Quota 90: differenze tra le versioni

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La lira italiana, già malconcia per l'inflazione del dopoguerra, aveva subito alcune svalutazioni dopo il [[1924]]. All'inizio del [[1925]] il [[Regno Unito]] decide il ritorno alla [[sistema aureo|parità fissa della Sterlina con l'oro]]: questo costringe i suoi partner commerciali ad avviare politiche deflazionistiche, pena la svalutazione delle loro monete. In luglio la quotazione del dollaro era arrivata a 23 lire, quella della sterlina a 120 lire. Nel giugno del [[1926]] il dollaro era salito a 31,60 lire e la sterlina a 153,68 e ovviamente il costo della vita era molto cresciuto.
 
== La realizzazione ==
{{Vedi anche|Prestito del Littorio}}
Nel [[1926]] l'attenzione del ministro [[Giuseppe Volpi]] (che aveva appena sostituito [[Alberto De Stefani]]) si concentrò sui problemi di svalutazione che avevano afflitto la moneta nazionale, deprezzandone il valore di circa il 20% rispetto al periodo antecedente la [[Prima guerra mondiale|Grande Guerra]]. In quel momento il cambio era di 153 Lire per una sterlina e l'obiettivo di raggiungere ''Quota 90'', promosso da Mussolini durante il discorso di Pesaro del 18 agosto [[1926]], sembrò subito azzardato.
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I provvedimenti decisi dal governo operarono per un calo delle importazioni. Venne lanciata la [[battaglia del grano]] ed il [[pane]] doveva essere d'un tipo unico, con la [[farina]] abburattata con un tasso dall'80% all'85%; la [[benzina]] doveva essere miscelata con alcool ricavato con gli scarti della [[viticoltura]]; la [[siderurgia]] doveva impiegare, di preferenza, minerali italiani; i giornali, per risparmiare [[cellulosa]], dovevano diminuire a sei le loro pagine. Assieme alle molte misure economiche vi fu il ''[[prestito del Littorio]]'', propagandato con tutti i mezzi. Il risultato fu soddisfacente: 3 miliardi e 150 milioni.
 
== Le reazioni ==
La stabilizzazione della lira a quota 90 suscitò reazioni contrastanti negli ambienti industriali. La [[Confindustria]] si era dichiarata più volte a favore di una stabilizzazione della moneta, ma lo stesso Volpi desiderava un allineamento ad una quota più bassa (100-110 Lire per sterlina), mentre i principali consorzi industriali (ad esempio la [[FIAT]]) avrebbero optato per una Lira a quota 120, nel timore che una lira più forte avrebbe potuto danneggiare le esportazioni.
 
==I risultati e le conseguenze==
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Le ripercussioni furono differenti per i vari settori. A subire i colpi più gravi della politica deflattiva furono soprattutto l'edilizia e le piccole imprese produttrici di beni di consumo, mentre continuò la tendenza espansiva nell'ambito della grande industria. Implicazione immediata della rivalutazione della moneta è la riduzione dei prezzi e dei salari, causata dalla scarsa circolazione del denaro che provocò una temporanea stagnazione della produzione.
 
== Le reazioni ==
La stabilizzazione della lira a quota 90 suscitò reazioni contrastanti negli ambienti industriali. La [[Confindustria]] si era dichiarata più volte a favore di una stabilizzazione della moneta, ma lo stesso Volpi desiderava un allineamento ad una quota più bassa (100-110 Lire per sterlina), mentre i principali consorzi industriali (ad esempio la [[FIAT]]) avrebbero optato per una Lira a quota 120, nel timore che una lira più forte avrebbe potuto danneggiare le esportazioni.
 
La stampa a riguardo non fu sempre unanime, su ''[[Critica fascista]]'':