare ====
[[File:Rauti Almirante.gif|thumb|left|Almirante con [[Pino Rauti]], in occasione del V Congresso del [[Movimento Sociale Italiano|MSI]], [[Milano]] [[1956]], a cui seguirà la scissione dal partito
e la nascita del [[Centro Studi Ordine Nuovo]]]] Nel marzo 1948 in vista delle [[Elezioni politiche italiane del 1948|elezioni politiche]] Almirante tenne diversi comizi in giro per l'Italia ma la maggior parte di questi gli fu impedita per
l'ostracismo degli interventi violenti di militanti comunisti.<ref>[[Mario Caprara]] e [[Gianluca Semprini]], ''Neri, la storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista'', Edizioni tascabili Newton, Roma 2011, pag 107</ref> Solo nel sud Italia la situazione risultò più tranquilla. Il clima politico italiano fortemente contrario al partito di destra, portò anche ad altri candidati del MSI l'impedimento di effettuare comizi in pubblico.<ref>[[Mario Caprara]] e [[Gianluca Semprini]], ''Neri, la storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista'', Edizioni tascabili Newton, Roma 2011, pag 107:"Marzo del 1948 è funestato dagli scontri di piazza, che scoppiano ogni volta che i candidati missini provano a tenere un comizio. Aggressioni e incidenti avvengono a Brescia, Livorno, Milano, Sesto San Giovanni e Desio. A Napoli sei giovani missini vengono feriti gravemente dopo aver partecipato ad un comizio. A Cuneo il
candidato Tullio Abelli si salva a stento da un'aggressione comunista."</ref> Ciononostante Giorgio Almirante riuscì eletto in Parlamento fin dalla prima legislatura ([[1948]]) e fu sempre
rieletto alla [[Camera dei deputati]]. Il 10 ottobre [[1948]] nel corso di un nuovo comizio, nuovamente in [[piazza Colonna]], si accesero violenti scontri questa volta con le forze dell'ordine.
Nel 1950 Almirante fu sostituito alla guida del MSI da [[Augusto De Marsanich]] e guidò, con [[Ernesto Massi]] la corrente di opposizione della "sinistra" missina".
Nel 1952 conobbe [[Assunta Stramandinoli]] che divenne poi sua moglie.
Nel maggio [[1952]], in occasione di scontri avvenuti a [[Trieste]], Almirante scese in campo in difesa dell'italianità della città che, ancora sotto amministrazione Alleata con la denominazione
di ''[[Territorio Libero di Trieste]]'', era reclamata dalla Jugoslavia, che nel frattempo aveva già attuato l'annessione della zona B. Nel [[1953]] avvenne la cosiddetta "[[Rivolta di Trieste]]".
Nel Congresso del partito tenutosi a Viareggio nel gennaio del 1954 con il suo gruppo, si schierò contro la scelta moderata e filoborghese che porterà [[Arturo Michelini]] alla segreteria del MSI.
Nel 1960 tentò di prendere parte al [[Fatti di Genova del 30 giugno 1960|VI Congresso del Movimento sociale italiano organizzato a Genova]], che però venne annullato sempre per l'astiosità dei
partiti politici opposti che fecero insorgere violenti tumulti di piazza, a fatica controllati dalle forze dell'ordine.
Nel [[1963]] prese parte al VII Congresso del Movimento sociale italiano tenutosi a [[Roma]]. In questa occasione Almirante guidò la minoranza di sinistra organizzata nella nuova corrente
"''Rinnovamento''" in contrapposizione ad [[Arturo Michelini]]. La corrente guidata da Almirante uscì sconfitta dal Congresso.<ref>Vincenzo La Russa, Giorgio Almirante. Da Mussolini a Fini,
Mursia, Milano, 2009, pag.63</ref>
Indetto l'VIII Congresso a Pescara nel [[1965]], pur con la dissidenza di [[Pino Romualdi]] che presentò una propria mozione, si giunse ad un accordo tra Michelini ed Almirante che votarono una
mozione unitaria. Michelini con l'appoggio degli almirantiani fu riconfermato segretario.<ref>Vincenzo La Russa, Giorgio Almirante. Da Mussolini a Fini, Mursia, Milano, 2009, pag.2131-132</ref>
Michelini e Almirante costituirono "de facto" una corrente unica e l'opposizione interna fu occupata dalla corrente spiritualista di Pino Romualdi<ref>[[Piero Ignazi]], ''Il polo escluso. Profilo
del Movimento Sociale Italiano'', Bologna, il Mulino, 1989, p. 127: "La nuova corrente di Michelini e Almirante domina ora il partito con una larga maggioranza sui neo-oppositori capitanati da
Romualdi"</ref>
=== Seconda segreteria del MSI ===
==== La ''politica del doppiopetto'' ====
[[File:Almirante seduta parlamento.jpg|thumb|right|Almirante durante una seduta del parlamento]]
Dopo la morte del segretario [[Arturo Michelini]] si aprì il dibattito su chi dovesse succedergli. Si fece l'ipotesi di [[Giovanni Roberti]], leader della [[Cisnal]], ma prevalsero i sostenitori
di Almirante che tornò il 29 giugno [[1969]] al vertice del partito. A far prevalere la candidatura di Almirante concorse il fatto che, pur essendo malvisto all'interno della nuova corrente
maggioritaria e moderata di Michelini, egli non aveva mai rinunciato ad essere il punto di riferimento della base più movimentista e antisistema<ref>[[Piero Ignazi]], ''Il polo escluso. Profilo
del Movimento Sociale Italiano'', Bologna, il Mulino, 1989, p. 135: "Almirante, pur essendosi allineato alle posizioni della maggioranza dell'VIII Congresso, rappresenta, agli occhi dei militanti
l'anima irriducibile e antisistemica del Movimento Sociale e, inoltre, costituisce il punto di riferimento privilegiato per le frange dissidenti esterne al partito"</ref>. A seguito della sua
elezione alla segreteria rientrarono al partito parte dei dissidenti del [[Ordine Nuovo (movimento)|Centro Studi Ordine Nuovo]] guidati da [[Pino Rauti]]. Almirante, dopo gli anni di immobilismo
di Michelini, operò immediatamente un riassetto organizzativo e ideologico del partito che fu definito come la "''politica del doppiopetto''", e che rimase sempre in bilico tra le rivendicazioni
dell'eredità fascista e l'apertura al sistema politico italiano. Almirante riassunse così la sua strategia:
{{citazione|Il Msi non è totalitario ma ritiene lo Stato diverso e superiore al partito, non è nostalgico ma moderno, non è nazionalista ma europeista, non è conservatore-reazionario ma
socialmente avanzato.|Giorgio Almirante nella relazione al Comitato centrale<ref>[[Piero Ignazi]], ''Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano'', Bologna, il Mulino, 1989, p. 137-
138</ref>}}
La nuova linea del segretario intendeva proporsi come uno spartiacque nella storia del partito sia sul piano ideologico, sia strategico, sia organizzativo.<ref>[[Piero Ignazi]], ''Il polo escluso.
Profilo del Movimento Sociale Italiano'', Bologna, il Mulino, 1989, p. 139</ref> Gli obiettivi perseguiti da Almirante furono raggiunti<ref>[[Piero Ignazi]], ''Il polo escluso. Profilo del
Movimento Sociale Italiano'', Bologna, il Mulino, 1989, p. 141: "In conclusione, pur con i limiti e le cautele suaccennate, si può affermare che con la segreteria Almirante si apre effettivamente
una nuova fase. I cambiamenti investono sia la struttura organizzativa che la strategia politica e l'ideologia"</ref>. Tranne che sul piano ideologico dove pur attenuati i contorni nostalgici
nella sostanza furono semplicemente aggiornati nella riproposizione<ref>[[Piero Ignazi]], ''Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano'', Bologna, il Mulino, 1989, p. 139: "In realtà,
sul piano ideologico, il conclamato rinnovamento si limita ad una attenuazione dei contorni ed a una serie di esplicite dichiarazioni di fede nel metodo democratico. Più che altro vi è un
aggiornamento nel linguaggio e nella coreografia."</ref>. La strategia micheliniana dell'inserimento fu decisamente rilanciata anche se l'"''anima rivoluzionaria''" non fu completamente
abbandonata anche in virtù del reinserimento nel partito di molti dissidenti, come Pino Rauti.<ref>[[Piero Ignazi]], ''Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano'', Bologna, il
Mulino, 1989, p. 140: "è indubbio che Almirante faccia pesare la sua "anima antisistemica" (rafforzata, oltretutto, dal rientro nel Msi degli ordinovisti) enfatizzando il ruolo sociale,
antagonista e rivoluzionario del Movimento Sociale"</ref>
Almirante inoltre accentuò il tema della "''Difesa dell'Italia dalla minaccia comunista''"<ref>[[Piero Ignazi]], ''Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano'', Bologna, il Mulino,
1989, p. 137</ref> e simbolicamente il 20 dicembre [[1969]] organizzò una imponente manifestazione a Roma definita "''Appuntamento con la nazione''" cui presero parte tutto il partito e tutte le
organizzazioni fiancheggiatrici.<ref>[[Piero Ignazi]], ''Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano'', Bologna, il Mulino, 1989, p. 138</ref>
Il 18 aprile [[1970]] Almirante si trovò a [[Genova]] per tenere un comizio in piazza della Vittoria. In tale occasione militanti di sinistra vicini a ''[[Lotta Continua]]'' assaltarono il palco
per impedire il comizio e scagliarono bottiglie di vetro contro i partecipanti colpendo a morte il militante [[Ugo Venturini]] come dagli stessi rivendicato<ref>Citazione tratta dal settimanale di
Lotta continua in Luca Telese, ''Cuori neri'', Sperling & Kupfer Editori, Milano, 2006, pag. 15:"...danno l'assalto al palco, si scontrano contro il servizio d'ordine missino e con la polizia che
fa quadrato attorno ad Almirante: cercano di far fuori questo rottame fascista, ma le pietre, le bottiglie e i bastoni colpiscono il suo servizio d'ordine. Ugo Venturini, capo dei Volontari
genovesi dell'Msi (l'apparato militare del movimento), presente tra gli uomini di Caradonna nell'assalto all'Università di Roma nel marzo del'68, viene colpito in testa da una bottiglia".</ref>.
Pochi giorni dopo, il 6 maggio sempre a [[Genova]], Almirante al comizio che segue i funerali di Venturini affermò:
{{citazione|Se altri popoli si sono salvati con la forza, anche il popolo italiano deve saper esprimere qualcuno che sia disposto all'uso della forza, per battere la minaccia comunista.}}
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[[File:Almirante vittoria sicilia 1971.jpg|thumb|Almirante con una copia del Secolo d'Italia che celebra la vittoria del Movimento Sociale Italiano alle elezioni regionali in Sicilia del 1971]]
Si distinse in diverse battaglie per la difesa dell'italianità sul territorio nazionale, pronunciando discorsi-fiume (anche di nove ore) a favore del ritorno all'Italia di [[Trieste]], la cui
"questione" non era ancora stata risolta, e poi contro la modifica dello statuto speciale del [[Trentino-Alto Adige]], con la quale veniva attuata la tutela della comunità di lingua tedesca ma che
a suo vedere era troppo sbilanciata a sfavore della comunità italiana, e contro l'istituzione delle [[Regioni d'Italia|regioni]] nel [[1970]]. Criticò anche la legge [[Scelba]] che vietava la
ricostituzione del Partito Fascista. Agli inizi degli [[anni 1960|anni sessanta]] si batté contro la nazionalizzazione dell'energia elettrica.
L'anima antisistema della [[base (politica)|base]] del partito venne allo scoperto già il 14 luglio [[1970]] quando scoppiò la [[moti di Reggio|Rivolta di Reggio Calabria]] guidata dal
sindacalista della [[Cisnal]] [[Ciccio Franco]] che Almirante, dopo una iniziale indecisione, poi sostenne decisamente.<ref>[[Piero Ignazi]], ''Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale
Italiano'', Bologna, il Mulino, 1989, p. 147:"Tuttavia è il patrocinio della rivolta di Reggio Calabria, cavalcata a fondo dopo le iniziali incertezze, che fornisce al Msi le credenziali per
rappresentare quel mèlange di delusione e ribellismo che monta nelle regioni del sud</ref>
{{citazione|Si sono visti i tricolori sulle barricate e sulle barricate d'ora in poi, se sarà necessario, vi saranno le nostre bandiere tricolori.|Giorgio Almirante al Congresso di Roma del
1970<ref>Vincenzo La Russa, Giorgio Almirante. Da Mussolini a Fini, Mursia, Milano, 2009, pag.141</ref><ref>Secolo d'Italia 21 novembre 1970</ref>}}
Nella stessa estate fu ritrovato un bando controfirmato dallo stesso Almirante che il 17 maggio [[1944]] imponeva la condanna a morte per i renitenti alla leva.
