Paestum: differenze tra le versioni

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Il geografo [[Strabone]] testimonia che Paestum era resa insalubre da un fiume che scorreva poco distante e che si spandeva fino a creare una palude. Si tratta del ''Salso'' (identificato con [[Capodifiume]]), corso d'acqua che tuttora fluisce a ridosso delle mura meridionali, dove, in corrispondenza di Porta Giustizia, è scavalcato da un ponticello antico databile al [[IV secolo a.C.]] Progressivamente dovette iniziare ad impaludarsi l'area circostante la parte sud-occidentale dell'insediamento, in quanto il fiume non riusciva più a defluire normalmente, dato il progressivo insabbiamento della foce e del lido che doveva trovarsi non distante da Porta Marina. È possibile notare come i pestani cercassero di correre ai ripari e difendersi da questa calamità, innalzando i livelli delle strade, sopraelevando le soglie delle case, realizzando opere di canalizzazione a quote sempre maggiori. Caratteristica delle acque del Salso, ricordata da [[Strabone]], era quella di pietrificare in breve tempo qualsiasi cosa, essendo ricchissime di calcare.
[[File:Santuario madonna del granato.jpg|thumb|Capaccio, Santuario della Madonna del Granato]]
L’impaludamento della città fece sì che essa si contraesse progressivamente, ritirandosi man mano verso il punto più alto, intorno al Tempio di Cerere, lì dove è attestato l’ultimo nucleo abitativo. Tagliata fuori dalle direttive commerciali, insabbiatosi il suo porto, la vita dell'antica polis dovette ridursi ad un'esistenza di pura sussistenza. Con la crisi della religione pagana, poco lontano dal Tempio di Cerere sorse una basilica cristiana ([[Chiesa dell'Annunziata (Paestum)|chiesa dell’Annunziata]]), mentre pochi anni dopo lo stesso tempio venne trasformato in chiesa. Un interessante caso di [[sincretismo]] religioso si ha nell'iconografia della Vergine venerata nell'area pestana: uno dei simboli della Hera poseidoniate, la [[melagrana]], emblema di fertilità e ricchezza, passò alla Madonna, che difatti prese l'epiteto di ''Madonna del Granato''. Sebbene fosse divenuta sede vescovile almeno a partire dal [[V secolo]] d.C., nell'[[VIII secolo]] o [[IX secolo]] d.C. Paestum venne definitivamente abbandonata dagli abitanti che si rifugiarono sui monti vicini: il nuovo insediamento prese nome dalle sorgenti del Salso, ''Caput Aquae'', appunto, dal quale probabilmente deriva il toponimo [[Capaccio Vecchio|Capaccio]]. Qui trovarono scampo dalla [[malaria]] e dalle incursioni [[Saraceni|saracene]], portando con sé il culto di S. Maria del Granato, tuttora venerata nel santuario della Madonna del Granato.
Nell'[[XI secolo]] [[Ruggero I di Sicilia|Ruggero il Normanno]] avviò un'operazione di depredamento dei materiali dei templi di Paestum, mentre [[Roberto il Guiscardo]] fece spoliare gli edifici abbandonati della città per ricavarne marmi e sculture da impiegare nella costruzione del [[Cattedrale di Salerno|Duomo di Salerno]].