Omayyadi: differenze tra le versioni

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All'epoca del profeta [[Maometto|Muhammad]] il clan era uno dei più ricchi di La Mecca e, come tale, governava di fatto la città insieme ad altre potenti famiglie in quella che è stata definita una "repubblica oligarchica mercantile".
 
Il personaggio di maggior rilievo era [[Abu Sufyan|Abū Sufyān]], figlio di Ḥarb, che contrastò a lungo l'attività di Maometto e si sottomise al nuovo modello religioso e politico solo quando gli fu inevitabile. La sera prima della resa della città a Maometto, nell'anno [[630]], accompagnato dai figli [[Yazid ibn Abi Sufyàn|Yazīd]] e da [[Mu'awiya ibn Abi Sufyan|Muʿāwiya]], probabilmente su pressione dello zio del "profeta" [[al-Abbas ibn Abd al-Muttalib|al-ʿAbbās b. ʿAbd al-Muṭṭalib]] (eponimo degli [[Abbasidi]]), si recò nel campo armato di Maometto e fece dichiarazione di fede islamica, sancendo di fatto la fine delle ostilità fra [[musulmani]] e pagani di Mecca e la vittoria dei primi.
 
I vantaggi per la sua famiglia furono subito evidenti. Abū Sufyān poté mantenere intatto il suo patrimonio e i suoi figli furono completamente coinvolti nella conduzione politica della ''Umma''. Il primogenito ebbe incarichi militari di spicco (che lo porteranno poi a comandare uno dei corpi di spedizione in [[Siria]] e al suo governatorato all'epoca di [['Omar ibn al-Khattàb|ʿUmar ibn al-Khaṭṭāb]]), il secondo fu segretario del "profeta" trascrivendo alcune Rivelazioni [[Corano|coraniche]] per poi accompagnare il fratello come suo alfiere in Siria e raccogliendone l'eredità governatoriale quando morì di peste ad Emmaus (ʿUmwās) nel [[639]].