[[1971|L'anno dopo]], sempre al sud, il MSI ottenne un notevole risultato alle elezioni regionali in [[Sicilia]], con un clamoroso 16 per cento. Il risultato fu reso possibile dal fatto che le
attese di un periodo riformista proposto dal centro-sinistra erano state frustrate nelle regioni del sud e da un periodo di crisi della Democrazia Cristiana.<ref>[[Piero Ignazi]], ''Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano'', Bologna, il Mulino, 1989, p. 147:"Ponendosi come paladino delle legittime aspirazioni delle popolazioni meridionali il Msi beneficia di quel serbatoio di energie che, mobilitate invano dalle aspettative riformiste del centro-sinistra... sono ora disposte a recepire un messaggio politico di stampo populista... Lo sfondamento elettorale al sud è perciò frutto oltre che delle contingenti difficoltà della Dc, alle prese con i fitti agrari...</ref> === L'elezione di Giovanni Leone ===
Il 24 dicembre [[1971]] il MSI fu determinante per l'elezione a [[presidente della repubblica]] di [[Giovanni Leone]], operazione che riportò il partito ad avere influenza all'interno del
Parlamento. Secondo le stesse dichiarazioni di Almirante l'elezione di Leone era stata concordata con frange della [[Democrazia Cristiana]]. Almirante dichiarò fin dalle prime battute di voto di votare [[scheda bianca]]<ref>[[Piero Ignazi]], ''Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano'', Bologna, il Mulino, 1989, p. 148: "Esclusi dal gioco nelle prime votazioni, i missini, pur facendo ''pretattica'' -Almirante prima smentisce ''nel modo più tassativo'' di votare per Leone, poi ribadisce di non sostenerlo perché ''nessuno ce lo ha chiesto mentre abbiamo ricevuto richieste di votare Nenni'' - risultano determinanti nelle elezioni del nuovo presidente"</ref> poi dopo la ventiduesima votazione conclusasi con un nulla di fatto i parlamentari missini pur continuando a dichiarare di votare scheda bianca, a sorpresa votarono a favore di Leone.<ref>Vincenzo La Russa, Giorgio Almirante. Da Mussolini a Fini, Mursia, Milano, 2009, pag.143: "Ma Almirante
aveva preparato il "trucco". Ce lo racconta Raffaele Delfino: "''il nostro fu un voto a sorpresa. Tenevamo in tasca, per introdurla nell'urna, la scheda con il nome di Leone, mentre ne ostentavamo
una bianca''""</ref>
In seguito Almirante indicò il parlamentare [[Giovanni Galloni]] come l'autore delle presunte mediazioni con il MSI. Galloni negò sempre la circostanza.
=== La "Destra Nazionale" ===
Nel maggio [[1972]], grazie anche alla fusione con il [[Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica]] il MSI ottenne il suo massimo storico alle [[Elezioni politiche italiane del 1972|
elezioni politiche]] (diventando MSI-Destra Nazionale), 8,7% alla Camera e 9,2% al Senato, eleggendo 56 deputati e 26 senatori. Da quel momento l'obiettivo primario di Almirante divenne l'egemonizzazione di tutta l'area di "''destra''".<ref>[[Piero Ignazi]], ''Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano'', Bologna, il Mulino, 1989, p. 163</ref> rivolgendosi anche agli ambienti extra parlamentari di [[Avanguardia Nazionale]] e [[Ordine Nuovo (movimento)|Ordine Nuovo]].<ref>[[Piero Ignazi]], ''Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano'', Bologna, il Mulino, 1989, p. 164</ref> ==== Richiesta di autorizzazione a procedere per ricostituzione del Partito Fascista ====
Un mese dopo il successo elettorale, l'allora Procuratore generale di Milano, [[Luigi Bianchi D'Espinosa]] ex esponente del [[Partito d'Azione]]<ref name=autogenerato3>Vincenzo La Russa, Giorgio
Almirante. Da Mussolini a Fini, Mursia, Milano, 2009, pag.146:"Il procuratore legale si chiama Luigi Bianchi d'Espinosa, napoletano, ex esponente del Partito d'Azione e dai trascorsi
partigiani"</ref><ref>Luca Telese, ''Cuori neri'', Sperling & Kupfer Editori, Milano, 2006, pag. 5:"...un giudice del Partito d'Azione, il capo della procura di Milano, Luigi Bianchi
d'Espinosa...".</ref>, decise di chiedere alla Camera l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti con l'accusa di tentata ricostituzione del Partito Fascista. Nel documento redato dal
Procuratore generale si legge:
{{citazione|Le numerose note a me pervenute in risposta alle mie richieste elencano un gran numero di fatti che testimoniano dell'uso della violenza nei confronti degli avversari politici e delle
forze dell'ordine, della denigrazione della democrazia e della resistenza, dell'esaltazione di esponenti e principi del regime fascista, nonché di manifestazioni esteriori di carattere fascista da
parte di esponenti di varie organizzazioni dell'estrema destra. [...] è poi risultato che una parte preponderante di tali comportamenti trae origine dal Movimento sociale italiano (MSI), come si
ricava dalla stampa di tale partito di cui in atti, sia dal particolare che molti dei fatti riferiti nelle varie note ufficiali allegate sono stati consumati da appartenenti alle varie
organizzazioni di detto movimento, talvolta isolatamente, più spesso uniti fra loro [...].}}
Il 12 aprile [[1973]], con il [[Giovedì nero di Milano]] il MSI segna una battuta d'arresto e la richiesta d'autorizzazione a procedere contro Almirante subisce un acceleramento, per volontà della
[[Democrazia Cristiana]] che teme un consolidamento del MSI nell'elettorato moderato.<ref>[[Piero Ignazi]], ''Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano'', Bologna, il Mulino, 1989,
p. 169: "La Dc ha tutto l'interesse a screditare il Movimento Sociale, presentandolo come l'epigono della violenza politica, per impedirgli di guadagnare credito nell'elettorato
conservatore"</ref><ref>[[Giorgio Galli]], Storia della DC, Bari, Laterza, 1978, pag 363 riportato in [[Piero Ignazi]], ''Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano'', Bologna, il
Mulino, 1989, p. 169: "sul piano politico il governo Andreotti ha la funzione principale di bloccare definitivamente l'espansione elettorale del Msi attraverso il tentativo di dividerne i settori
più ispettabili"</ref>
Lo stesso Almirante dichiarò di voler votare a favore della richiesta a procedere<ref>Vincenzo La Russa, Giorgio Almirante. Da Mussolini a Fini, Mursia, Milano, 2009, pag.147:"Il segretario del
MSI dice subito che voterà a favore della proposta della Giunta,..."</ref> e polemizzando all'indirizzo di [[Sandro Pertini]], presidente della Camera: "''non mi turba in alcun modo il fatto che
in questi ultimi giorni le procedure siano state accelerate, perché semmai, signor Presidente, mi avrebbe turbato il fatto che fossero state rallentate''"<ref>Vincenzo La Russa, Giorgio Almirante.
Da Mussolini a Fini, Mursia, Milano, 2009, pag.147</ref> L'autorizzazione fu concessa il 24 maggio [[1973]] con 484 voti a favore contro 60. Votarono contro anche 4 democristiani: [[Antonio Del
Duca]], Stefano Cavaliere, [[Eugenio Tarabini]] e Giuseppe Costamagna.
Buona parte della stampa accolse sfavorevolmente l'esito della votazione.<ref>[[Vincenzo La Russa]], ''Giorgio Almirante. Da Mussolini a Fini'', Mursia, Milano, 2009, pag.148</ref> La Cassazione
imporrà la trasmissione degli atti da Milano a Roma, dove la procura aveva successivamente aperto un'inchiesta analoga. A Roma il fascicolo restò fermo per anni e verrà restituito a Milano solo il
18 dicembre [[1988]], 7 mesi dopo la morte di Almirante. La richiesta di scioglimento del partito rimase comunque senza esito; una raccolta di firme promossa allo stesso scopo nel [[1975]] da
varie forze della sinistra, anche extraparlamentare, non ebbe miglior successo.
==== La strategia della tensione e la scissione di Democrazia Nazionale ====
Nella primavera del 1974 Almirante, per disciplina di partito, si schierò [[Referendum abrogativo del 1974 in Italia|contro l'introduzione del divorzio in Italia]]. La sua posizione di apertura
era stata infatti messa in minoranza durante le discussioni alla direzione del MSI.<ref>http://www.melba.it/csf/articolo.asp?articolo=8</ref>
Egli stesso si avvalse poi delle possibilità offerte dalla legge Fortuna-Baslini per divorziare da Gabriella Magnatti con cui era sposato solo civilmente, dalla quale aveva avuto nel 1949 la
figlia Rita, e risposarsi con [[Assunta Stramandinoli]] con cui già aveva avuto nel 1958 la figlia Giuliana dè Medici, e che aveva sposato religiosamente nel 1969 quando lei restò vedova del primo
marito. <ref>[http://www.blitzquotidiano.it/foto-notizie/rita-almirante-vs-giuliana-de-medici-giorgio-almirante-1469177/ Rita Almirante vs Giuliana De’ Medici: in ballo l’eredità politica di
Giorgio Almirante | Blitz quotidiano<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
La [[strage di Piazza della Loggia]] nel maggio [[1974]] e pochi mesi dopo la [[Strage dell'Italicus]] affossarono la strategia di inglobare la variegata galassia della destra extra parlamentare.
Almirante, pur convinto che le azioni fossero state manovrate dai servizi segreti e in ultima analisi volute da settori della Democrazia Cristiana<ref>[[Piero Ignazi]], ''Il polo escluso. Profilo
del Movimento Sociale Italiano'', Bologna, il Mulino, 1989, p. 171:"Almirante individua nella Democrazia Cristiana l'ispiratrice delle manovre volte a screditare la destra. Ma per quanto possano
essere addebitati ai Servizi Segreti e agli Uffici Affari Riservati del ministero degli Interni responsabilità e legami occulti con i manovali delle stragi, in realtà il Msi non ha più il
controllo sulla base"</ref> non poté negare il coinvolgimento di estremisti di destra mettendo così in luce il fallimento del progetto di creare una grande destra attorno al MSI. Almirante dovette
ammettere:
{{citazione|Ci sono dei violenti anche tra noi? C'è, lo debbo ammettere, in tanti giovani che ci sono vicini o che sono con noi, uno stato di insoddisfazione, di ribellione contro i miei ordini e
le mie direttive|Giorgio Almirante sul Secolo d'Italia 31 gennaio [[1975]]<ref>[[Piero Ignazi]], ''Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano'', Bologna, il Mulino, 1989, p.
171</ref>}}
Nel [[1977]] affrontò la scissione che portò alla nascita di [[Democrazia Nazionale - Costituente di Destra|Democrazia Nazionale]], partito composto per lo più da elementi di provenienza
monarchica ma anche da esponenti "storici" del MSI come [[Ernesto De Marzio]], [[Pietro Cerullo]] e [[Massimo Anderson]] che con un programma moderato intendevano tentare un aggancio con il centro
democristiano. Alle elezioni politiche del [[1979]] Democrazia Nazionale non ottenne alcun seggio e sparì dalla scena politica.
Nel [[1978]], in previsione delle elezioni europee del 1979, Almirante fondò l'[[Eurodestra]].
[[File:Giorgio almirante con fini.jpg|thumb|Almirante a un corso di aggiornamento del [[Fronte della Gioventù (MSI)|Fronte della Gioventù]] nel 1981, in compagnia di un giovane [[Gianfranco Fini]]
alla sinistra, a destra [[Maurizio Gasparri]] e seduto [[Almerigo Grilz]]]] Nella seconda metà degli anni settanta, in piena [[anni di piombo|emergenza terrorismo]], si schierò per l'introduzione della [[pena di morte]] per i terroristi colpevoli di omicidio e
successivamente [[Referendum abrogativi del 1981 in Italia|contro la legalizzazione dell'aborto]]. === La fine dell'Arco costituzionale ===
Nel [[1983]], Almirante fu ricevuto per la prima volta da [[Bettino Craxi]] in forma ufficiale nel suo giro di consultazioni per la formazione del nuovo governo. Di questo incontro Almirante
raccontò poi che Craxi gli aveva espresso la sua contrarietà al perdurare dell'[[Arco costituzionale]] ed all'emarginazione del MSI. Il Movimento Sociale sostenne alcuni provvedimenti del [[Governo Craxi I|Governo Craxi]] per l'attuazione del decreto legge per la liberalizzazione del mercato televisivo (che permise l'ascesa e la consolidazione del gruppo [[Fininvest]] di [[Silvio Berlusconi]]). Da quel momento in poi, con l'esclusione del [[Partito comunista italiano]], gli altri partiti cominciarono ad inviare proprie delegazioni ai congressi del MSI.
==== I funerali di Enrico Berlinguer ====
Nel giugno del [[1984]] Almirante sorprese l'intero mondo politico italiano recandosi insieme a [[Pino Romualdi]] a rendere omaggio alla [[camera ardente]] di [[Enrico Berlinguer]], segretario del
[[Partito Comunista Italiano]] allestita presso la sede centrale di via delle Botteghe Oscure. Qui si mise in fila insieme a tutti gli altri convenuti finché, notato, fu accolto da [[Giancarlo
Pajetta]] e accompagnato presso il feretro. Donna Assunta riferì poi che, alla notizia della morte di Berlinguer, Almirante pianse.<ref name=Correvalanno/>
Il 26 gennaio [[1986]] parlando al Teatro Lirico di Milano, Almirante sostenne che «il ladrocinio e l'assassinio furono l'emblema delle bande partigiane»<ref>
[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/01/30/ex-partigiani-chiedono-spadolini-di-denunciare-almirante.html EX PARTIGIANI CHIEDONO A SPADOLINI DI DENUNCIARE
ALMIRANTE]</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/02/22/avviso-di-reato-al-leader-del-msi.html AVVISO DI REATO AL LEADER DEL MSI ALMIRANTE]</ref>.
Le sue condizioni di salute lo obbligarono nel [[1987]] ad abbandonare la segreteria del partito, a favore del suo delfino [[Gianfranco Fini]], già segretario del [[Fronte della Gioventù (MSI)|
Fronte della Gioventù]].
Il 24 gennaio [[1988]] fu eletto presidente del partito dalla maggioranza del comitato centrale. Morì a Roma alle 10.10<ref>Luca Cardinalini, Giuseppe Cardoni,''STTL. La terra ti sia lieve'',
Roma, DeriveApprodi editore, 2006, p.17</ref>
della domenica 22 maggio dello stesso anno per [[emorragia cerebrale]], dopo anche un intervento eseguito a [[Parigi]] successivamente al quale le sue condizioni peggiorarono notevolmente<ref>
[http://www.lamescolanza.com/INTERVISTE0205/2005/assunta_almirante=2362005.htm Assunta Almirante Io e ragazzacci del partito dio mio marito<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Poco
dopo la notizia del decesso la salma fu visitata dal Presidente della Repubblica [[Francesco Cossiga]] e dal sindaco di Roma [[Nicola Signorello]]. Essendo deceduto anche [[Pino Romualdi]] il
giorno prima di Almirante, per i due leader missini si decise di svolgere esequie comuni a [[Roma]], nella chiesa di [[Sant'Agnese in Agone]]. Alle esequie parteciparono migliaia di persone, tra
cui anche i rappresentanti del [[Partito Comunista Italiano]] [[Nilde Jotti]], all'epoca presidente della Camera, e [[Giancarlo Pajetta]]<ref>
[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/05/24/addio-ai-padri-del-msi.html Gregorio Botta, ''L'addio ai padri dell'MSI''], la Repubblica, 24 maggio 1988</ref>. Almirante
fu sepolto nel [[Cimitero del Verano]] in un sepolcro donato dal [[Comune di Roma]].
== Vicende giudiziarie ed aspetti controversi ==
* Nel [[1947]] venne condannato per collaborazionismo con le truppe naziste; per questo reato verrà irrogato nei suoi confronti un provvedimento di confino di polizia.<ref
name="Repubblica"/><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/10/07/una-via-per-craxi-non-basta.html ''La Repubblica'', 07-10-2008 - Una via per Craxi? Non
basta...]</ref> Sempre nel [[1947]] viene accusato del reato di [[apologia del fascismo]] a seguito di un comizio tenuto a [[Piazza Colonna]] durante la campagna elettorale per le amministrative;
il 4 novembre [[1947]] gli verrà inflitta una condanna ad altri 12 mesi di confino<ref name=autogenerato5 /> annullata subito dopo.
* Il 5 maggio [[1958]] al termine di un comizio a [[Trieste]], Almirante è denunciato dalla Questura per «Vilipendio degli Organi Costituzionali dello Stato»<ref>
[http://www.fondazionecipriani.it/Kronologia/prova.php?DAANNO=1958&AANNO=1959&id=&start=240 Fondazione Cipriani]</ref>.
Il 16 giugno [[1971]] il Procuratore della Repubblica di [[Spoleto]], Vincenzo De Franco, chiese <ref>http://legislature.camera.it/documenti/documentiparlamentari/frmTrovaDoc.asp?
stato=1&txtLeg=06&txtCategoria=004&txtNumero=9 Domanda di autorizzazione di procedere in giudizio contro il deputato Giorgio ALMIRANTE</ref> alla Camera dei Deputati l'autorizzazione a procedere
contro Giorgio Almirante per i reati di "Pubblica Istigazione ad Attentato contro la Costituzione" ed "Insurrezione Armata contro i Poteri dello Stato". L'autorizzazione venne concessa il 3 luglio
[[1974]] dalla Camera dei deputati, con la contrarietà del solo MSI.
Il segretario missino aveva infatti affermato durante il congresso del partito, con chiaro riferimento ai regimi di [[António de Oliveira Salazar|Salazar]], [[Georgios Papadopoulos|Papadopoulos]]
e [[Francisco Franco|Franco]]:{{citazione|I nostri giovani devono prepararsi all'attacco prima che altri lo facciano. Da esso devono conseguire risultati analoghi a quelli conquistati in altri
paesi d'Europa quali il Portogallo, la Grecia e la Spagna.{{citazione necessaria}}}}
* Nel giugno [[1972]] l'allora Procuratore generale di Milano, [[Luigi Bianchi D'Espinosa]]<ref name=autogenerato3 />, decise di chiedere alla Camera l'autorizzazione a procedere nei suoi
confronti per tentata ricostituzione del Partito fascista. Gravemente ammalato Bianchi d'Espinosa morì poche settimane dopo. Il Parlamento, nel maggio 1973, concesse l'autorizzazione a procedere
ma tutto si arenò poco dopo e non proseguì oltre.
