Il muro di gomma: differenze tra le versioni

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[[Estate]] [[1989]]: interrogato al [[processo (diritto)|processo]], il [[maresciallo]] [[Luciano Caroli]] racconta le ultime azioni del DC-9 che aveva seguito grazie alla traccia del [[radar]]. Egli afferma di aver visto chiaramente l'aereo cadere, di aver visto ad un certo punto la traccia che cominciava a scadere di qualità, cioè ad essere debole. Immediatamente, egli prosegue, segnalava lo strano evento al tenente che gli sedeva a fianco. In quel momento il DC9 doveva essere sul mare, e contemporaneamente si metteva in contatto con Punta Raisi e con Fiumicino per avere notizie sull'ora del decollo, per verificare un possibile ritardo. Il maresciallo dichiara inoltre che Punta Raisi rispose che stavano aspettando il DC9 a momenti, e che nel frattempo il tenente cercava di chiamare l'aereo per radio, senza avere risposta. Tutto questo è in netto contrasto a quanto sempre affermato dai vertici dell'Aeronautica nei 9 anni passati sino a quel momento.
All'uscita dalla sala, l'[[avvocato]] Giordani dà la notizia alla stampa: Rocco, notando un po' di rimestiotramestio alle spalle dei suoi colleghi, si dirige allora verso alcuni Sottufficiali dell'Aeronautica Militare convocati per l'interrogatorio e [[reticenza|reticenti]] presenti fuori dall'aula e che stanno inveendo verso il Maresciallo Caroli.
Uno di quei sottufficiali, durante la discussione col giornalista, si lascia scappare come il bersaglio della "battaglia aerea" che portò all'erroneo abbattimento del DC-9, fosse forse un [[aereo]] [[Libia|libico]] con a bordo un influente personaggio politico ([[Gheddafi]]?) di cui loro avevano avuto un piano di volo sulla tratta Tripoli-Varsavia.
L'uomo ricorda a Rocco la propria situazione con le seguenti parole: