Pirro: differenze tra le versioni

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La scelta di Pirro rinvia al desiderio di mettere in piedi un regno che unisse la grecità italiota e siceliota e che riuscisse a fronteggiare le potenze di Roma e Cartagine.<ref>Braccesi e Millino, op. cit., p. 181.</ref>
 
In Sicilia, i Cartaginesi stavano tentando di avvantaggiarsi della instabilità politica dominante sull'isola determinatasi dopo la morte di Agatocle: le maggiori ''poleis'' erano in mano di signori locali (un Eracleide a [[Leontinoi]], un Tindaro a [[Tauromenion]], un Onomarco a [[Katane]]), mentre a [[Syrakousai|Siracusa]] era stato eletto ''strategòs aurokrátor'' [[Iceta di Siracusa (tiranno)|Iceta di Siracusa]], che ricoprì la carica fino al 279 a.C. A Siracusa era in atto un conflitto interno, motivato dal rifiuto di concedere la cittadinanza ai mercenari di Agatocle ora senza padrone. Concordato con essi che avrebbero potuto vendere i propri beni e lasciare la Sicilia, essi si allontanarono da Siracusa, ma razziarono [[Gela]] e [[Camarina]], per poi volgersi verso [[Messana]], che fu occupata e ribattezzata Mamertina, dal nome che essi stessi si erano dato, "[[Mamertini]]" (preso a sua volta dal nome del dio [[Osci|osco]] della guerra, Mamer).<ref name=dreher71>Dreher, op. cit., pp. 71-72.</ref> Le scorribande mamertine erano coperte da Roma, che nel mentre aveva ampliato la propria sfera di influenza fino a [[Reghion]] (dove è inviata la ''[[legio Campana]]''<ref name=braccesi182>Braccesi e Millino, op. cit., p. 182.</ref>). In questo panorama, i Cartaginesi erano riusciti ad imporsi in tutta l'isola (segnatamente ad [[Akragas]], ma anche a Gela, dove poi sarebbe passato il tiranno [[Finzia]], che avrebbe raso al suolo la città e deportato la popolazione per fondare, nei pressi dell'odierna [[Licata]], il centro di [[Finziade]]<ref>Finley, op., cit., pp. 127-128.</ref>): solo Mamertina e Siracusa erano rimaste libere. Quando i Mamertini decisero di scagliarsi contro quest'ultima, Siracusa, insieme ad Akragas e Leontini, ricorse a Pirro, sperando, probabilmente, che l'intervento del condottiero epirota rappresentasse una fase transitoria. I Cartaginesi decisero a questo punto di accordarsi con i Romani, con i quali stipularono un trattato difensivo (il cui contenuto è riportato da [[Polibio]], 3, 25), anticipando Pirro, che aveva la medesima intenzione.<ref name=dreher71/>
 
Nel [[278 a.C.]] Pirro, dopo aver preparato la spedizione con l'invio di ambasciatori<ref name=braccesi182/>, riuscì a sfuggire alla flotta punica e ad approdòapprodare con 10.000 uomini a Tauromenion, appoggiato dal tiranno Tindaro<ref name=finley129>Finley, op. cit., p. 129.</ref>. Di qui, seguito via mare dalla flotta, giunse trionfalmente a Siracusa, accolto come un liberatore. Nella ''polis'' aretusea riuscì a mediare tra Thoinon e Sosistrato: il primo è fatto ''phróurarchos'' (cioè sovrintendente ai ''[[Phrourion|phrouria]]'', il secondo è posto al comando dei mercenari.<ref name=braccesi182/> Stando a [[Polibio]], ricevette la carica di ''eghemon'' e di ''[[basileus]]''. Riprese la simbologia usata da Agatocle nella coniazione di monete d'argento (la testa di ''kore''), segno del desiderio di richiamarsi all'ex suocero. Stessa cosa accade per le pregiatissime monete d'oro, con l'immagine della [[Nike (mitologia)|Nike]].<ref name=dreher71/> In gran parte per merito dei Siracusani, riuscì a mettere in piedi una flotta di duecento navi.<ref name=finley129/>
In Sicilia, i Cartaginesi stavano tentando di avvantaggiarsi della instabilità politica dominante sull'isola determinatasi dopo la morte di Agatocle: le maggiori ''poleis'' erano in mano di signori locali (un Eracleide a [[Leontinoi]], un Tindaro a [[Tauromenion]], un Onomarco a [[Katane]]), mentre a [[Syrakousai|Siracusa]] era stato eletto ''strategòs aurokrátor'' [[Iceta di Siracusa (tiranno)|Iceta di Siracusa]], che ricoprì la carica fino al 279 a.C. A Siracusa era in atto un conflitto interno, motivato dal rifiuto di concedere la cittadinanza ai mercenari di Agatocle ora senza padrone. Concordato con essi che avrebbero potuto vendere i propri beni e lasciare la Sicilia, essi si allontanarono da Siracusa, ma razziarono [[Gela]] e [[Camarina]], per poi volgersi verso [[Messana]], che fu occupata e ribattezzata Mamertina, dal nome che essi stessi si erano dato, "[[Mamertini]]" (preso a sua volta dal nome del dio [[Osci|osco]] della guerra, Mamer).<ref name=dreher71>Dreher, op. cit., pp. 71-72.</ref> Le scorribande mamertine erano coperte da Roma, che nel mentre aveva ampliato la propria sfera di influenza fino a [[Reghion]]. In questo panorama, i Cartaginesi erano riusciti ad imporsi in tutta l'isola (segnatamente ad [[Akragas]], ma anche a Gela, dove poi sarebbe passato il tiranno [[Finzia]], che avrebbe raso al suolo la città e deportato la popolazione per fondare, nei pressi dell'odierna [[Licata]], il centro di [[Finziade]]<ref>Finley, op., cit., pp. 127-128.</ref>): solo Mamertina e Siracusa erano rimaste libere. Quando i Mamertini decisero di scagliarsi contro quest'ultima, Siracusa, insieme ad Akragas e Leontini, ricorse a Pirro, sperando, probabilmente, che l'intervento del condottiero epirota rappresentasse una fase transitoria. I Cartaginesi decisero a questo punto di accordarsi con i Romani, con i quali stipularono un trattato difensivo (il cui contenuto è riportato da [[Polibio]], 3, 25), anticipando Pirro, che aveva la medesima intenzione.<ref name=dreher71/>
 
Nel [[278 a.C.]] Pirro approdò con 10.000 uomini a Tauromenion, appoggiato dal tiranno Tindaro<ref name=finley129>Finley, op. cit., p. 129.</ref>. Di qui giunse trionfalmente a Siracusa, accolto come un liberatore. Stando a [[Polibio]], ricevette la carica di ''eghemon'' e di ''[[basileus]]''. Riprese la simbologia usata da Agatocle nella coniazione di monete d'argento (la testa di ''kore''), segno del desiderio di richiamarsi all'ex suocero. Stessa cosa accade per le pregiatissime monete d'oro, con l'immagine della [[Nike (mitologia)|Nike]].<ref name=dreher71/> In gran parte per merito dei Siracusani, riuscì a mettere in piedi una flotta di duecento navi.<ref name=finley129/>
 
Nominato così re di Sicilia, {{sf|i suoi piani prevedevano la spartizione dei territori fin lì conquistati tra i due figli, [[Eleno (figlio di Pirro)|Eleno]] (a cui sarebbe andata la Sicilia) e [[Alessandro II (re dell'Epiro)|Alessandro]] (a cui sarebbe andata l'[[Italia]]).}}
 
Nel [[277 a.C.]] prese avvio il conflitto con i Cartaginesi: inizialmente furono conquistate facilmente Akragas, [[Eraclea Minoa]], [[Selinunte]], [[Halikyai]] e [[Segesta]]<ref name=braccesi183>Braccesi e Millino, op. cit., p. 183.</ref>. Maggiore resistenza fu incontrata a [[Palermo|Panormos]] e a [[Erice]], la più munita fortezza filo-cartaginese sull'isola, {{sf|e questo rese quasi naturale la defezione delle altre città controllate dai Punici.}} [[Lilybaion]], invece, risultò inespugnabile: un assedio di due mesi risultò vano<ref name=finley129/>. I Cartaginesi avanzarono proposte di pace, a patto che Pirro si ritirasse in Italia, ma questi rifiutò. Pare che a questo punto Pirro concepisse un piano analogo a quello che aveva condotto Agatocle a portare la guerra in Africa. Per questa ragione cercò di finanziare la costruzione di una flotta, imponendo alle ''poleis'' siceliote la spesa.<ref name=dreher71/> Pirro cercò di reagire imponendo una vera e propria dittatura su tutte le città greche, che fece presidiare con forti guarnigioni<ref>{{Cita|Garouphalias|pp. 97–108|Garouphalias}}.</ref> ma con tali misure si alienò tutti i consensi. I Cartaginesi tentarono di trarne giovamento inviando una seconda armata in Sicilia e furono prontamente sconfitti. Tuttavia, Pirro, informato dai Tarantini che Roma era riuscita ad occupare gran parte della Magna Grecia e conscio della sua impopolarità tra i Sicelioti, decise poco dopo di abbandonare la Sicilia e di tornare in Italia.
 
A riguardo la tradizione afferma che il sovrano, rivolgendosi ad alcuni compagni poco dopo aver abbandonato l'isola, esclamasse: "Che meraviglioso campo di battaglia stiamo lasciando, amici miei, a Cartaginesi e Romani"<ref>{{Cita|Garouphalias|pp. 109–112|Garouphalias}}.</ref>.