====La vicenda del bando di fucilazione dei partigiani====
<ref name="Repubblica">[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/05/29/almirante-gli-scheletri-di-salo.html Almirante e gli scheletri di Salò - ''la Repubblica'', 29 maggio
2008]</ref> Nell'estate del [[1971]] alcuni storici dell'[[Università di Pisa]] rinvennero negli archivi del comune di [[Massa Marittima]] la copia anastatica di un manifesto, a firma di Giorgio Almirante,
che riportava quanto segue: {{citazione|PREFETTURA DI GROSSETO<br />UFFICIO DI P. S. IN PAGANICO
Line 231 ⟶ 575:
Almirante rispose con un consistente numero di querele, sostenendo che si trattava di «una vergognosa campagna stampa» e di «un'ignobile infamia».
Il procedimento principale, con sede a [[Roma]], venne istruito dai pubblici ministeri [[Vittorio Occorsio]] e Niccolò Amato e si articolò lungo il corso di ben sette anni; Almirante oppose un
gran numero di eccezioni, ma nel giugno del [[1974]] vennero rinvenute negli Archivi di Stato e prodotte in giudizio inequivocabili prove documentali attestanti la veridicità del documento:
* il documento originale recante la firma di Almirante, la lettera della Prefettura che accompagnava l'invio dei manifesti e la missiva del Vicecommissario Prefettizio che dava conferma
dell'affissione.
* un telegramma risalente all'8 maggio [[1944]] firmato proprio da Almirante - all'epoca Capo di Gabinetto del [[Minculpop|Ministero della Cultura Popolare]] - in cui si sollecitava l'affissione
del manifesto in questione in tutti i comuni della provincia di Grosseto.
* una circolare dello stesso periodo in cui Almirante disponeva - in quanto curatore della propaganda del Decreto Graziani (che disponeva, appunto, le modalità di repressione dei gruppi
partigiani) - anche la divulgazione delle comunicazioni delle autorità tedesche in materia.
Il procedimento si concluse con il rigetto integrale delle pretese di Almirante nei confronti dei giornalisti de L'Unità, poiché risultava che i giornalisti avevano ''"dimostrato la veridicità dei
fatti"''<ref>Corte di Cassazione, sentenza dell'8 maggio [[1978]]</ref> e che dunque il manifesto di fucilazione era da attribuirsi proprio ad Almirante.
==== Il processo per favoreggiamento a seguito della Strage di Peteano ====
{{main|Strage di Peteano|Strategia della tensione}}
In seguito alle indagini sulla [[Strage di Peteano]], il terrorista neofascista [[Vincenzo Vinciguerra]] - reo confesso per la strage - rivelò nel [[1982]] come Almirante avesse fatto pervenire la
somma di 35.000 dollari al terrorista [[Carlo Cicuttini]], dirigente del MSI friulano e coautore della strage, affinché modificasse la sua voce durante la sua latitanza in Spagna mediante un
apposito intervento alle corde vocali<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/09/30/neofascista-confessa-organizzai-la-strage.html Giorgio Cecchetti - Vinciguerra
confessa "organizzai la strage" - ''La Repubblica'', 30-09-1984]</ref><ref name="stella">[http://www.archivio900.it/it/articoli/art.aspx?id=5339 Gian Antonio Stella - Strage di Peteano, la grazia
sfiorata. ''Il Corriere Della Sera'', 10-02-2005]</ref><ref>[http://www.archivio900.it/it/nomi/nom.aspx?id=1612 Archivio '900 - Carlo Cicuttini]</ref>: tale intervento si rendeva necessario poiché
Cicuttini, oltre ad aver collocato materialmente la bomba assieme a Vinciguerra, si era reso autore della telefonata che aveva attirato in trappola i carabinieri e la sua voce era stata
identificata mediante successivo confronto con la registrazione di un comizio del MSI da lui tenuto.<ref name="stella" /> Nel giugno del [[1986]], a seguito dell'emersione dei documenti che
provavano il passaggio del denaro tramite una banca di Lugano, il Banco di Bilbao e il Banco Atlantico<ref name="stella"/>, Giorgio Almirante e l'avvocato goriziano Eno Pascoli vennero rinviati a
giudizio per il reato di [[favoreggiamento|favoreggiamento aggravato]] verso i due terroristi neofascisti.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/06/28/strage-di-
peteano-anche-almirante-rinviato-giudizio.html La Repubblica, 28-06-1986 - Rinviato a giudizio Almirante per la Strage Di Peteano]</ref> Pascoli verrà condannato per il fatto; Almirante invece,
dopo un'iniziale condanna<ref>Nicola Tranfaglia, ''Vita di Giorgio Almirante/10'' - L'Unità, 11-06-2008, pag.7</ref>, si fece più volte scudo dell'[[Immunità (diritto)#Immunità parlamentare|
immunità parlamentare]], all'epoca ancora riconosciuta a deputati e senatori<ref name="parma">[http://parma.repubblica.it/dettaglio/Intitolare-una-strada-a-Giorgio-Almirante/1473583?
edizione=EdRegionale ''La Repubblica, Ed.Parma, 09-06-2008'' - Intitolare una strada a Giorgio Almirante?]</ref>, anche per sottrarsi agli interrogatori<ref>[http://www.gennarocarotenuto.it/2417-
via-giorgio-almirante-terrorista/ Blog dello storico Gennaro Carotenuto - ''Via Giorgio Almirante, Terrorista'', 25 maggio 2008]</ref> fin quando si avvalse di un'amnistia grazie alla quale uscì
definitivamente dal processo<ref name="stella"/><ref name=autogenerato4>[http://parma.repubblica.it/dettaglio/Intitolare-una-strada-a-Giorgio-Almirante/1473583?edizione=EdRegionale ''La
Repubblica, Ed.Parma'', 09-06-2008 - Intitolare una strada a Giorgio Almirante?]</ref>, nonostante la legge ne prevedesse già da molti anni la rinunciabilità proprio al fine di tutelare il diritto
dell'imputato all'accertamento dei fatti.<ref>[http://www.cortecostituzionale.it/giurisprudenza/pronunce/schedaDec.asp?Comando=RIC&bVar=true&TrmD=&TrmDF=&TrmDD=&TrmM=&iPagEl=1&iPag=1 Archivio
Ufficiale della Corte Costituzionale - Sent. 14 luglio 1971, n° 175]</ref>
==== Le accuse di contiguità con ambienti dell'eversione nera e con la P2 ====
{{main|Strategia della tensione|Golpe Borghese|P2}}
Numerose accuse di contiguità col terrorismo nero vennero mosse ad Almirante, così come al [[Movimento sociale italiano|MSI]] in generale, sin dagli albori della [[Strategia della tensione]], a
partire dalla fine degli [[Anni 1960|anni sessanta]]<ref>[http://legislature.camera.it/_dati/leg05/lavori/stenografici/sed0234/sed0234.pdf CdD, SEDUTA DI SABATO 13 DICEMBRE 1969, p. 13915-
13924]</ref>.
I sospetti sugli appoggi ai tentativi di colpi di stato degli [[anni 1960|anni sessanta]] e [['70]] acquisirono ulteriore rilevanza in seguito alla scelta di inserire tra le file del partito
alcuni generali dei servizi segreti militari come [[Giovanni De Lorenzo]] (eletto nel [[1968]] con il [[PDIUM]] che aderì nel 1971 al gruppo missino) che ebbe un ruolo nel [[Piano Solo]] del
[[1964]], e [[Vito Miceli]], iscritto alla [[P2]] di Licio Gelli e all'epoca indagato per favoreggiamento al [[Golpe Borghese]], reato per cui verrà successivamente assolto nel [[1978]].<br
/>Questo tipo di circostanza è stata recentemente confermata dalla testimonianza di [[Ernesto De Marzio]], all'epoca capogruppo del [[Movimento sociale italiano|MSI]] alla [[Camera dei deputati|
Camera]]; De Marzio ha sostenuto di aver presenziato, nel [[1970]], ad un incontro tra [[Junio Valerio Borghese]] ed Almirante nel corso del quale quest'ultimo, alle richieste di adesione
all'imminente colpo di stato avanzate da Borghese, avrebbe risposto: {{citazione|Comandante, se parliamo di politica e tu sei dei nostri devi seguire le mie direttive: ma se il terreno si sposta
sul campo militare allora saremo noi ad attenerci alle tue indicazioni<ref>Testimonianza di Ernesto De Marzio riportata in Nicola Rao, ''La fiamma e la celtica'', Sperling & Kupfer Editori, 2006
- ISBN 978-88-200-4193-9</ref><ref>L'Espresso, ''Fiamme Nere''. 30-11-2006, pag.17</ref>}}
L'ammiraglio [[Gino Birindelli]], presidente del [[Movimento Sociale Italiano|MSI]] dal [[1972]] al [[1974]], precedentemente in contatto con [[Ordine Nero]]<ref>
[http://www.archivio900.it/it/nomi/nom.aspx?id=1532 Archivio '900]</ref>, esternò a più riprese insofferenza per l'atteggiamento di ambiguità e doppiezza tenuto dal partito nei confronti degli
ambienti eversivi e del terrorismo nero<ref>[[Giorgio Galli]] - ''Storia della DC''. Kaos Edizioni, 2007, pag. 296.</ref>, arrivando in seguito al punto di lasciare il partito e la politica; in
un'intervista del 2005 Birindelli ha ribadito il suo malumore per lo stato di cose che caratterizzava il [[Movimento sociale italiano|MSI]], additando l'atteggiamento di copertura tenuto dal
partito nei confronti degli [[Giovedì nero di Milano#Le reazioni missine e le condanne|assassini dell'agente di polizia Antonio Marino]] tra le cause del suo abbandono.<ref>
[http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=6210787 Lo sfogo dell'anziano Ammiraglio ed ex Presidente del MSI Birindelli: «Io, gli inglesi e i golpisti
italiani» - ''La Stampa'', 20-06-2005]</ref>
Le accuse continuarono anche negli anni [[anni 1980|anni ottanta]] con il caso del parlamentare [[Massimo Abbatangelo]], deputato alla Camera nel [[1979]] e nel [[1983]] per il [[Movimento Sociale
Italiano]],<ref>[http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=IX%20Legislatura%20/%20I%20Deputati&content=deputati/legislatureprecedenti/Leg09/framedeputato.asp?Deputato=1d20480 La
Camera dei Deputati<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, fu accusato di detenzione illegale di materiale esplosivo, e arrestato nel [[1984]]<ref>
[http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/411770/ I deputati pronti a scaricare Papa ma nessuno conosce le accuse], ''[[La Stampa]]'', 15 luglio 2011</ref>, primo dei non eletti nel
[[1987]] e di nuovo deputato nel [[1989]]. Nonostante la condanna in primo grado all'[[ergastolo]] per aver fornito l'esplosivo utilizzato nella [[Strage del Rapido 904]] del [[1984]], venne
ricandidato ed eletto alla Camera nell'aprile [[1992]]. Il 18 febbraio [[1994]] Abbatangelo fu assolto dalla Corte di Assise di Appello di Firenze per il reato di strage, ma venne mantenuta la
condanna a sei anni di reclusione per la detenzione dell'esplosivo.<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1994/maggio/28/Abbatangelo_fascista_jurassico_co_0_940528092.shtml Abbatangelo: io,
fascista jurassico<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://edicola.unionesarda.it/Articolo.aspx?Data=19960209&Categ=6&Voce=1&IdArticolo=77910 Sfoglia il giornale gratuitamente -
L'Unione Sarda<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
Molte discussioni generò anche la sua espressione di solidarietà col [[golpe]] militare di [[Augusto Pinochet]] in [[Cile]] dell'11 settembre [[1973]], per la quale ricevette dei ringraziamenti
dallo stesso Pinochet.<ref>''La Stampa'', 20/11/1973</ref>
Il 18 marzo [[2009]] l'ex deputato missino [[Giulio Caradonna]], anch'egli iscritto alla [[P2]] e per questo sottoposto sospeso dal MSI ma ricandidato nel [[1983]], in un'intervista rilasciata al
Corriere della Sera ha sostenuto che [[Licio Gelli]], maestro venerabile della [[Loggia P2]], iniziò a finanziare il [[Movimento Sociale Italiano|MSI]] proprio su sollecitazione di Almirante:
{{citazione|Gelli è una bravissima persona. [...] Da lui mi aveva mandato Almirante: ''"vedi un po' di parlare con questo signore, perché senza il suo assenso i soldi ai partiti non arrivano"''.
La missione ebbe successo, e Gelli aiutò Almirante. [...] Giorgio mi espresse la sua eterna gratitudine.<ref>
[http://archiviostorico.corriere.it/2009/marzo/18/Almirante_capi_tutto_Silvio_gia_co_9_090318053.shtml Giulio Caradonna, "AN? Almirante capì tutto, Silvio è già capo della Destra - ''Il Corriere
della Sera22, 18 marzo 2009]</ref>}}''. Gelli confermò ai magistrati già nel [[1995]] di aver incontrato Almirante, "ma di avergli negato l'aiuto"
[http://archiviostorico.corriere.it/1995/febbraio/23/Gelli_Almirante_chiese_fondi_co_0_95022311169.shtml].
== Eredità ==
{{citazione|Nessuno potrà dare del fascista a chi è nato nel dopoguerra|Giorgio Almirante al momento della nomina di Gianfranco Fini alla presidenza del MSI<ref>
[http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/biografia.aspx?id=53 Biografia di Rai Educational]</ref>}} La scelta di Fini aveva il significato di tagliare i ponti col passato.
Line 263 ⟶ 713:
=== Il ventennale della morte ===
Il 28 maggio [[2008]], a seguito delle polemiche sorte per la proposta del [[sindaco di Roma]] [[Gianni Alemanno]] di dedicargli una via di Roma, alla [[Camera dei deputati]] da parte di
[[Emanuele Fiano]] del [[Partito Democratico]] fu data lettura di alcuni brani tratti da articoli che Giorgio Almirante aveva scritto nel 1942,<ref name=autogenerato2>[[Mario Caprara]] e
[[Gianluca Semprini]], ''Neri, la storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista'', Edizioni tascabili Newton, Roma 2011, pag 595</ref> quando dirigeva la rivista [[La difesa
della razza]], in cui sosteneva che era necessario proteggere l'Italia da meticci ed ebrei.
{{citazione|Non c'è che un attestato col quale si possa imporre l'altolà al meticciato e all'ebraismo: l'attestato del sangue.|Giorgio Almirante articolo contenuto in "In difesa della razza" del 5
maggio 1942<ref name=autogenerato1>[[Mario Caprara]] e [[Gianluca Semprini]], ''Neri, la storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista'', Edizioni tascabili Newton, Roma 2011,
pag 594</ref>}}
Il presidente della [[Camera dei deputati]] [[Gianfranco Fini]] {{Citazione necessaria|nell'occasione}} prese le distanze da quelle affermazioni razziste e antisemite di Almirante, il quale però
aveva già rigettato le sue affermazioni negli [[anni 1950|anni cinquanta]]. Subito dopo [[Italo Bocchino]], membro dello stesso partito del Presidente della Camera, nel suo intervento, ricordò
anche "''Giovanni Spadolini, Amintore Fanfani e Eugenio Scalfari''" come autori di articoli razzisti sulla stessa rivista.<ref name=autogenerato2/>
Nei giorni seguenti per le celebrazioni del ventennale dalla morte di Almirante fu deciso di dedicare una giornata alla lettura di passi dei discorsi che Almirante aveva tenuto alla Camera.
[[Luciano Violante]] che decise di partecipare alla giornata commentò:
{{citazione|Seppe condurre nel'alveo della democrazia quegli italiani che, dopo la caduta del fascismo e la sconfitta della Repubblica sociale, non si riconoscevano nella Repubblica italiana del
1948|[[Luciano Violante]]<ref name=autogenerato1 />}}
=== Premio Giorgio Almirante ===
[[File:Almirante tremaglia.jpg|thumb|Giorgio Almirante con [[Mirko Tremaglia]]]]
Nel [[2000]], in occasione del XII dalla morte del segretario missino, su proposta del [[Ministero per gli Italiani nel Mondo]], retto da [[Mirko Tremaglia]] fu istituito il [[Premio Giorgio
Almirante]]. === Intitolazioni di piazze e vie ===
Da circa 15 anni a [[Corato]] e da 10 anni a [[Grumento Nova]], a [[Surbo]], a [[Sacrofano]] e a [[Bracciano]] gli è stata intitolata una piazza.
A [[Giarre]], ad [[Anoia]], a [[San Pietro a Maida]], a [[Ginosa]], a [[Rieti]], ad [[Altamura]], [[Locorotondo]], [[Zungri]], [[Crispiano]], [[San Severo]], [[Fiumicino]], [[Foggia]],
[[Canalicchio (Tremestieri Etneo)|Canalicchio]], [[Acquaviva delle Fonti]], [[Barrafranca]], [[Montecorvino Rovella]], [[Ragusa]], [[Lecce]], [[Pomezia]], [[Praia a Mare]], a [[Molfetta]], a [[Trani]], a [[Usini]], a [[Valenzano]], a [[Viterbo]], a [[Galatina]], a [[Montesilvano]], a [[Veglie]], a [[Frignano]], a [[Santa Caterina Villarmosa]], a [[Fabrica di Roma]], a [[Tremestieri Etneo]], ad [[Aragona (Italia)|Aragona]], a [[Torre Santa Susanna]], [[Terlizzi]], a [[Vigasio]], a [[Pescantina|Santa Lucia di Pescantina]], a [[Corropoli]], a [[Galatone]] ed a Taviano (LE) gli è stata intitolata una via. A [[Canosa di Puglia]] e a [[Putignano]] gli è stato dedicato un parco. A [[Rossano (Italia)|Rossano]] gli è stato dedicato un ponte. Ad [[Affile]] gli è stato dedicato un busto bronzeo nel [[2012]].
== Note ==
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== Bibliografia ==
* Franco Franchi, ''Una congiura giudiziaria. L'autorizzazione a procedere contro Almirante'', Edizioni del borghese, Milano 1974.
* Partito Socialista Italiano, ''In nome del popolo italiano il tribunale penale di Campobasso condanna Almirante segretario nazionale del M.S.I. ed assolve Vasile segretario della Federazione del
Partito socialista italiano di Campobasso il quale ha qualificato Almirante massacratore e torturatore di italiani'', Histonium, Vasto 1975. * Vincenzo Barca (a cura di), ''Giorgio Almirante e il Trentino-Alto Adige'', Il grifone, Trento 1998.
* Felice Borsato, ''Almirante è ancora attuale?'', Nuove Idee, Roma 2004.
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